Di Alessandro Albano
Investing.com - L'inflazione Usa ha toccato i livelli dell'ottobre 2021 alla fine dello scorso anno, +6,5% a/a, in linea con il rallentamento registrato anche a novembre.
Secondo Gurpreet Gill, Macro Strategist, Global Fixed Income di Goldman Sachs (NYSE:GS) Asset Management, nel 2023 il rallentamento dell’inflazione statunitense sarà trainato "soprattutto dai beni piuttosto che dal comparto dell’housing".
E i dati pubblicati nel pomeriggio di giovedì sono in linea con questa previsione, in quanto, spiega l'esperta, "i prezzi dei beni, comprese le automobili, stanno continuando a muoversi verso livelli normali come già avvenuto di recente".
"Il settore dell’housing impiegherà più tempo a adeguarsi, considerato che i prezzi degli affitti esistenti si adattano a un ritmo lento. Tuttavia, la Fed monitora con attenzione la forte decelerazione dei canoni di locazione dei nuovi contratti, che si evince da altri indicatori", aggiunge.
Più in generale, per Gurpreet Gill di GS la traiettoria dell’inflazione per i servizi, esclusi quelli dell’housing, è "la più significativa", e sottolinea che "dal momento che gli stipendi costituiscono il costo più elevato nella fornitura di servizi, il ribilanciamento del mercato del lavoro per mitigare la crescita dei salari – o i forti aumenti di produttività – sarà la chiave per portare l’inflazione su un percorso decrescente e sostenibile".
In questo quadro, i dati sull’occupazione negli Stati Uniti di dicembre hanno evidenziato "un’evoluzione nella giusta direzione", con la retribuzione oraria media che ha registrato un aumento contenuto.
Nell’insieme, gli ultimi dati sul mercato del lavoro e sull’inflazione si confermano in linea con il rialzo dei tassi dello 0,25% che Goldman Sachs prevede per le prossime riunioni di febbraio e marzo della Fed.
Stime confermate anche dal Fed rate monitor di Investing.com che si basa sui movimenti dei future a 30 giorni sui fed funds.