A seguito dei recenti commenti di figure chiave sia nel settore della vendita al dettaglio che in politica, il dibattito sul fatto che i supermercati stiano praticando prezzi eccessivi si è notevolmente intensificato.
La questione è stata portata alla ribalta quando la Vice Presidente Kamala Harris, candidata democratica alla presidenza, ha accusato i supermercati di gonfiare i loro prezzi.
Harris ha proposto il primo divieto federale di "prezzi eccessivi da parte delle aziende" nell'industria alimentare e dei supermercati. Ha anche promesso di agire contro "i proprietari immobiliari aziendali che aumentano ingiustamente gli affitti alle famiglie lavoratrici", posizionandosi come paladina dei diritti dei consumatori e dell'accessibilità economica.
Brian Cornell, CEO di Target (TGT), ha prontamente risposto a queste accuse, affermando che la pratica di prezzi eccessivi è quasi impossibile nel settore altamente competitivo della vendita al dettaglio. La posizione di Cornell riflette il sentimento più ampio del settore secondo cui il commercio al dettaglio opera con margini ridotti, lasciando poco spazio per aumenti significativi dei prezzi senza allontanare i clienti. Ha sottolineato che la feroce concorrenza tra i rivenditori mantiene i prezzi sotto controllo, contrastando l'idea che i supermercati stiano sfruttando i consumatori.
Per comprendere le dinamiche dei prezzi nel settore dei supermercati, gli analisti di Yardeni Research hanno esaminato un indicatore utile: il rapporto tra l'Indice dei Prezzi al Consumo (CPI) per gli alimenti consumati in casa e l'Indice dei Prezzi alla Produzione (PPI) per i supermercati e altri negozi di alimentari.
Questo rapporto funge efficacemente da indicatore dei margini di profitto nel settore dei supermercati, poiché il CPI misura i prezzi pagati dai consumatori, mentre il PPI riflette i prezzi ricevuti dalle aziende.
Da quando i dati sono disponibili nel 2000, questo rapporto ha mostrato una tendenza al ribasso, indicando che i margini di profitto dei supermercati si stanno riducendo. Sebbene il rapporto si sia stabilizzato durante la pandemia, da allora è sceso a nuovi minimi, nota Yardeni, suggerendo che i supermercati non stanno traendo profitti significativi dagli aumenti dei prezzi.
Ulteriori prove dall'industria della vendita al dettaglio di merci dell'S&P 500, che include importanti rivenditori come Costco (COST), Dollar General (DG), Dollar Tree (DLTR), Target (TGT) e Walmart (WMT), supportano questa conclusione.
Questo settore, in cui diverse aziende generano una parte sostanziale dei loro ricavi dalle vendite di generi alimentari, ha visto il suo margine di profitto previsto aumentare solo leggermente dal 2,6% durante la pandemia al 3,2% attuale.
"Non è un grande aumento né un grande margine," hanno commentato gli analisti.
Inoltre, i recenti rapporti finanziari dei principali rivenditori indicano che la spesa dei consumatori rimane robusta, il che complica la narrativa secondo cui i supermercati starebbero aumentando eccessivamente i prezzi.
Ad esempio, Target ha recentemente alzato le previsioni di profitto per l'intero anno e ha riportato il primo aumento delle vendite trimestrali comparabili in un anno. Questa performance positiva ha portato a un aumento di quasi il 15% del prezzo delle azioni dell'azienda, sottolineando che, sebbene i consumatori possano pagare di più, sono ancora disposti a spendere.
Doug McMillon, CEO di Walmart, ha fatto eco a un sentimento simile, notando di non osservare un indebolimento della base di consumatori.
Questo articolo è stato generato e tradotto con il supporto dell'IA e rivisto da un redattore. Per maggiori informazioni, consulta i nostri Termini e Condizioni.