ROMA (Reuters) - Il governo e il Pd si sono detti nuovamente disponibili a valutare alcuni cambiamenti al testo di riforma del Senato e dei rapporti tra Stato e Regioni in discussione a Palazzo Madama, per ammorbidire l'opposizione finora impegnata nell'ostruzionismo, e arrivare in tempi certi al sì finale al provvedimento in aula.
Intanto nel tardo pomeriggio l'aula ha approvato l'articolo 2 del provvedimento, che prevede la riduzione del numero dei senatori a 100 dagli attuali 315.
"Manteniamo la disponibilità del governo a discutere dei temi ancora aperti", ha detto stamani il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, raccogliendo la richiesta di un gruppo di senatori del Pd critici verso la riforma.
La maggioranza di governo e Forza Italia - anch'essa favorevole al progetto del premier Matteo Renzi per semplificare le regole della politica - non intendono comunque cedere sull'impianto della legge, che declassa il Senato a Camera composta da consiglieri regionali e sindaci senza il potere di dare la fiducia al governo e con funzioni legislative molto limitate.
Come ha proposto il democratico Walter Tocci, "i relatori (del ddl) potrebbero fare proposte di mediazione sui temi ancora aperti; le funzioni del Senato in merito alla legge di bilancio, la nuova disciplina dei referendum popolari e la ripartizione dei poteri tra Stato e Regioni".
Il premier nel corso di una conferenza stampa oggi si è detto fiducioso "che la prima lettura possa essere completata la settimana prossima. Sarebbe un segnale molto importante". Dopo gli ulteriori passaggi parlamentari previsti per il provvedimento costituzionale, ha spiegato Renzi, la maggioranza che sostiene la riforma "è disponibile, anche se avesse i numeri nell'ultima lettura, a far mancare qualcuno di quelli necessari per andare a un referendum confermativo e dire che l'ultima parola è dei cittadini".
La prossima settimana, intanto, Renzi incontrerà sul tema delle riforme il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, ha detto oggi il capogruppo di FI in Senato, Paolo Romani.
FUORI DALL'AULA M5S
Nel pomeriggio i senatori di Sel - assieme ai grillini il fronte del no alla riforma - hanno deciso di rientrare in aula dopo averla polemicamente lasciata in mattinata, esaurito il tempo a loro disposizione per la discussione e per frenare le votazioni.
Non sono invece rientrati in aula gli esponenti del M5s, secondo cui il ministro Boschi non ha voluto dialogare con loro.
"Abbiamo deciso di lasciare l'aula, il governo ci sta prendendo in giro. Non è un Aventino ma non ci tratterremo più a discutere di riforma costituzionale", ha annunciato il capogruppo dei grillini a Palazzo Madama, Vito Petrocelli, aggiungendo che il ministro Boschi "non ci ha permesso di parlare con lei".
Al momento resta fuori anche la Lega.
Se ieri ci sono stati momenti di caos in aula che ne hanno paralizzato i lavori, oggi sono proseguite le votazioni e sono stati bocciati diversi emendamenti che chiedevano il ripristino dell'elezione diretta dei senatori. Il disegno di legge attribuisce invece ai consigli regionali la nomina dei membri del nuovo "Senato delle autonomie".
(Roberto Landucci)
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