"La vita ti offre sempre una seconda possibilità. Si chiama domani" (Dylan Thomas)
La calma dura poco. Complice il dato sull’inflazione statunitense a settembre, leggermente sopra le attese, i listini restano nervosi come risulta anche dal balzo della volatilità sull’S&P 500, ieri +5%, anche se molto lontano dalla soglia di allerta di 20 punti. Desta preoccupazione il rally del gas sulla Borsa di Amsterdam, +16%, ben sopra la soglia dei 50 punti, ma attenzione: un anno fa nello stesso periodo era arrivato ad un massimo di 190 punti, per una media mensile ad ottobre di 130. Movimenti legati sia a fattori stagionali che speculativi come il conflitto in Medio Oriente e gli “incidenti” ai gasdotti in Nord Europa. Meno volatile il petrolio che continua a scendere seppure lentamente, perdendo l’1% e portandosi a $82. In calo anche il dollaro, -0,7%, sopra la soglia di 1,05 contro euro. Oggi non sono attesi dati macro di rilievo, con l’eccezione del discorso di Christine Lagarde alle 15:00. Inizia invece la stagione delle trimestrali statunitensi: JP Morgan (NYSE:JPM), Wells Fargo (NYSE:WFC), BlackRock (NYSE:BLK), e Citigroup (NYSE:C) i titoli da monitorare con attenzione, che riporteranno prima dell’apertura di Wall Street.
Il giorno dei governatori
All’annual meeting dell’FMI a Marrakech è stata la giornata dei governatori delle banche centrali. Secondo Mário Centeno, governatore del Portogallo, siamo arrivati al picco dei tassi anche in Europa a condizione che non ci siano ulteriori shock. E l’esperienza degli ultimi 2 anni non fa dormire sonni tranquilli. L’attuale livello viene però visto come adeguato per portare l’inflazione al target del 2%. Ma la Bce monitorerà tutti i dati sull’inflazione in uscita così come l’andamento dell’economia, considerato che ci potrebbero essere ben 5 trimestri consecutivi di Pil negativo nell’area dell’Unione. Sembra quindi prevalere una posizione attendista da parte dei banchieri e l’attenzione si sposta su quanto a lungo i tassi resteranno elevati. Questo diventa il punto decisivo per guidare l’andamento dei mercati nelle prossime settimane. Oggi a Marrakech l’attenzione sarà tutta concentrata sulle dichiarazioni del dipartimento fiscale del Fondo Monetario che potrebbe rilasciare forti dichiarazioni sul comportamento della Bce influenzandone forse le prossime decisioni.
Arriva la resa dei conti?
Lunedì il Consiglio dei Ministri italiano è convocato per l ’approvazione della Legge di Bilancio, insieme al decreto fiscale. Tra le priorità già note: taglio del cuneo fiscale, Irpef per le famiglie e i contratti per la Pubblica Amministrazione. Attesa anche una “grande” sforbiciata alla spesa. Il Governo sa che la reazione dei mercati potrebbe essere molto forte se dovesse abbandonare la strada della politica delle riforme dello scostamento rispetto ai livelli di deficit annunciati la scorsa primavera. Una serie di avvertimenti sono già arrivati dall’FMI, da Standard & Poor’s (che si esprimerà sul rating italiano il 20 ottobre) e da Fitch, che ha minacciato di tagliare il rating in occasione della prossima revisione il 10 novembre. E non dimentichiamo infine che se il 17 novembre Moody’s dovesse tagliare il giudizio, l’Italia direbbe addio all’investment grade del proprio debito. Infine il commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni ha dichiarato che la bozza di budget dovrà rispettare politiche fiscali prudenti. L’unione europea vuole vedere i numeri della Legge di Bilancio per dare un parere alle dichiarazioni di intenti ricevute nelle ultime settimane.