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Trump contro tutti...eccetto Wall Street!

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Trump contro tutti...eccetto Wall Street!
Da Paolo Ferraioli   |  04.02.2017 15:29
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Buongiorno ai lettori di Investing.com,

la settimana appena trascorsa è stata "incredibilmente" densa di spunti di interesse, sia sul fronte prettamente macroeconomico con la divulgazione di una gran quantità di indicatori circa l'andamento dell'attività economica nel mese di Gennaio relativi alle principali economie mondiali, sia per ciò che attiene la politica monetaria (con i meeting di Federal Reserve, Bank o Japan e Bank of England), ma anche sul fronte politico con l'entrare nel vivo del dibattito parlamentare in Gran Bretagna circa l'avvio della procedura di uscita dall'Unione Europea e le prime schermaglie della campagna elettorale presidenziale francese.

Nonostante l'enorme quantità di carne al fuoco, come ormai da tre mesi a questa parte, è l'interventismo riformista di Trump e l'estemporaneità dei suoi provvedimenti e delle sue dichiarazioni a dettare la direzione dell'intero mercato finanziario mondiale.

In estrema sintesi, gli eventi della scorsa settimana, hanno fornito i seguenti spunti di riflessione:
- nel mese di Gennaio l'attività economica (sia nel settore manifatturiero sia nel terziario) si è mantenuta su livelli di espansione soddisfacente di fine 2016 per tutte le principali economie mondiali sviluppate.
- in Eurozona si sta materializzando un trend di crescita dell'inflazione sostenuto (+1,7% su base annua a Gennaio).
- negli Stati Uniti la crescita occupazionale ha continuato a mantenersi su livelli elevati (227.000 nuovi posti di lavoro a rispetto ad attese di +175.000) seppur la crescita dei salari su base annua sia in calo (+2,5% rispetto al +2,8% di Dicembre) ed il tasso di disoccupazione sia in lieve incremento (4,8% contro attese di 4,7%).
- la Gran Bretagna si avvia a definire entro fine mese gli elementi salienti del BREXIT in un contesto domestico in cui l'attività economica inizia a risentire del clima d'incertezza, e lo spettro di un brutale addio al Mercato Unico Europeo (con conseguente accesso alle norme commerciali penalizzanti della World Trade Organization) unito ai commenti poco convincenti del governatore della Banca Centrale Inglese Mark Carney (che ha elevato le stime di crescita per il 2017 al 2% annuo dal 1,4% dichiarandosi tuttavia disposto a tollerare un periodo di alta inflazione prima di nuovi interventi di politica monetaria) hanno nuovamente fatto sprofondare la sterlina.

Come anticipato, tuttavia, è la "scheggia impazzita" Trump a dettare il ritmo dei mercati finanziari; il recente attacco frontale alla Federal Reserve rea di uniformarsi alle decisioni del Financial Stability Board (in cui vengono stabilite direttive sull'attività bancaria a livello internazionale) e la proposta di abrogazione del Dodd-Frank Act ( ossia di un insieme di limitazioni all'operatività delle banche USA, introdotto a seguito della crisi del 2008 per prevenire nuove crisi) ha spinto al rialzo le quotazioni dell'intero settore nella giornata di venerdi 3/2.

Seppur la deregolamentazione, in un'ottica prevalentemente orientata a favorire un maggior profitto delle imprese, non possa che essere apprezzata dagli operatori di mercato, ad oggi, ciò che ancora manca del tutto nell'interventismo trumpiano, è un piano di stimolo fiscale (riduzione delle imposte) per i consumatori statunitensi; slegare le briglie al business oltre a poter causare nuove crisi nel lungo periodo, potrebbe nel breve periodo "impoverire" ulteriormente il ceto medio/basso...e sappiamo bene che circa il 65% della crescita economica americana dipende dai consumi....


L a settimana dal 6 al 10 Febbraio, non sarà caratterizzata dalla divulgazione di dati macroeconomici particolarmente rilevanti; da porre attenzione, tuttavia a:
martedi 7/2 : andamento del settore terziario per le società cinesi di media dimensione nel mese di Gennaio (Caixin Services PMI)
giovedi 9/2 : import / export tedesco per il mese di Dicembre 2016 previsti entrambi in calo dell'1% rispetto al mese precedente

IL MERCATO AZIONARIO

Settimana interlocutoria per i principali listini azionari mondiali, sempre più influenzati dai "provvedimenti improvvisi" dell'amministrazione Trump che dai fondamentali economici.

Sul fronte societario, ottima trimestrale per Apple Inc (NASDAQ:AAPL) (che ha beneficiato appieno delle avversità che hanno riguardato Samsung e lo smartphone top di gamma Galaxy Note) e Facebook (NASDAQ:FB); male, invece Amazon (NASDAQ:AMZN), che ha palesato un calo nella crescita dei ricavi complessivi.

Sul mercato azionario italiano, è il "presunto" tentativo di scalata di Generali (MI:GASI) da parte di Intesa (MI:ISP) a creare fermento; l'ingente esborso finanziario previsto, gli ostacoli regolamentari e l'incertezza politica domestica e dell'intera Eurozona, mi inducono a ritenere poco credibile un interesse concreto.

VALUTE E MATERIE PRIME

La persistente debolezza relativa del dollaro americano da inizio 2017, sta continuando a favorire il rialzo graduale delle quotazioni delle materie prime, ed in particolare di quelle agricole.
Apprezzamento anche dei preziosi, sulla scia del rinnovato clima di incertezza circa la traiettoria della politica monetaria americana (Trump è in aperto dissenso con la Federal Reserve), l'instabilità dei rapporti diplomatici internazionali date le continue invettive di Trump contro, Germania,Unione Europea, Iran e Cina e l'imminente avvio della BREXIT.

Per quanto attiene il comparto valutario, da segnalare la repentina inversione di tendenza della sterlina (GBP) dovuta principalmente ai commenti del Governatore della Banca Centrale Inglese, circa una "tolleranza" nei confronti di un incremento anche sostanziale dell'inflazione (anche oltre il 2,5% annuo) prima di intervenire sui tassi d'interesse (rialzando il costo del denaro e favorendo un apprezzamento della valuta).

Lo YEN giapponese ed il dollaro australiano, si sono invece apprezzati nei confronti sia dell'USD sia dell'EUR; sul primo ha inciso l'incertezza geopolitica (valuta rifugio) e sul secondo il persistente apprezzamento dei metalli industriali che sta amplificando il disavanzo commerciale australiano.

IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO

In ambito obbligazionario, la recente ripresa della dinamica inflazionista in Eurozona, sta ulteriormente sostenendo le vendite (e pertanto incrementando i rendimenti) dei titoli di stato ai valori massimi degli ultimi 18 mesi.

Da segnalare il persistente calo dei rendimenti dei Sovereign russi, ritenuti dal mercato più affidabili sia a seguito della distensione dei rapporti con gli USA sia per la ripresa del prezzo del petrolio.

In genere, migliori le performance del debito dei Paesi Emergenti (Brasile su tutti) rispetto quello dei Paesi Sviluppati.

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