di Gavin Jones
ROMA (Reuters) - Quando la scorsa settimana il numero due di Bankitalia, Salvatore Rossi, ha partecipato - occasione rara - a una trasmissione radiofonica, il conduttore, su sollecitazione di molti ascoltatori, gli ha chiesto come mai l'Italia non abbandoni l'euro per tornare alla vecchia lira.
A sorprendere non è la risposta di Rossi, per il quale sarebbe "disastroso" lasciare la moneta unica, ma la domanda. Fino a qualche anno fa, infatti, l'adesione all'euro non era argomento di discussione in Italia.
Ma oggi, con la possibilità di un voto anticipato a giugno, i politici di ogni colore stanno cavalcando la crescente ostilità degli italiani nei confronti dell'euro. Molti ritengono l'euro responsabile del declino economico degli ultimi anni.
"Stavamo molto meglio prima dell'euro", dice Luca Fioravanti, agente immobiliare romano di 32 anni. "I prezzi sono aumentati ma i salari sono al palo, dobbiamo uscire e tornare alla nostra moneta sovrana".
La banca centrale è preoccupata del crescente sentimento anti-euro e le uscite pubbliche di Rossi sono da inquadrare in una scelta di comunicazione che punta a raggiungere i non addetti ai lavori, spiega una fonte della banca a Reuters.
Pochi italiani vogliono lasciare l'Unione europea, come ha scelto di fare la Gran Bretagna. L'Italia è stato un Paese fondatore nel 1957 e gli italiani pensano che l'Ue abbia aiutato a mantenere la pace e la stabilità in Europa.
Il Pd, partito al governo e con il maggior numero di parlamentari, è pro-euro e vuole più integrazione, anche se lamenta l'eccessiva rigidità dei vincoli per i Paesi che aderiscono alla valuta unica.
Ma gli altri tre principali partiti, con accenti diversi, sono ostili all'euro nella sua veste attuale.
A meno di elezioni anticipate il Pd resterà al governo fino al 2018. Per i democratici la possibilità di vittoria alle prossime elezioni si sono ridotte dopo la sconfitta subita al referendum costituzionale di dicembre e le dimissioni di Matteo Renzi. I sondaggi dicono che con le attuali regole elettorali nessun partito e nessuna coalizione otterrebbero la maggioranza.
Una volta l'Italia era tra i Paesi più affezionati all'euro ma l'ultimo sondaggio Eurobarometer pubblicato a dicembre dalla Commissione europea mostra che solo il 41% degli italiani ritiene che l'euro sia "una buona cosa" mentre per il 47% "è una cosa negativa".
Secondo l'Eurobarometer di aprile 2002, pubblicato pochi mesi dopo l'introduzione della moneta unica, l'Italia era il più convinto sostenitore della nuova moneta dopo il Lussemburgo, con il 79% dei cittadini favorevoli.
L'Italia è il solo paese della zona euro in cui il reddito pro-capite si è ridotto dalla introduzione della divisa unica, secondo dati Eurostat. L'economia è ancora inferiore del 7% rispetto ai livelli pre crisi 2008, e la disoccupazione giovanile viaggia intorno al 40%.
MINACCIA 5 STELLE
Le critiche più aspre arrivano dalla Lega Nord, terzo partito secondo alcuni sondaggi, il cui leader Matteo Salvini ha definito l'euro "uno dei più grandi crimini economico e sociali compiuti contro l'umanità".
La Lega ha promesso di far uscire l'Italia dall'euro ma ha solo il 13% dei consensi.
Il Movimento 5 stelle, dato vicino al 30% come il Pd, può rappresentare una minaccia maggiore per la permanenza dell'Italia nel club della zona euro.
Il partito antisistema del comico Beppe Grillo è a favore di un referendum sulla moneta come espressione della democrazia diretta, credo del movimento.
La Costituzione italiana non consente di andare a referendum su materie, come l'adesione alla zona euro, che riguardano la ratifica di trattati internazionali. Il M5s dice che potrebbe organizzare una consultazione non vincolante per dare voce all'opinione pubblica.
La scorsa settimana Beppe Grillo ha pubblicato sul suo blog un post dal titolo: "Un referendum sull'euro prima che sia troppo tardi".
"Io voterei per abbandonare l'euro così com'è", ha detto a Reuters Luigi Di Maio, considerato da molti il candidato premier dei 5 stelle alle prossime elezioni.
"Dovremmo tornare a una moneta sovrana o, se ci fosse un accordo con altri paesi, creare una nuova valuta con nuove regole".
Forza Italia di Silvio Berlusconi non preme per un'uscita dall'euro, ma ha proposto che sia la Germania a lasciare il blocco o che l'Italia adotti una doppia circolazione di lira ed euro, un'idea impraticabile secondo molti economisti.
IL MONITO DI BANCA D'ITALIA
Gli economisti a favore dell'uscita spiegano che questa misura farebbe da volano all'export e che senza gli stretti vincoli di bilancio europei l'Italia potrebbe aumentare la spesa pubblica per spingere la crescita e l'occupazione.
I detrattori avvertono che abbandonare l'euro porterebbe con sé un aumento di tassi di interesse e inflazione, la fuga di capitali, la crisi bancaria ed eventualmente un default per il debito pubblico italiano.
Banca d'Italia avverte che uscire dall'euro comporterebbe per gli italiani una forte erosione del valore dei loro risparmi.
Lega Nord e 5 stelle, forti del voto dei britannici a favore della Brexit lo scorso giugno e della sconfitta di Matteo Renzi al referendum costituzionale di dicembre, sottolineano che le due votazioni non hanno provocato l'atteso caos sui mercati.
-- Ha collaborato Luca Trogni