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A sorpresa, la RBI taglia il tasso sui pronti, occhi su Selic brasiliano

Pubblicato 04.03.2015, 09:55
Aggiornato 07.03.2022, 11:10
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Market Brief

Gli interventi delle banche centrali continuano a dominare le prime pagine economiche della settimana. Dopo il taglio del tasso deciso dalla PBoC, anche la RBI, la banca centrale indiana, ha abbassato il tasso di riferimento sui pronti contro termine di 25 punti base, portandolo al 7,50%, con un intervento a sorpresa volto a “compensare i ritardi nel consolidamento fiscale” e a ottemperare all’annuncio sul budget del primo ministro Modi (il che è sorprendente: il deficit di bilancio più elevato dovrebbe innescare la reazione opposta). La decisione dovrebbe aiutare l’USD/INR a rafforzarsi a 61,7664 (61,8% di Fibonacci sul rialzo da maggio a dicembre 2014), poiché le speculazioni su un altro taglio del tasso dovrebbero capovolgere la propensione di medio termine per l’INR.

In Australia, nel quarto trimestre la crescita del PIL ha subito un’accelerazione dello 0,5% t/t (dallo 0,3% rivisto e a fronte dello 0,6% previsto), la crescita annua è rimasta stabile al 2,5% (rispetto al 2,7% precedente). L’AUD/USD è sceso brevemente a 0,7796 (media mobile a 21 giorni) a Sydney, parallelamente alle vendite sui mercati azionari (ASX 200: -0,54%). Il trend di breve termine rimane positivo, anche se il momentum sta subendo un rallentamento. Si osserva una solida resistenza a 0,7950 / 0,8000 (media mobile a 50 giorni / massimo del trend discendente da ottobre 2014 a febbraio 2015).

A dicembre, l’economia canadese è cresciuta dello 0,3% m/m e del 2,8% a/a, frenando così il rallentamento del PIL annuo, attestatosi al 2,4% t/t su base annualizzata nel quarto trimestre (rispetto al 2,0% previsto e al 2,8% precedente). La crescita del terzo trimestre è stata rivista al rialzo, dal 2,8% al 3,2% a/a. Le cifre sono perfettamente in linea con il 2,5% previsto dalla BoC. Sebbene il rischio costituito dall’impatto negativo del calo dei prezzi del petrolio non sia del tutto superato, perdono quota le previsioni di un altro intervento ravvicinato sui tassi. Il mercato prevede che, all’odierna riunione di politica monetaria, si opterà per il mantenimento dello status quo allo 0,75%.

L’USD/BRL ha raggiunto il massimo da 10 anni, pari a 2,9342, in scia alle voci sul probabile mancato accordo sulla proposta di Rousseff volta a tagliare le agevolazioni fiscali (si stima per un valore pari a 60 miliardi di BRL). I mercati chiedono al Brasile un consolidamento fiscale più stringente e concedono un esiguo margine d’errore alla squadra di Rousseff. Se le incertezze politiche faranno rimanere elevate le volatilità sul forex, la BCB si troverà costretta a intervenire attraverso il programma di swap sul forex per frenare le rinnovate tensioni politiche sui mercati del real. Alla riunione di oggi, la BCB dovrebbe alzare il tasso Selic di 50 punti base, portandolo al 12,75%. Il restringimento della politica probabilmente raffredderà le pressioni a vendere sul BRL, anche se le nuove pressioni al rialzo dovrebbero continuare a spingere la coppia verso il livello psicologico a quota 3 prima dei dati sul lavoro negli USA (oggi rapporto ADP; venerdì dati su disoccupazione e retribuzioni).

L’EUR/USD consolida la debolezza nella stretta fascia compresa fra 1,1164 e 1,1186 in Asia, mentre la coppia GBP/USD è scesa nella fascia 1,5340/72. Domani BCE e BoE annunceranno la loro decisione. La sterlina britannica pareggia i guadagni in scia alle discussioni pre-elettorali, mentre il sentiment per l’EUR rimane negativo perché i disordini in Grecia rimangono in primo piano.

Altrove, la banca centrale danese (DNB) a febbraio ha venduto 168,7 miliardi di DKK per difendere la soglia dell’EUR/DKK (più dei 168,5 previsti), dopo le vendite per 106,6 miliardi effettuate a gennaio. Alla fine di febbraio, le riserve in valuta straniera sono salite al massimo storico pari a 737,1 miliardi di DKK (pari quasi al 40% del PIL). Gli sforzi della DNB volti a indebolire la corona danese non finiscono qui, perché gli speculatori continuano a voler testare l’ancoraggio, che, per il momento, non è a rischio.

Gli operatori monitoreranno anche i PMI definitivi di febbraio riferiti ai servizi nell’Eurozona, nel Regno Unito e negli Usa, le variazioni ufficiali di febbraio nel Regno Unito; le vendite al dettaglio m/m e a/a di gennaio nell’Eurozona; le richieste di mutui MBA aggiornate al 27 febbraio, il dato ADP sulla variazione dell’occupazione e il libro beige della Fed di febbraio negli Stati Uniti.

Ipek Ozkardeskaya, Market Analyst,
Swissquote Europe Ltd

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