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Covid, in fumo 42 mld su Ftse Mib in sem1, ripartire con digitale - Mediobanca

Pubblicato 07.08.2020, 15:24
Aggiornato 07.08.2020, 15:27
© Reuters. Logo di Mediobanca a Milano
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MILANO (Reuters) - Investire sulla digitalizzazione. E' questa la chiave di volta per le imprese italiane che puntano a risorgere dopo il drammatico shock del coronavirus che, soprattutto nel secondo trimestre dell'anno, a causa del lockdown ha avuto impatti pesantissimi sull'economia reale.

Nei primi sei mesi del 2020 l'Italia ha bruciato quasi 100 miliardi di Pil, l'equivalente dell'intera economia dell'Umbria e della Puglia. Non tutti i settori hanno patito però: fra le grandi multinazionali sono andate molte bene le aziende del "websoft", dell'elettronica e della grande distribuzione -- grazie anche all'utilizzo del canale dell'e-commerce -- mentre hanno sofferto quelle petrolifere, i produttori di aeromobili, la moda e l'automotive.

E' quanto emerge da una ricerca dell'Area studi di Mediobanca (MI:MDBI) presentata oggi sull'impatto del Covid-19 sui bilanci del primo semestre di oltre 150 multinazionali industriali con fatturato annuale superiore a 3 miliardi e delle 25 società industriali e di servizi dell'indice Ftse Mib.

Le nuove abitudini di consumo generate dalla pandemia hanno avuto un impatto notevole sullo sviluppo di alcuni settori, penalizzandone altri. Per la grande distribuzione gli utili netti sono balzati del 31,6% nel primo semestre dell'anno, così come per i big dell'high tech: elettronica (+11,9%) e i giganti del web (+9%). Pesanti invece le ripercussioni per i produttori di aeromobili, per i colossi petroliferi, per l'automotive e la moda che passano da un utile a una perdita netta a causa dello stop dei consumi. Secondo lo studio, per i mezzi di trasporto si è trattato "del peggior crollo della storia" e per la moda "di una battuta d'arresto senza precedenti".

IN BORSA BRUCIATI 42 MLD DI CAPITALIZZAZIONE

La fotografia al 30 giugno scorso vede le 25 società industriali e di servizi del Ftse Mib prese in esame dallo studio esprimere un valore in Borsa pari a 335 miliardi, il 76% della capitalizzazione totale. Nei primi sei mesi in Borsa sono stati bruciati 42 miliardi di capitalizzazione a causa del pesante ribasso del primo trimestre (-22,9%). Anche se, rileva la ricerca, la ripresa -- almeno in Borsa -- è già iniziata, come dimostrano i dati del secondo trimestre (+15,1%).

Andando più nel dettaglio sui bilanci, le società analizzate hanno perso ricavi per oltre 50 miliardi (-25,3%): le energetiche e le utility hanno registrato il minore calo (-14,9%), mentre il petrolifero con Eni (MI:ENI) (-40,4%) e la manifattura (-26%) riportano le maggiori perdite di fatturato.

Sempre nel periodo preso in esame, le società dell'indice delle blue chip hanno perso quasi 18 miliardi di profitti e chiuso il semestre in rosso. Cresce l'indebitamento (+9,7%) e si contraggono i mezzi propri (-8,1%) delle aziende.

La ricerca dell'Area studi di Mediobanca evidenzia che "le aziende che si erano già avvicinate all'innovazione tecnologica hanno reagito meglio alla crisi". E per cogliere in modo più concreto le opportunità della ripresa "serve un cambio di paradigma. Il lockdown e le misure di distanziamento sociale hanno enfatizzato l'importanza della competenza digitale e della robotica quali strumenti utili per il superamento della crisi e la ripartenza economica. Investire su questo vuol dire guardare avanti di alcuni anni".

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(Giancarlo Navach, in redazione a Milano Sabina Suzzi)

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