Investing.com - L’oro è salito lo scorso venerdì, in salita per la terza seduta consecutiva, nella speculazione che la Federal Reserve possa rinviare i tempi per gli aumenti dei tassi nel corso del 2016.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, l’oro con consegna ad aprile ha chiuso venerdì in salita di 4,50 dollari, a 1.123,80 dollari l’oncia troy, per via dei nuovi cali dei prezzi del petrolio e dei titoli azionari, che hanno alimentato i timori sul futuro andamento dell’economia globale, innescando la richiesta di investimenti rifugio.
Lo scorso giovedì, l’oro ha segnato un aumento di 14,90 dollari, o dell’1,23%, dopo i verbali del vertice Fed che hanno mostrato che all’interno del consiglio si teme che le condizioni finanziarie globali possano colpire l’economia USA e influire sul piano stabilito per gli aumenti dei tassi di interesse nel 2016.
Nei verbali si legge che “potrebbe cambiare la visione sul percorso di aumento dei tassi dei fondi federali”.
L’11 febbraio il metallo giallo ha toccato il massimo di un anno di 1.263,90 dollari. Quest’anno l’oro ha guadagnato il 16%, nella speculazione che l’andamento dell’economia e della finanza globale possa incidere sull’andamento degli aumenti dei tassi di interesse.
Secondo gli investitori, quest’anno non ci saranno nuovi aumenti dei tassi, rispetto ai quattro annunciati precedentemente dalla Fed. Un aumento graduale avrebbe delle ripercussioni meno forti sul prezzo dell’oro rispetto ad una serie di aumenti in un breve lasso di tempo.
Sulla settimana il metallo prezioso ha perso 8,50 dollari, o lo 0,69%, dopo quattro settimane in salita, per via dei bruschi cali segnati nella settimana.
Sul Comex i futures dell’argento con consegna a marzo hanno segnato un calo di 5,9 centesimi, o dello 0,38%, chiudendo venerdì a 15,37 dollari l’oncia troy. Sulla settimana i futures dell’argento hanno segnato un calo di 33,2 centesimi, o del 2,64%, il primo calo settimanale delle ultime cinque settimane.
Ilrame con consegna a marzo ha segnato un aumento dei 0,3 centesimi, o dello 0,14%, chiudendo la settimana a 2,076 dollari la libbra, vicino al massimo di due settimane.
I prezzi del rame hanno segnato un aumento di 2,8 centesimi, o del 2,37%, nelle aspettative di un ulteriore stimolo da parte delle banche centrali di Europa e Asia.
Nella prossima settimana oramai alle porte, gli investitori si concentreranno sui dati relativi al prodotto interno lordo USA, alla ricerca di indicazioni sulla forza della principale economia mondiale.
Saranno attesi inoltre i dati sugli ordinativi di beni durevoli e sulla fiducia dei consumatori.
In vista dell’imminente inizio di settimana, Investing.com ha compilato una lista di questi ed altri eventi significativi che potrebbero influenzare i mercati.
Lunedì 22 febbraio
La zona euro rilascerà i dati sull’attività manifatturiera e su quella dei servizi. Germania e Francia rilasceranno dei report nazionali.
Martedì 23 febbraio
Nella zona euro l’Istituto Ifo rilascerà un report sul clima di fiducia delle imprese.
Gli USA rilasceranno i dati sulla fiducia delle imprese e sulle vendite di case esistenti.
Mercoledì 24 febbraio
Gli USA rilasceranno un report sulle vendite di case nuove ed i dati sulle scorte di greggio.
Giovedì 25 febbraio
Il Regno Unito rilascerà i dati rivisti sulla crescita del PIL nel quarto trimestre, nonché i dati preliminari sugli investimenti delle imprese.
La zona euro rilascerà i dati rivisti sull’inflazione.
Gli USA rilasceranno i dati sugli ordinativi di beni durevoli e sulle nuove richieste di sussidio di disoccupazione.
Venerdì 26 febbraio
Il Giappone rilascerà i dati sull’inflazione.
Nella zona euro, la Germania e la Spagna rilasceranno le stime sull’inflazione.
Gli USA chiuderanno la settimana con i dati rivisti sul PIL del 4° trimestre, unitamente ai dati sulle spese procapite e sul sentimento dei consumatori.