di Elvira Pollina e Antonella Cinelli
MILANO/ROMA (Reuters) - L'Italia non fa eccezione al resto della zona euro e scivola in deflazione a febbraio, complicando ulteriormente il percorso di discesa del debito pubblico che dovrebbe avviarsi quest'anno, obiettivo su cui già grava una prospettiva di crescita che si sta rivelando meno brillante di quanto messo in conto dal governo.
Secondo i dati provvisori resi noti da Istat, su base annua l'indice nazionale dei prezzi al consumo si è contratto di 0,3% su base annua da +0,3% di gennaio, a fronte di attese per un calo dello 0,1%. L'inflazione acquisita per il 2016 è -0,6%.
In negativo anche l'indice armonizzato ai parametri europei, che scende a -0,2% a livello tendenziale da +0,4%, a fronte di attese per una variazione nulla.
Come anticipato dal presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, a seguito della netta flessione dei prezzi del greggio e del deterioramento delle prospettive di crescita globale, anche nella zona euro l'indice dei prezzi al consumo è scivolato in territorio negativo.
Per febbraio Eurostat ha certificato una flessione di 0,2% dopo +0,3% di gennaio, rafforzando le attese per il varo di nuove misure da parte di Francoforte per scongiurare una deriva deflattiva.
Tornando al dato italiano, Istat sottolinea come la forte flessione tendenziale dei prezzi al consumo sia frutto di una dinamica mensile caratterizzata da cali diffusi in tutte le tipologie di prodotto.
Secondo Unimpresa i prezzi calano perché le famiglie, intimorite, non spendono: "Pur essendoci risorse finanziarie a disposizione, i consumi non ripartono perché si temono nuove tasse e si accumulano fondi per far fronte a non prevedibili nuovi giri di vite fiscali", dice una nota.
Lo scenario con cui deve fare i conti il governo è dunque meno rassicurante di quanto previsto dall'ultimo aggiornamento del quadro macroeconomico inserito nella legge di Stabilità.
Lì si presupponeva una crescita del Pil di 1,6% in termini reali e di 2,6% in termini nominali, cioè considerando l'inflazione, che avrebbe portato a una discesa del debito al 131,4% dal 132,8% del 2015.
Ora gli economisti si aspettano che il Pil, che è tornato ad espandersi ma sotto le attese nel 2015, cresca appena oltre l'1% quest'anno, mentre l'inflazione è con buona probabilità destinata a restare poco oltre lo zero, dopo aver segnato una variazione positiva di 0,1% nel 2015.
"E' chiaro che la discesa del rapporto debito/Pil si complica, sia per quest'anno che per il 2017", dice Loredana Federico, economista di UniCredit, che vede il rischio di uno scenario di sostanziale stabilizzazione.
Proprio l'elevato livello del debito pubblico italiano, reduce da 8 anni di crescita ininterrotta, è l'elemento che porta la Commissione europea a monitorare da vicino i conti pubblici italiani, tenendo in sospeso il giudizio sulla legge di Stabilità per quest'anno.
Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, al G20 finanziario di Shanghai, ha ribadito che il debito scenderà.
Il suo vice Enrico Morando, intervistato stamane dal Corriere della Sera, ha riconosciuto tuttavia come anche a causa della bassa inflazione, oltre che delle mutate prospettive di crescita e del rinvio della privatizzazione di Ferrovie dello Stato, il governo sia a caccia di 7-8 miliardi per onorare gli impegni sul calo del debito presi con Bruxelles, "assolutamente da mantenere".