EUR/USD al test della trendline rialzista nata il 24 luglio, ben visibile su chart daily: dopo i cali di inizio settimana la valuta unica sembra al momento reggere, ma soglia 1.30 non sarà semplice da mantenere nel caso venissero a mancare significative novità dal fronte greco e spagnolo, anche alla luce dei recenti deludenti dati macro.
Il cambio effettivamente dalla seconda metà di settembre si muove in un canale laterale (compreso tra il roof a 1.3125 e un floor nei pressi della MM200, che su grafico giornaliero transita in area 1.2770), e la trendline sopracitata potrebbe venire temporaneamente sfondata nelle prossime sedute, con possibili obiettivi di breve a 1.2868 e 1.2770 appunto: il trend di fondo sembrerebbe però essere ancora ascendente per l’euro, nonostante gli spunti positivi dal lato macro continuino a mancare (la stima definitiva su debito e deficit 2011 ha visto il rapporto debito/PIL della zona euro aumentare di un decimo all’87,3%, livello massimo mai raggiunto prima, mentre la lettura preliminare dell’indice di fiducia PMI di ottobre è stata di 45,8 per l’indice composito contro il 46,1 di settembre e le attese che vedevano un moderato rimbalzo a 46,5; anche la Germania rallenta, con un indice IFO - fiducia delle imprese - è sceso a ottobre a 100 da un precedente 101,4, dato coerente con una lieve contrazione del PIL tedesco a fine 2012).
Ma il mercato però sembra adesso più interessato, come dicevamo, alla situazione del debito in Grecia e Spagna: la notizia del raggiunto accordo tra Governo Ellenico e Troika sulla manovra di austerità fiscale e sulle riforme del mercato del lavoro, in discussione da diverse settimane (fattore questo che permetterebbe l’esborso della seconda tranche del pacchetto di aiuti) continua a sostenere la divisa del vecchio continente, sebbene ci siano ancora delle "questioni in sospeso prima di concludere l'accordo tecnico" tra la Troika e la Grecia.
Ha aiutato anche l’intervento al Bundestag di Mario Draghi, durante il quale il numero uno della BCE ha cercato di rassicurare l’opinione tedesca sul fatto che l’agire della banca centrale (leggasi UOMTS) non pone rischi per la dinamica inflativa di medio periodo, mentre ci si attende poco dalla riunione di settimana prossima dell’istituto di Francoforte, meeting che dovrebbe essere piuttosto interlocutorio e in cui si ribadirà di essere in attesa di una mossa da parte dei Governi interessati.
Intanto, dall’altra parte dell’atlantico, la Fed ha confermato che la crescita dell'economia americana è modesta e che la disoccupazione è ancora troppo elevata: per questo manterrà l'attuale politica di "tassi zero". Probabile che il tasso sui Fed funds rimanga sui livelli attuali almeno fino a metà 2015: la valutazione dell’economia è poco variata, si rileva una crescita dei consumi “un po’” più rapida, a fronte di un rallentamento degli investimenti. Il FOMC rimane preoccupato che, in assenza di sufficiente stimolo, la crescita non sia abbastanza forte da generare un “miglioramento duraturo” del mercato del lavoro. Verosimile anche che lo stimolo attuale venga mantenuto almeno per tutto il 2013.
Interessante anche la situazione dell’USD/JPY, tornato sopra soglia 80 (massimo degli ultimi 4 mesi in area 80,20), dopo i dati negativi della bilancia commerciale di settembre e grazie alle aspettative di attese di un allentamento monetario nella riunione BoJ del prossimo 30 ottobre. Siamo tornati sopra la MM200 (analisi su chart daily), area abbandonata dal luglio scorso e sopra la soglia di ipercomprato su RSI: il movimento di ottobre potrebbe effettivamente essere foriero della tanto attesa inversione di tendenza sulla valuta nipponica, inversione che sul lungo periodo ha spazi di manovra decisamente interessanti.
Menzione d’obbligo anche per GBP/USD, in forte rialzo (massimo di 1,6135 contro il biglietto verde) in seguito alla pubblicazione del dato sul Pil della Gran Bretagna, decisamente migliore delle attese (crescita dell'1% t/t nel terzo trimestre - consenso a +0,6%). Verosimile che la sterlina resti sostenuta nel breve termine, anche se nel medio periodo l'outlook e' ancora piuttosto tetro - un nuovo quantitative easing da parte della BoE nel meeting di novembre e' ora "fuori dal tavolo", ma è indubbio che la lettura del Pil possa rivelarsi fuorviante su un orizzonte temporale più lungo, anche perché il dato è certamente influenzato dalle Olimpiadi e dal Giubileo della regina. Nel quarto trimestre è ancora possibile che l'economia torni a contrarsi.