di Andrea Mandala
MILANO (Reuters) - Mentre milioni di italiani si preparano a seguire la sfida degli ottavi di finale di Euro 2024 faticosamente conquistati dalla nazionale di Luciano Spalletti, un altro appuntamento sportivo carico di aspettative per i colori italiani è alle porte.
Al tempio del tennis inglese di Wimbledon, Jannik Sinner, reduce dal titolo vinto domenica scorsa a Halle, miglior risultato raggiunto dal ventiduenne altoatesino sull'erba, si presenta da numero uno del tabellone, prima volta per un tennista italiano.
Ai nastri di partenza nei campi in erba dell'All England Lawn Tennis & Croquet Club di Londra ci saranno anche almeno altri otto tennisti italiani come Lorenzo Musetti, Matteo Arnaldi, Lorenzo Sonego, Luciano Darderi, Luca Nardi, Flavio Cobolli, Matteo Berrettini e Fabio Fognini. E altri potrebbero aggiungersi a seguito delle qualificazioni.
Nel tabellone femminile spicca invece Jasmine Paolini, finalista al Roland Garros di Parigi.
Al di là dei grandi risultati di Sinner, il tennis italiano già da qualche anno sta indubbiamente attraversando un periodo d'oro, una rinascita dopo decenni di grandi difficoltà vissuti nell'ombra.
La vittoria di Sinner a gennaio in uno dei quattro tornei del Grande Slam maschile, a Melbourne, è arrivata infatti 48 anni dopo il trionfo di Adriano Panatta a Parigi. Due mesi prima la nazionale italiana aveva conquistato la seconda Coppa Davis della sua storia, titolo che gli azzurri non vincevano dal 1976.
Nella classifica Atp l'Italia conta oggi sette tennisti tra i top 60 alla pari con gli Stati Uniti. Francia e Russia sono a cinque e l'Argentina ne ha quattro.
Ma a colpire è soprattutto l'età media: sei dei nove italiani nella top 100 Atp hanno tra i 20 e i 23 anni, segnale di un terreno fertile per il tennis azzurro.
"Abbiamo preso il tennis italiano 23 anni fa che era in fallimento e credo di poter dire che oggi siamo in vetta al mondo", dice a Reuters Angelo Binaghi, presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel (Fitp).
"Tutto sta avvenendo più velocemente di quanto potessimo immaginare", prosegue Binaghi che da quando è al vertice della federazione, nel 2001, ha visto il numero dei tesserati crescere da circa 129.000 agli 820.000 di fine 2023 e punta a raggiungere la soglia di un milione.
"Stanno cercando di copiarci diversi paesi che in passato erano molto più sviluppati di noi, come la Francia, che è venuta a studiarci più volte", ha aggiunto.
Le radici del successo risiedono in diverse riforme strategiche avviate dalla federazione soprattutto negli ultimi 10-15 anni, tese a rivedere l'intero sistema tennistico nazionale, soprattutto per quanto riguarda la valorizzazione dei giovani talenti.
DECENTRAMENTO E FORMAZIONE CONTINUA
I due principali pilastri della riforma sono stati un approccio decentralizzato e la formazione, sia degli stessi tennisti che degli allenatori, in un sistema di collaborazione tra i team privati e il settore tecnico della federazione a livello nazionale.
Contrariamente al passato, quando la federazione selezionava pochi giovani promettenti, anche sotto i 16 anni, e li invitava a trasferirsi nei due centri tecnici nazionali di Tirrenia e Formia, lontani dalla famiglie ed esposti a eccessive pressioni, oggi la struttura è ramificata sul tutto il territorio con più livelli intermedi.
Questo permette ai giovani talenti di allenarsi nel proprio habitat con i propri allenatori, per poi progressivamente entrare nel circuito federale, ricevendo supporto di tipo tecnico, fisico, psicologico ed economico.
"E' un sistema che ha messo insieme insegnanti, allievi talentuosi, federazione, famiglie, circoli, creando un concetto straordinario di squadra, un po' anomalo per il popolo italiano che è un popolo di individualisti", dice Michelangelo Dell'Edera, direttore dell'Istituto Superiore di Formazione 'Roberto Lombardi' e responsabile del settore tecnico Under 16.
WILD CARD E CHALLENGER
Un altro tassello rilevante è quello del crescente utilizzo del meccanismo delle 'wild card', ovvero speciali inviti che danno la possibilità ai giocatori di entrare nel tabellone di un torneo senza avere i requisiti necessari per iscriversi, che la federazione acquista per poi cederli ai più promettenti.
"Negli ultimi otto anni abbiamo usato queste wild card come acceleratore di esperienza e quindi siamo diventati più veloci", sottolinea Filippo Volandri, capitano della nazionale di Coppa Davis e direttore tecnico del settore maschile.
Questo si unisce al fatto che "siamo riusciti a mettere insieme gli allenatori, noi della federazione e i ragazzi stessi, tutti insieme nella stessa direzione", aggiunge.
Il sistema delle 'wild card' è particolarmente usato nei tornei Challenger, la categoria di tornei per professionisti immediatamente inferiori a quelli del circuito principale Atp e che permettono ai giovani tennisti di acquisire un'esperienza cruciale confrontandosi con giocatori internazionali.
Oggi l'Italia è il paese che ospita il maggior numero di tornei Challenger al mondo.
Federico Cinà, classe 2007, attuale numero cinque della classifica mondiale Itf junior, e allenato dal padre Francesco che gestisce l'accademia Cinà Tennis Institute a Palermo, ha beneficiato del sistema di sostegno della federazione e del meccanismo delle wild card.
"I contributi della federazione aiutano tanto, cosi come tutto il resto: i raduni a Tirrenia, i preparatori tecnici e atletici. Mi forniscono anche un mental coach che mi aiuta a capire qual è il modo migliore per pensare in campo, e anche fuori dal campo", dice la giovane promessa palermitana, semifinalista agli ultimi US Open, categoria Junior.
In giro per i campi di tutto il mondo, Cinà ha vissuto anche un'esperienza coma sparring partner con stelle come Carlos Alcaraz, Stefanos Tsitsipas e Andrey Rublev.
"Rublev mi ha anche dato qualche consiglio, mi ha detto di godermi fino in fondo il mio periodo juniores e soprattutto di divertirmi, e che poi i risultati verranno", dice.
(Andrea Mandalà, editing Gianluca Semeraro)