Investing.com - Il prezzo del greggio crolla negli scambi statunitensi di questo giovedì, con i futures del greggio USA e del Brent al minimo di oltre una settimana mentre l’attenzione degli investitori è rivolta all’eccesso delle scorte globali.
Sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna a maggio segna un crollo di 1,35 dollari, o del 3,39%, a 38,44 dollari al barile alle 13:35 GMT, o alle 9:35 ET, dopo aver segnato il minimo giornaliero di 38,34 dollari, il minimo dal 15 marzo.
Ieri, il prezzo del greggio Nymex è crollato di 1,66 dollari, o del 4,0% dopo i dati che hanno mostrato un aumento delle scorte statunitensi per la sesta settimana consecutiva, segnando il massimo storico la scorsa settimana.
Nel report settimanale della U.S. Energy Information Administration si legge infatti che le scorte di greggio USA sono schizzate di 9,4 milioni di barili la scorsa settimana al massimo storico di 532,5 milioni di barili, scatenando i timori per un eccesso delle scorte nazionali.
Dopo essere crollati al minimo di 13 anni di 26,05 dollari l’11 febbraio, i futures del greggio USA hanno poi subito un’impennata di circa il 45% grazie alla riduzione della produzione di petrolio di scisto che ha incoraggiato il sentimento. Tuttavia, gli analisti ritengono che le condizioni del mercato rimangano deboli a causa dell’eccesso di scorte.
Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna a maggio crolla di 1,09 dollari, o del 2,69% al minimo di una settimana di 39,38 dollari al barile. Ieri i futures del Brent scambiati sulla borsa di Londra sono crollati di 1,32 dollari, o del 3,16%.
I produttori dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio e quelli che non fanno parte dell’OPEC si incontreranno il 17 aprile in Qatar per parlare del congelamento della produzione. Tuttavia non è ancora stato reso noto quanti e quali paesi prenderanno parte al vertice.
I futures del Brent hanno subito un’impennata di circa il 45% dopo essere crollati sotto i 30 dollari al barile l’11 febbraio. Le posizioni corte sono aumentate a metà febbraio quando Arabia Saudita, Qatar e Venezuela, membri dell’OPEC, hanno deciso insieme alla Russia - che non fa parte dell’organizzazione - di congelare la produzione ai livelli di gennaio, a patto che gli altri esportatori facciano altrettanto.
Intanto, lo spread tra i contratti del greggio Brent e quelli WTI è di 94 centesimi al barile, rispetto ai 68 centesimi segnati alla chiusura di ieri.