(Reuters) - I mediatori del Qatar hanno inviato a Israele e Hamas una bozza della proposta di accordo per fermare i combattimenti a Gaza e scambiare ostaggi con prigionieri palestinesi come primo passo verso la fine della guerra che dura da 15 mesi.
A una settimana dall'insediamento del presidente eletto Donald Trump al posto del presidente Joe Biden, i funzionari hanno dichiarato che i colloqui a Doha hanno segnato una svolta e che l'accordo potrebbe essere vicino.
Tuttavia, molti dettagli sull'attuazione del piano devono ancora essere concordati e i funzionari di tutte le parti hanno dichiarato che non è stato ancora raggiunto un accordo.
Ecco i punti principali della bozza, secondo un funzionario israeliano che ha informato i giornalisti. Hamas non ha fornito dettagli.
RESTITUZIONE DEGLI OSTAGGI
Nella prima fase, si prevede che verranno liberati 33 ostaggi tra cui bambini, donne, soldatesse, uomini sopra i 50 anni, feriti e malati. Israele ritiene che la maggior parte di questi sia viva, ma non ha avuto conferme ufficiali da Hamas.
Questa fase dovrebbe durare diverse settimane, anche se la fonte israeliana ha detto che la durata precisa non è stata stabilita, mentre secondo quella palestinese durerà 60 giorni.
Se la prima fase procederà come previsto, il 16° giorno dall'entrata in vigore dell'accordo inizieranno i negoziati per la seconda fase, durante la quale verrebbero liberati gli ostaggi ancora in vita - soldati maschi e uomini in età per prestare servizio militare - e restituiti i corpi degli ostaggi morti.
In cambio degli ostaggi, Israele libererà dalle sue carceri un numero significativo di prigionieri palestinesi, tra cui alcuni che stanno scontando lunghe condanne per attacchi mortali, anche se il numero esatto dipenderà da quanti ostaggi sono ancora vivi. Il funzionario israeliano ha detto che il numero sarà di "molte centinaia", mentre secondo quello funzionario palestinese saranno più di 1.000.
Non è stato ancora deciso dove saranno inviati i prigionieri, ma chiunque sia stato condannato per omicidio o attacchi mortali non sarà rilasciato in Cisgiordania.
Chiunque abbia preso parte all'attacco del 7 ottobre 2023 contro Israele non sarà rilasciato.
RITIRO DELLE TRUPPE
Il ritiro delle truppe sarebbe graduale, con le forze israeliane che rimarrebbero nel perimetro di confine per difendere le città e i villaggi israeliani. Inoltre, la bozza prevede accordi di sicurezza sul corridoio Filadelfia, lungo il confine meridionale di Gaza, con il ritiro di parziale di Israele dall'area dopo i primi giorni dell'accordo.
I residenti disarmati di Gaza Nord sarebbero autorizzati a rientrare, con un sistema per garantire che non vi siano trasferite armi. Le truppe israeliane si ritirerebbero dal corridoio Netzarim, nel centro di Gaza.
Il valico di Rafah tra l'Egitto e Gaza riaprirà gradualmente, permettendo il passaggio di malati e casi umanitari fuori dall'enclave per le cure.
AUMENTO DEGLI AIUTI
La bozza prevede un aumento significativo degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza dove, secondo le organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite, la popolazione sta affrontando una grave crisi umanitaria.
Israele permette l'ingresso degli aiuti nell'enclave, ma ci sono state controversie sulla quantità consentita e su quella che raggiunge le persone bisognose, con i saccheggi da parte di bande criminali che rappresentano un problema crescente.
FUTURA GOVERNANCE DI GAZA
Chi gestirà Gaza dopo la guerra è una delle grandi incognite dei negoziati e sembra che l'attuale ciclo di colloqui non abbia nemmeno affrontato la questione a causa della sua complessità e della probabilità che possa bloccare un primo accordo.
Israele ha detto che Hamas non può svolgere alcun ruolo e ha rifiutato il coinvolgimento dell'Autorità nazionale palestinese, l'istituzione politica costituita nel 1994 in seguito agli accordi di pace di Oslo che esercita una sovranità limitata nella Cisgiordania occupata.
Inoltre, fin dall'inizio della campagna a Gaza, Israele ha detto che avrebbe mantenuto il controllo di sicurezza sull'enclave dopo la fine dei combattimenti.
La comunità internazionale sostiene che Gaza debba essere gestita dai palestinesi, ma gli sforzi per trovare alternative alle principali fazioni tra la società civile o i leader dei clan si sono rivelati in gran parte vani.
Tuttavia, ci sono state discussioni tra Israele, gli Emirati Arabi Uniti e gli Stati Uniti su un'amministrazione provvisoria che gestirebbe Gaza fino a quando un'Autorità palestinese riformata non sarà in grado di assumerne il comando.
(Tradotto da Laura Contemori, editing Francesca Piscioneri)