MILANO (Reuters) - Eni (MI:ENI) è tranquilla sull'inchiesta in corso da parte della procura di Potenza sul traffico e smaltimento illecito di rifiuti in Basilicata, che ha spinto la major a sospendere l'attività produttiva di Val D'agri, dal valore di 75.000 barili di petrolio al giorno e, in via temporanea, i 5 lavoratori arrestati.
"Siamo assolutamente tranquilli per le attività fatte sull'acqua e sulle emissioni. Negli ultimi anni Eni ha investito 14 miliardi di euro, di cui il 25%, pari a 4,2 miliardi, in sostenibilità e ambiente solo in Italia. Nei prossimi quattro anni abbiamo previsto 8 miliardi di spesa, di cui il 31%, pari a 2,5 miliardi, per sostenibilità e ambiente", ha detto l'AD Claudio Descalzi, a margine della presentazione del piano strategico agli investitori in Piazza Affari.
Poi ha aggiunto: "Mi indigna quando si dice che siamo avvelenatori, sono cose dette con superficialità e senza saperle. E' una cosa che mi fa molto arrabbiare. Noi non siamo avvelenatori di nessuno".
Quanto all'impatto proveniente dallo stop alla produzione, il manager ha sottolineato che "su 75.000 barili al giorno, noi abbiamo il 60%, si tratta di un impatto che possiamo sopportare. Certo avrà un suo impatto. Quello che conta è fare luce e capire che cosa è successo. E' stata una doccia fredda e non me l'aspettavo. Non ho l'ansia di mettermi a produrre, quando ripartirà non lo so".
Alla domanda se metterebbe la mano sul fuoco sul comportamento dei dipendenti in Val d'Agri, si è limitato a dire: "metto la mano sul fuoco sulle verifiche che facciamo noi, non sui comportamenti del singolo operatore su cui ci sarà un'inchiesta della magistratura"
Sulla vendita del 15% del campo 4 di Mozambico, di cui Eni detiene il 50%, Descalzi ha confermato che l'obiettivo è concludere il deal entro l'anno: "i negoziati sono in corso più sul Mozambico che su Zohr, ma non posso dire con chi", ha tagliato corto. Alla domanda se sia Exxon Mobil (NYSE:XOM) la major con cui si sta trattando, ha detto: "Non possiamo parlare di negoziati che vengono da rumor di stampa".
(Giancarlo Navach)