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Usa e Paesi europei considerano vaccinazione per lavoratori esposti a influenza aviaria

Pubblicato 27.05.2024, 09:22
© Reuters. Un dipendente diluisce campioni di siero di pollame per il test ELISA per il rilevamento di anticorpi contro il virus dell'influenza aviaria presso il laboratorio di riferimento dell'Organizzazione mondiale per la salute animale a Campinas, Brasile, 25 ap
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CHICAGO/LONDRA (Reuters) - Gli Stati Uniti e l'Europa stanno adottando misure per acquisire o produrre vaccini contro l'influenza aviaria H5N1 che potrebbero essere utilizzati per proteggere i lavoratori del pollame e del settore lattiero-caseario a rischio, come veterinari e tecnici di laboratorio, hanno detto alcuni funzionari governativi.

La vaccinazione, secondo gli esperti, potrebbe ridurre il rischio di una pandemia.

I funzionari sanitari statunitensi hanno detto la scorsa settimana che stanno trasferendo grandi quantitativi del vaccino sfuso di Csl Segirus, vicino alla mutazione attuale del virus, che potrebbe fornire 4,8 milioni di dosi di vaccino.

Funzionari sanitari europei hanno detto a Reuters che stanno trattando l'acquisto del vaccino di Csl.

In Canada invece le autorità hanno detto di aver incontrato Gsk per discutere l'acquisizione e la produzione di un vaccino pre-pandemico contro l'influenza aviaria una volta che avrà esaurito la produzione per l'influenza stagionale.

Altri Paesi, tra cui il Regno Unito, stanno discutendo su come procedere per i vaccini, hanno detto alcuni scienziati.

Le decisioni fanno seguito alla diffusione di un nuovo ceppo di influenza aviaria emerso alla fine del 2020, che ha causato un numero di morti senza precedenti tra gli uccelli selvatici e il pollame domestico e ha iniziato a infettare molte specie di mammiferi.

© Reuters. Un dipendente diluisce campioni di siero di pollame per il test ELISA per il rilevamento di anticorpi contro il virus dell'influenza aviaria presso il laboratorio di riferimento dell'Organizzazione mondiale per la salute animale a Campinas, Brasile, 25 aprile 2023. REUTERS/Amanda Perobelli/File Photo

A marzo, i funzionari statunitensi hanno segnalato il primo focolaio del virus nei bovini da latte, che ha infettato decine di mandrie in nove Stati e due lavoratori del settore. La Food and Drug Administration statunitense ha stimato che il 20% della fornitura di latte degli Stati Uniti presenta segni del virus, il che indica che è probabile una diffusione più ampia.

L'esposizione umana al virus nel pollame e all'attività casearia potrebbe aumentare il rischio che il virus muti e acquisisca la capacità di diffondersi facilmente tra le persone.

(Tradotto da Luca Fratangelo, editing Claudia Cristoferi)

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