Se ne parla parecchio, è il rischio, ma forse anche l’opportunità da cogliere, di un mercato che sale soprattutto perché gli investitori hanno paura di perdere il treno e non hanno molte alternative
C’è un’espressione che sta cominciando a circolare con una certa frequenza nei commenti degli ultimi giorni per indicare il principale rischio che possono correre i mercati in quel che resta del 2019: ‘meltp up’. L’ha usata un paio di giorni fa in una column su Bloomberg Mohamed A. El-Erian, il capo degli economic adviser di Allianz (DE:ALVG), ma anche il numero uno di BlackRock (NYSE:BLK), Larry Fink, in un’intervista a CNBC. Un melt up è il contrario di un melt down, che indica un mercato che si scioglie come neve al sole e affonda. Il melt up invece somiglia a un sufflè al cioccolato, che si gonfia nel forno pur non avendo una struttura solida che lo sostenga. A guardare gli indici delle principali borse globali sembrerebbe che il melt up ci sia già stato, da inizio anno Wall Street è in guadagno del 16% e l’Europa poco meno. Ma se si vanno a vedere altri indicatori si direbbe il contrario. Al rally iniziato a gennaio sono mancati finora i volumi, decisamente bassi, con una volatilità in caduta verticale.
BUYBACK E TATTICHE DI PROTEZIONE DAI ROVESCI
Altro grande assente sono stati gli investitori istituzionali, che hanno approfittato nel primo trimestre del rally per vendere, non per comprare. Nel primo trimestre i fondi azionari americani hanno registrato deflussi netti per quasi 40 mld di dollari. Secondo alcuni un fattore potente che ha sostenuto il mercato sono stati i buyback. I dati di Factset mostrano che sempre nel primo trimestre sono stati vicini ai 230 mld di dollari solo sul mercato americano, in aumento del 60% rispetto a un anno prima. Poi c’è un fattore tecnico, segnalato da Stocknews: gli investitori istituzionali non solo non hanno comprato il rally e hanno venduto, ma si sono anche coperti contro possibili rovesci, e lo hanno fatto vendendo opzioni call e comprando put. E questo ha costretto i broker di riferimento a bilanciare le posizioni, comprando azioni. Quindi alla fine un primo trimestre in rally caratterizzato dall’assenza degli investitori e sostenuto da motivi tecnici...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge