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Mercati, la stagionalità non deve offuscare l’approccio analitico

Pubblicato 19.06.2018, 10:00
Mercati, la stagionalità non deve offuscare l’approccio analitico
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I rendimenti medi delle asset class classificati in base ai mesi evidenziano una certa ripetitività nel tempo, ma meglio concentrarsi sulle valutazioni e sulla gestione attiva.

“Ottobre: questo è uno dei mesi particolarmente pericolosi per investire in azioni. Gli altri sono luglio, gennaio, settembre, aprile, novembre, maggio, marzo, giugno, dicembre, agosto e febbraio”. Lo ha scritto Mark Twain ed è un modo brillante, come ricorda Luca Tobagi, CFA, Investment strategist di Invesco, per ribadire il concetto che nei mercati finanziari a fronte delle opportunità occorre mettere nel dovuto conto anche i rischi. La frase di Mark Twain è però anche l’occasione, per Luca Tobagi, per approfondire la cosiddetta stagionalità dei mercati finanziari.

ANDAMENTI STORICI DELLE ASSET CLASS

Si tratta degli andamenti storici delle asset class che mostrano una notevole regolarità. Per sviluppare il tema, Luca Tobagi parte da un celebre detto inglese: “Sell in May and go away, and come back on St Leger’s day”. In pratica, vendi tutto a maggio e ripresentati sul mercato nel giorno di settembre di St Leger, in cui dal 1776 si tiene la più antica delle corse classiche di cavalli britanniche.

DUE EVIDENZE RISALTANO

Ebbene, aggregando le serie storiche dei rendimenti medi mensili delle principali attività finanziarie rischiose su un arco temporale lungo (dal 1970 per alcuni indici, o almeno 20 anni per gli altri) si notano alcune evidenze, due in particolare. “In primis, i rendimenti medi da novembre ad aprile sono tutti positivi, e in ottobre solo il Topix in Giappone e l’indice Russell 2000 delle piccole capitalizzazioni USA sono negativi” specifica Luca Tobagi. “In secondo luogo – prosegue Tobagi – i mesi da maggio a settembre non hanno una tendenza rialzista, ma nemmeno negativa: a fronte di una maggiore variabilità, emerge una predominanza di segni positivi”. Soltanto il mese di settembre è diffusamente negativo: ecco spiegata l’opportunità di rientrare nei mercati nel giorno di St Leger.

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NESSUNA CERTEZZA

Tuttavia, sebbene l’evidenza statistica delle performance sembri indicare precise tendenze stagionali, chiunque abbia esperienza di mercati è consapevole che non vi sia alcuna certezza che accada sempre. Possono infatti verificarsi periodi di correzione lunghi anche diversi mesi consecutivi, proprio in concomitanza dei mesi in cui l’andamento storico era positivo e viceversa.

2017, UN ANNO FUORI DALLE REGOLE

“Un esempio facile da ricordare è il 2017, anno che non ha seguito gli schemi stagionali classici. Settembre 2017 è stato più positivo della media storica. Anche luglio e agosto hanno esibito una forza maggiore del solito. In marzo, novembre e dicembre, invece, varie asset class hanno perso terreno quando la norma storica le ha viste apprezzarsi” puntualizza Luca Tobagi.

2018, POTENZIALMENTE UN BUON ANNO

Anche il 2018, almeno finora, si è comportato in modo inusuale. Febbraio e marzo sono stati mesi di correzioni azionarie rilevanti. Ora aleggiano sul mercato fattori di tensione esogeni, come il rischio politico, forieri di nervosismo e, forse, di turbolenze che potrebbero scattare nel periodo estivo e protrarsi fino a settembre, per poi lasciare campo libero a un più tipico rally di fine anno. “In tutti i casi, al di là delle previsioni e di quello che accadrà, continuiamo a pensare che il 2018 abbia il potenziale per essere un buon anno” conclude Luca Tobagi.


** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Invesco


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