Investing.com - Il ritiro della proposta di ‘matrimonio’ da parte di Fiat (MI:FCHA) manda a fondo i titoli dei due protagonisti. Fca cede intorno al 3% all’apertura di Piazza Affari, mentre ancora più pesante è il crollo di Renault (PA:RENA), a -6% sulla borsa di Parigi. Il titolo Fca aveva già ceduto il 3,71% a Wall Street nell’after hour.
Male anche il resto del settore europeo, con i principali titoli automobilistici che vengono trascinati dalla fine della prospettiva di fusione. Freni Brembo (MI:BRBI), Faurecia, Pirelli (MI:PIRC), Continental, BMW, Volksawagen e Michelin (PA:MICP) cedono oltre l’1%. A Tokyo chiudono negative anche le protagoniste asiatiche della vicenda, Nissan (-1,70%) e Mitshubishi (-1%).
"Il Cda ha deciso di ritirare con effetto immediato la proposta di fusione avanzata a Groupe Renault", si leggeva nella nota emessa da Fca nella notte.
A provocare la rottura, scrivono Bloomberg e Wall Street Journal, sarebbero stati i giapponesi di Nissan, i cui rappresentanti nel consiglio di amministrazione di Renault avrebbero ritirato l'appoggio.
Proprio gli alleati di Nissan, prima del cda, si erano mostrati freddi sulla questione, nonostante avevano evidenziato le “nuove opportunità” che potevano nascere dalla fusione. La fusione, infatti, avrebbe necessitato “una revisione fondamentale della relazione esistente tra Nissan e Renault”, secondo quanto affermato dal ceo dei giapponesi, Hiroto Saikawa.
I giapponesi, continua Blomberg, avrebbero temuto la fine di un'alleanza che durava da 20 anni, condizione che Nissan non avrebbe potuto accettare.
Le complicazioni per la ‘celebrazione’ della fusione si erano già intuite quando il governo francese aveva avvertito che questa non sarebbe accaduto “a qualsiasi condizione”, secondo le parole del ministro Le Maire. "La Francia resterà ferma nella difesa dei suoi interessi industriali, a cominciare dalla tutela degli stabilimenti, dei centri di ricerca e dei posti di lavoro", aveva dichiarato Le Maire nel corso di una conferenza stampa.
Secondo voci raccolte a Parigi, inoltre, sarebbe stato direttamente il presidente Macron a intervenire sulla trattativa fra le due aziende, preoccupato di arrivare alle elezioni del prossimo anno senza l’ombra di possibili chiusure di stabilimenti e di operai in strada. La Francia avrebbe chiesto di mantenere lo status quo per almeno quattro anni, a fronte della disponibilità a non toccare fabbriche e organici per due.