di Giuseppe Fonte
ROMA (Reuters) - Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) ha avviato un'indagine sull'assetto proprietario dei maggiori gruppi finanziari italiani, con particolare attenzione a futuri scenari di fusione per UniCredit (MI:CRDI) e Generali (MI:GASI).
Il timore, riferiscono a Reuters tre membri dell'organismo di vigilanza, è che i big della finanza italiana possano spostare il baricentro delle loro attività fuori dai confini nazionali, con ripercussioni negative sul rifinanziamento del debito pubblico, pari a circa il 135% del Pil.
"Rispettiamo le scelte dei singoli attori del mercato ma vogliamo approfondire tutto ciò che ha a che vedere con l'interesse nazionale", spiega il presidente del Copasir Raffaele Volpi, parlamentare della Lega, senza fornire dettagli.
I lavori mirano ad accertare che "la struttura proprietaria delle principali banche e assicurazioni italiane e qualsiasi loro assetto futuro non creino problemi alla gestione del debito", riferisce un esponente del Comitato che fa parte della maggioranza di governo.
Il numero uno di UniCredit, Jean Pierre Mustier, ha in passato esaminato possibili fusioni transfrontaliere ma non è riuscito a chiudere alcuna intesa per resistenze politiche, hanno riferito alcune fonti. Ora il manager esclude qualsiasi operazione di M&A per UniCredit lungo tutta la durata del piano strategico al 2023.
Guidare Generali verso una fusione con un concorrente europeo è visto sul mercato come un possibile obiettivo a lungo termine per il miliardario Leonardo Del Vecchio, che l'anno scorso è diventato il principale azionista di Mediobanca (MI:MDBI), a sua volta primo azionista di Generali. Del Vecchio detiene anche una quota del 4,9% in Generali.
I membri del Comitato dicono di voler verificare anche il rischio di "infiltrazioni" di manager o consiglieri di amministrazione esteri nelle società strategiche italiane.
La prossima settimana saranno auditi rappresentanti di Bankitalia e Ivass, le autorità di settore.
L'Italia detiene uno dei maggiori debiti pubblici al mondo e deve rifinanziare titoli di Stato per circa 400 miliardi di euro all'anno.
A maggio 2019 Generali deteneva 59 miliardi di euro in titoli di Stato italiani mentre UniCredit ne aveva in pancia per 45 miliardi lo scorso settembre.
La banca guidata da Mustier sta riducendo lentamente i titoli di Stato in portafoglio dopo aver annunciato, lo scorso anno, di voler allineare la propria esposizione al debito nazionale a quella delle banche omologhe europee.
Uno dei parlamentari sentiti da Reuters aggiunge che occorre prestare attenzione anche alle basse quotazioni di Borsa perché potrebbero favorire scalate ostili.
"Se una banca italiana entra a far parte di un gruppo internazionale più grande, potrebbe essere meno attenta alle esigenze di rifinanziamento del debito del Paese", dice il membro del Copasir.
(hanno collaborato Valentina Za, Gianluca Semeraro e Giselda Vagnoni)