Mercoledì mattina il dollaro neozelandese è salito più dell’1,8%, sulla scia dei toni inaspettatamente da falco – o meno accomodanti – della banca centrale neozelandese (Reserve Bank of New Zealand, RBNZ). La coppia NZD/USD ha toccato quota $0,6850, prima di stabilizzarsi intorno a $0,6825.
Come ampiamente previsto, la RBNZ ha mantenuto invariato il tasso di riferimento OCR al minimo storico dell’1,75%. Il governatore Orr ha sorpreso i mercati dichiarando che “prevediamo di mantenere l’OCR su questi livelli per tutto il 2019 e il 2020”, senza peraltro escludere del tutto l’eventualità di un taglio, affermando che “la direzione della nostra prossima mossa potrebbe essere verso l’alto o verso il basso”.
Ci aspettiamo che, nel breve termine, la coppia NZD/USD scenda gradualmente perché gli investitori scarteranno la possibilità di un aumento del tasso dalla RBNZ, concentrandosi sull’eventualità di un taglio. Sembra molto probabile un ritorno verso $0,6770.
Gli investitori hanno scelto di vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto. Le parole di Orr sono lungi dal costituire un commento da falco: rivelano piuttosto che la banca centrale intravede nubi addensarsi all’orizzonte. Come la vicina Australia, anche l’economia neozelandese è globalizzata e dipende molto dagli scambi internazionali. Questa dipendenza dalla domanda esterna potrebbe rivelarsi pericolosa, soprattutto se la guerra commerciale sino-americana s’inasprisse.