La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il giorno 17.01.2019
Anche se la maggior parte dei trader del greggio si concentra sui tre principali produttori dei giorni nostri (Arabia Saudita, Russia e scisto USA), non dovremmo ignorare i produttori in difficoltà. Anche la carenza di forniture da Messico, Iran e Venezuela influirà sui mercati e sui prezzi, dopotutto.
Ecco alcuni aggiornamenti:
1. Messico
La crisi della benzina in Messico ha causato un enorme aumento delle scorte di benzina negli Stati Uniti questa settimana. Il Messico non riesce a produrre benzina sufficiente a soddisfare la domanda. Per compensare, sta importando benzina dagli Stati Uniti. Di fatto, il Messico è il principale importatore di benzina USA.
Il problema in questo momento è che il Messico ha chiuso numerosi importanti oleodotti per bloccare i furti in aumento. Secondo il governo messicano, 3 miliardi di dollari di prodotti petroliferi sono stati sottratti dagli oleodotti e rubati alle raffinerie lo scorso anno. Questi oleodotti trasportano inoltre prodotti petroliferi importati dagli Stati Uniti e il blocco ha comportato un accumulo di navi ferme ai porti messicani che non possono scaricare i carichi di benzina. Possiamo vedere l’impatto di questa situazione nei dati settimanali dell’EIA rilasciati ieri, che hanno mostrato un forte aumento delle scorte di benzina.
Se il blocco in Messico dovesse continuare, potrebbe pesare sull’attività delle raffinerie negli Stati Uniti e contagiare i titoli legati al greggio USA. (Per approfondire la questione delle origini del problema della benzina e dei furti in Messico, consiglio questo articolo di RBN Energy).
2. Iran
Le sanzioni statunitensi stanno avendo un impatto significativo sulle esportazioni petrolifere iraniane. Secondo il Rappresentante speciale degli USA in Iran, le sanzioni hanno ridotto le esportazioni di greggio del paese a meno di un milione di barili al giorno. In base ai dati di TankerTrackers.com, in realtà le esportazioni iraniane sono leggermente superiori. A dicembre, la media era di 1,1 milioni di barili al giorno. TankerTrackers.com calcola che la produzione petrolifera iraniana a dicembre sia stata di circa 2,738 milioni di barili al giorno. Si tratta di un crollo del 3,6% rispetto a novembre, quando le sanzioni sono entrate in vigore. A questo punto sembra proprio che il governo Trump dovrà fare più pressione se intende portare le esportazioni iraniane a meno di un milione di barili al giorno, quindi ci sono buone possibilità che non ci siano ulteriori sconvolgimenti significativi almeno per tutto aprile.
3. Venezuela
Considerato il livello di efficacia delle sanzioni USA sul settore petrolifero iraniano, i trader dovrebbero tenere sotto controllo il Venezuela. In base alle ultime notizie, il governo Trump starebbe prendendo in considerazione sanzioni contro il settore petrolifero del paese. S&P GlobalI Platts ha riportato che il Venezuela ha prodotto 1,17 milioni di barili al giorno a dicembre. Il Venezuela al momento ne vende poco meno della metà agli Stati Uniti, quindi le sanzioni peserebbero sulle raffinerie che si trovano negli Stati Uniti (comprese quelle di proprietà del Venezuela) e che comprano il greggio venezuelano. Le sanzioni sul settore petrolifero venezuelano potrebbero influire anche sulla distribuzione delle miscele di greggio sul mercato, in quanto il Venezuela produce perlopiù greggio pesante.
Il Venezuela è inoltre fortemente indebitato con Russia e Cina. Una grande quantità del denaro derivante dalla vendita di greggio serve a pagare gli interessi sui prestiti ricevuti da questi paesi. Se gli Stati Uniti interrompessero questa fonte di denaro per il Venezuela, Russia e Cina potrebbero intervenire e appropriarsi degli asset di greggio venezuelani al di fuori del paese come garanzia. Per gli Stati Uniti, ciò potrebbe avere delle implicazioni significative, in quanto la maggior parte di Citgo viene usata come garanzia dei debiti nei confronti di Rosneft (OTC:OJSCY).
Citgo è la filiale USA di raffinazione della compagnia petrolifera nazionale venezuelana, PdVSA, e possiede raffinerie a Corpus Christi, in Texas, ed altrove negli Stati Uniti. In questa eventualità, il governo USA potrebbe cercare di impedire a Rosneft, compagnia petrolifera nazionale russa, di acquisire Citgo basandosi sulla sicurezza nazionale tramite il Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti (CFIUS).
La questione viene tenuta sotto controllo dai legislatori da quasi un anno. Nel febbraio scorso, un gruppo di investitori guidati dall’azienda elvetica di trading di materie prime ed energia Mercuria, ha chiesto il permesso all’Ufficio di controllo dei beni stranieri (OFAC) del Dipartimento del Tesoro USA per acquisire il debito di Rosneft su PdVSA. Non ci sono indicazioni in merito al fatto che ci sia stata una risoluzione o su come il CFIUS o l’OFAC potrebbero rispondere ad un cambiamento del possedimento di Citgo.