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3 incertezze responsabili della volatilità sui mercati petroliferi e come approfittarne

Pubblicato 14.07.2022, 12:35
CL
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La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 14 luglio 2022

  • Dati incoerenti da parte di varie istituzioni ed analisti stanno trainando la volatilità sui mercati petroliferi
  • I trader dovrebbero rispondere in base alle loro opinioni circa una prolungata recessione economica
  • I trader dovrebbero inoltre considerare la probabilità di un aumento delle scorte da parte di USA ed Arabia Saudita

I prezzi del petrolio ultimamente sono particolarmente volatili. Oltre a numerosi fattori macroeconomici, come i timori di una recessione ed i lockdown per il COVID in Cina, la volatilità è dovuta anche ai dati incoerenti riportati da varie istituzioni ed analisti, sia riguardanti le scorte che la domanda.

Diamo un’occhiata a questi dati per capire come i trader dovrebbero valutarli in modo critico:

1. Crescita della domanda petrolifera globale

L’ultimo report mensile sul mercato petrolifero dell’OPEC vede la domanda petrolifera globale crescere di 2,7 milioni di bpd per raggiungere i 105,4 milioni di bpd entro la fine del 2023 ed una media di 102,99 milioni di bpd per l’anno. Il dato è superiore alle stime di altre organizzazioni.

L’EIA stima che la domanda petrolifera globale crescerà di 2 milioni di bpd ad appena 101,7 milioni di bpd nel 2023. L’AIE ritiene che la domanda petrolifera globale arriverà ad una media di 101,3 milioni di bpd nel 2023.

Le differenze dipendono da come le agenzie si aspettano che vada l’economia globale, la risoluzione (o meno) dei conflitti geopolitici e il contenimento (o meno) del COVID-19 in Cina.

La previsione dell’OPEC è il prodotto di economisti professionisti che lavorano per l’organizzazione e non è necessariamente la stessa dei funzionari dei paesi membri. Si basa su una stima più positiva dell’economia globale.

I trader che non credono che l’economia globale sia destinata ad una prolungata recessione sarebbero in linea con la previsione dell’OPEC. Invece, i trader preoccupati per un rallentamento economico mondiale considererebbero la stima dell’AIE più seriamente.

2. La produzione petrolifera saudita

Con il Presidente Biden diretto in Arabia Saudita, i riflettori sono accesi su quanta capacità di scorte abbia al momento la nazione.

Su questo punto c’è molta disinformazione. Il New York Times riporta che Martin Indyk, ex diplomatico USA in Medio Oriente, avrebbe affermato:

“L’Arabia Saudita dovrebbe aumentare la produzione di circa 750.000 barili al giorno e gli Emirati Arabi Uniti la seguirebbero a ruota, con ulteriori 500.000 barili al giorno, per un totale di 1,25 milioni”.

Ipotizzando un’attuale produzione di 10,55 milioni di bpd per l’Arabia Saudita (secondo Platts), questo aumento potrebbe portare la produzione ad 11,3 milioni di bpd, 300.000 bpd in più della quota OPEC di agosto del paese di 11 milioni di bpd.

Un simile dato sarebbe inoltre superiore su base mensile rispetto a quanto prodotto dal 2020 (fatta eccezione per i 12 milioni di bpd di aprile 2020).

L’Arabia Saudita intendeva produrre 11 milioni di bpd, nel luglio 2018. Può produrre ben 12 milioni di bpd (come ho spiegato qui), ma metterebbe a dura prova i suoi giacimenti, quindi difficilmente lo farà.

Alcuni analisti non credono che possa produrre 11 o 12 milioni di bpd. Questo tipo di speculazioni va avanti da decenni e non aiuta i trader.

Una domanda migliore per i trader è se sia o meno nell’interesse dei sauditi aumentare la produzione ad un tasso che potrebbe danneggiare i suoi giacimenti e se il governo Biden possa offrire al paese qualcosa che possa spingerlo a correre questo rischio.

3. La crescita della produzione petrolifera USA

Prevedere la crescita della produzione USA per il 2022 è stato particolarmente difficile.

Le ultime stime energetiche a breve termine dell’EIA indicano che la produzione statunitense toccherà una media di 12,2 milioni di bpd nel secondo semestre, con un aumento di 600.000 bpd dalla media del primo. L’OPEC è più ottimista e vede la produzione USA crescere di 880.000 bpd nel 2022.

Anche gli stessi produttori petroliferi statunitensi sono divisi sulla questione. Secondo le risposte di 117 aziende di petrolio e gas intervistate dalla Federal Reserve Bank di Dallas tra l’8 e il 16 giugno, il 37% si aspetta che la produzione USA aumenti tra gli 800.000 e il milione di bpd. Il 34% si aspetta un aumento di meno di 800.000 bpd e il 19% stima un incremento tra 1 e 1,2 milioni di bpd.

Queste aziende, la maggior parte delle quali operanti nel bacino Permiano o di Eagle Ford, sono state colpite dai problemi delle filiere e dalla carenza di lavoratori. Queste difficoltà probabilmente influenzano le loro aspettative sulla produzione.

Le aziende di petrolio e gas intervistate dalla Federal Reserve Bank del Kansas, che comprende Wyoming, Colorado ed Oklahoma, non sono state altrettanto colpite dai problemi che si sono registrati in Texas. Le previsioni dei produttori del Permiano potrebbero essere state eccessivamente influenzate da questi problemi e potrebbero sottovalutare la crescita della produzione.

Al contempo, i trader dovrebbero considerare che l’OPEC, che ha sottovalutato la crescita della produzione di petrolio da scisto negli anni precedenti, potrebbe essere consapevole della capacità di produzione dell’industria da scisto USA e stia sopravvalutando la crescita al momento.

Precisazione: L’autrice non ha posizioni su nessuno degli asset menzionati nell’articolo.

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