BRUXELLES (Reuters) - I ministri dell'Interno dei paesi Ue si riuniscono oggi a Bruxelles per discutere sulla gestione degli sbarchi degli immigrati, tra la preoccupazione di Italia e Germania per l'aumento degli arrivi, e con Berlino che ha avviato controlli alle frontiere all'interno della zona di libera circolazione dell'Europa.
I ministri dovranno ancora una volta cercare un accordo su un meccanismo, in stallo da tempo, per la redistribuzione dei richiedenti asilo che raggiungono l'Europa oltre i regolari passaggi di frontiera, e discutere la possibilità di un'intesa tra Ue e l'Egitto per impedire a un maggior numero di persone di imbarcarsi dalle coste meridionali del Mediterraneo.
I critici hanno detto che il recente accordo di questo tipo con la Tunisia non rispetta i diritti umani, ma altri potenziali accordi sono in programma mentre Roma lancia l'allarme per gli arrivi a Lampedusa che superano quelli del 2022, quando la premier Giorgia Meloni aveva vinto le elezioni con il suo programma anti-immigrazione.
"C'è molta agitazione nel (diretto) vicinato dell'Europa", ha detto un alto diplomatico dell'Ue. "Per quanto riguarda l'opportunità o meno di avere altri accordi di questo tipo, la risposta sarà molto probabilmente un 'sì' da parte della maggioranza del tavolo".
L'attenzione è rivolta alla Germania e alla possibilità che la ministra degli Interni Nancy Faeser porti a Bruxelles un accordo di coalizione che consenta a Berlino di sostenere il cosiddetto "meccanismo di crisi" per la distribuzione dei rifugiati e dei migranti nel blocco, per evitare un sovrappeso sull'Italia e sugli altri Paesi di primo ingresso.
Ieri Faeser ha annunciato controlli alle frontiere con le vicine Polonia e Repubblica Ceca, dopo che la Germania ha registrato un aumento di quasi l'80% delle richieste di asilo quest'anno, una preoccupazione per la coalizione di governo di centro-sinistra che si trova ad affrontare la sfida dell'estrema destra nelle elezioni locali in Baviera del mese prossimo.
Questi controlli all'interno di quella che normalmente dovrebbe essere la zona di libera circolazione dell'Ue evidenziano come le difficoltà nel gestire le persone fuggite da guerre e povertà in Medio Oriente, Africa e Asia meridionale mettano a dura prova la cooperazione all'interno del blocco.
L'Unione europea ha spinto verso politiche anti-immigrazione più rigide da quando, nel 2015, più di un milione di persone ha raggiunto le coste meridionali dell'Europa, sovraccaricando le capacità in termini di sicurezza e di accoglienza di paesi come l'Italia.
Da allora i governi dei 27 Stati membri hanno tentato di modernizzare le regole condivise in materia di asilo e migrazione - compreso il "meccanismo di crisi" - soprattutto per dare agli elettori un'apparenza di controllo in vista delle elezioni parlamentari europee del 2024.
(Tradotto da Camilla Borri, editing Andrea Mandalà)