ROMA/MILANO (Reuters) - In Italia assolti in appello -- o archiviata nel caso della capogruppo -- per le presunte tangenti pagate da AgustaWestland, nell'appalto da 560 milioni di euro per 12 elicotteri all'India nel 2010, ora gli ex AD di Finmeccanica (MI:LDOF) e di AgustaWestland Giuseppe Orsi e Bruno Spagnolini, insieme a Leonardo, hanno dovuto presentare ricorso contro la citazione a comparire davanti al Tribunale di Nuova Delhi come imputati nel processo indiano avviato per gli stessi fatti.
Lo ha riferito il legale di Orsi, l'avvocato Ennio Amodio, e lo si evince da atti giudiziari, che Reuters ha potuto leggere. Leonardo, che nel 2010 si chiamava Finmeccanica, non ha commentato.
Orsi e Spagnolini sono stati assolti nel secondo processo d'appello dalla Corte di Milano l'8 gennaio scorso. Finmeccanica, all'epoca indagata come persona giuridica per la legge 231, era stata archiviata dal gip di Busto Arsizio nel luglio 2014, mentre AgustaWestland aveva patteggiato una sanzione pecuniaria nell'agosto 2014, sempre a Busto Arsizio.
Nel frattempo parallelamente in India è andata avanti una analoga inchiesta per gli stessi fatti, conclusa con l'avvio di un processo a carico dei funzionari indiani destinatari delle presunte tangenti, alcuni mediatori, e, sostanzialmente gli stessi indagati del procedimento italiano.
Il governo indiano ha quindi chiesto alle autorità italiane di notificare agli imputati la citazione per l'udienza del processo indiano il prossimo 30 maggio al Tribunale di Nuova Delhi. E il 4 aprile scorso il Ministero della Giustizia, attraverso la Procura di Milano, ha fatto eseguire la notifica.
I legali di Orsi, Spagnolini e Leonardo (coinvolta per la "corporate liability" come società "madre", in quanto AgustaWestland da società con personalità autonoma è diventata una sua divisione) hanno fatto ricorso al Tar per annullare il provvedimento del Ministero e al gip di Milano contro l'esecuzione della notifica disposta dalla procura.
"Abbiamo impugnato la citazione dell'autorità giudiziaria indiana", ha dichiarato l'avvocato Amodio, "perché si tratta di atti del tutto irregolari, che non tengono conto delle violazioni che emergono dalla citazione, a partire da quella del principio 'ne bis in idem' (cioè il principio per cui non si può essere processati due volte per gli stessi fatti)".
Oggi il Tar del Lazio, come si evince dal decreto del Tribunale, ha respinto l'istanza dei legali di sospendere in via d'urgenza il provvedimento del Ministero, perché, scrivono i giudici, "non sussistono i requisiti dell'estrema gravità e dell'urgenza", e ha rinviato la trattazione del merito alla camera di consiglio del prossimo 23 maggio.
Per quel che riguarda invece il ricorso al gip di Milano, ha riferito l'avvocato Amodio, è in fase di fissazione l'udienza davanti al giudice.