Di Geoffrey Smith
Investing.com - Elon Musk è stregato da Twitter (NYSE:TWTR) e la situazione si fa sempre più disperata.
Una settimana dopo che le pressioni legali hanno spinto l’AD di Tesla (NASDAQ:TSLA) a rinnovare la sua offerta per il social, il titolo Twitter è ancora scambiato a 50,07 dollari per azione, il 7,3% al di sotto del prezzo di 54,20 dollari ad azione offerto, che lo valuta ben 44 miliardi di dollari.
Sicuramente Musk ha qualche rimorso: l’accordo sembrava troppo costoso persino ad aprile. Da allora, il Nasdaq è crollato del 20%, rendendo Twitter ancora più caro. Il prezzo di chiusura di ieri risulta oltre 40 volte gli utili previsti del prossimo anno.
Un contratto è un contratto, e i tribunali di Delaware sono noti per farli applicare. Le banche, Morgan Stanley (NYSE:MS) in testa, unitesi per prestare 13 miliardi a Musk per l’accordo difficilmente correranno in soccorso, nonostante le enormi perdite che si prospettano. Le operazioni di Twitter hanno perso un miliardo di dollari negli ultimi 4 trimestri, quindi da dove arriveranno i soldi per sanare il debito è un mistero.
Le probabilità che i creditori di Twitter finiranno per dover convertire le obbligazioni in azioni tanto presto si riducono. Ma il danno alla reputazione delle banche nel caso vengano meno all’impegno di finanziare l’accordo supererà di gran lunga il denaro che potrebbero risparmiare sul breve termine tirandosene fuori.
Quindi, se non sarà il senso degli affari a salvare Musk, né la legge, dovrà cercare la salvezza altrove. L’unica possibilità realistica è la politica.
Washington potrebbe intervenire in molti modi. A molti chiaramente non farebbe piacere che Musk, l’uomo più ricco del mondo, possieda un sito di tale portata.
Se solo ci fosse un modo per convincere la gente che Elon Musk non sia la persona adatta a comprare Twitter… Cosa direbbero regolatori e politici se, per esempio, si dovesse scoprire che Musk ha condotto delle trattative private con la nemesi del mondo libero?
L’intervento di Musk per fermare la guerra russa in Ucraina era sembrato strano a prima vista. Incoerente col supporto dato all’Ucraina tramite la sua rete di satelliti Starlink all’inizio dell’anno.
Tuttavia, le cose si sono fatte ancora più strane ieri grazie a Ian Bremmer, a capo delle consulenze sul rischio politico di Eurasia Group. Bremmer ha affermato che Musk gli avrebbe confidato di aver parlato con Putin personalmente prima di postare i suoi suggerimenti, fra cui costringere l’Ucraina ad accettare la perdita della Crimea e ad adottare una neutralità permanente, nonché ripetere “sotto la supervisione dell’ONU” i referendum farsa svolti con i fucili russi puntati nelle quattro province ucraine alla fine del mese scorso. Il Cremlino, che ha gradito le proposte di Musk, ha usato il voto per annettere le province la settimana scorsa.
Musk ha smentito, dicendo di aver parlato solo una volta con Putin, 18 mesi fa, a proposito dello spazio.
“Nessuno dovrebbe credere a Bremmer”, ha aggiunto.
Tuttavia, Putin sembra solito ricevere sostegno in questo modo: l’ex Cancelliere tedesco Gerhard Schroeder aveva dato un messaggio simile sul desiderio di pace del Presidente russo in estate, in un’intervista al giornale tedesco Stern.
E Musk sembra abituato a non dire tutta la verità: avrebbe distrutto le prove di una conversazione sull’app di messagistica Signal a proposito dell’accordo Twitter. Quindi, credete a chi volete.
C’è qualcosa di sospetto anche nei commenti di Musk secondo cui l’acquisizione di Twitter sarà il primo passo per renderlo una “app omnicomprensiva”, un po’ in stile WeChat, la piattaforma che ha fatto fare soldi a Tencent nell’ultimo decennio.
La cosa strana è che questo modello è già caduto in disgrazia in Cina, con la stretta del governo sulle compagnie Internet, e che Washington ha già stroncato i tentativi di Mark Zuckerberg di portare Facebook (NASDAQ:META) nella stessa direzione col lancio di una stablecoin nativa. Musk sa bene che l’idea di quella che chiama app X incarna un modello che non ha futuro negli Stati Uniti. È come se stesse brandendo una bandiera con scritto: “Sono un aspirante monopolista: fermatemi!”
Si potrebbe pensare che stia chiedendo un intervento politico per salvarlo dalla sua stessa arroganza.
Per quanto strano, non è più strano dell’idea che Twitter valesse 54,20 dollari ad azione fin dall’inizio.