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Dall’IA all’energia, dove investire per battere l’inflazione

Pubblicato 04.09.2023, 13:05
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Dopo un’estate salata, in cui l’inflazione si è fatta sentire sia a casa che in vacanza, la preoccupazione per molti è proteggere ciò che è rimasto dall’aumento dei prezzi.

Le politiche restrittive portate avanti dalla Banca centrale europea e dalla Fed stanno avendo effetti diversi su Stati Uniti e Unione europea. Mentre nel Vecchio Continente il pil rallenta, con la crisi dell’industria manifatturiera tedesca che sta contagiando gli altri Stati membri, negli Usa l’economia ha retto l’impatto dell’aumento dei tassi e sembra abbastanza solida da evitare una recessione nel breve periodo.

Anche secondo Matteo Ramenghi, responsabile degli investimenti di UBS WM Italy, lo scenario più probabile è quello di un atterraggio morbido. “Negli Stati Uniti più che in Europa, l’economia è rimasta vivace. Diverse aree dell’economia tradizionalmente sensibili all’andamento dei tassi, tra cui immobiliare e auto, hanno subito qualche contraccolpo, ma senza registrare crolli”, tutti fattori che possono aprire interessanti opportunità sui mercati azionari.

In particolare, l’esperto guarda alle società, i settori e le aree che hanno sottoperformato i mercati da inizio anno. “Per esempio il settore dell’energia, in considerazione del miglioramento del quadro economico e dell’aumento atteso del prezzo del petrolio. Siamo positivi anche sui beni di prima necessità, le utility e i titoli industriali”, sottolinea l'analista di Ubs (NYSE:UBS).

Ovviamente, non mancano i fattori di rischio che potrebbero portare a una rapida discesa delle borse, “a partire dalla complessa situazione geopolitica o da un’inflazione che dovesse rivelarsi più ostinata. D’altra parte, l’economia potrebbe continuare a sorprendere in positivo e l’euforia sull’intelligenza artificiale, - settore ai massimi come dimostrato dai recenti risultati del colosso statunitense dei chip NVIDIA Corporation (NASDAQ:NVDA) -, potrebbe continuare". 

Ma Ramenghi guarda con ottimismo anche alle obbligazioni. In particolare, aggiunge, “ci concentriamo sulle obbligazioni di buona qualità che, a fronte di un profilo di rischio abbastanza contenuto, offrono i prezzi più bassi da vari decenni. Ci attendiamo che i rendimenti dei Treasury statunitensi a 10 anni scendano al 3% entro metà del prossimo anno, dall’attuale livello di circa il 4,3%, poiché il mercato inizierà a scontare l’avvio dell’allentamento monetario della Fed dall’anno prossimo”.

Infine, per quanto riguarda le valute, Ubs continua a preferire l’euro rispetto al dollaro EUR/USD. “Dato che l’inflazione sta scendendo più velocemente negli Stati Uniti che nella zona euro, ci sembra probabile che i tassi statunitensi siano più vicini al picco di quelli europei”, chiosa il cio italiano.

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