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Borse in profondo rosso, giù le società dell’energia

Pubblicato 27.02.2020, 12:23
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Giovedì abbiamo assistito a un’altra seduta di trading turbolenta dopo che l’Oms ha detto che, per la prima volta dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, si sono registrati più casi al di fuori della Cina che entro i suoi confini. La notizia alimenta i timori che il coronavirus stia diventando una minaccia globale e che le misure di contenimento in altri paesi possano frenare ulteriormente la crescita globale. Alcune società europee hanno interrotto i viaggi nelle prossime settimane e si stanno rivendendo al ribasso le previsioni sugli utili.

Sono proseguite le vendite generate dal panico. Il Nikkei ha ceduto un altro 2% e il Kospi è sceso dell’1,05%, invece a Shanghai (+0,19%) le azioni hanno trovato richieste lievemente migliori.

I future su FTSE (-1,47%) e DAX (-2,26%) segnalano un avvio in forte ribasso in Europa.

Il greggio WTI è scivolato sotto i $48 al barile. La brusca flessione dei prezzi del petrolio oggi dovrebbe pesare sulle società del comparto energetico.

I future sui titoli azionari USA hanno ceduto l’1,50%, mentre il rendimento dei decennali USA crollava al minimo storico dell’1,30%, perché gli investitori si sono riversati sui beni sicuri in previsione di una possibile intensificazione delle vendite sull’azionario.

In effetti, il declino che stiamo vedendo ora non è la correzione del recente rally dell’azionario; il mercato sta invece capendo che l’epidemia di coronavirus si tradurrebbe in utili molto più bassi e in una crescita globale anemica. Se a ciò aggiungiamo il fatto che la crisi al di fuori della Cina è appena iniziata, ecco spiegata la variazione significativa nelle quotazioni dei titoli.

È tuttavia possibile una correzione al rialzo sulle crescenti attese di un intervento della Federal Reserve (Fed) per fermare l’emorragia sul mercato. Non si sa quanto rapidamente e in che misura la Fed reagirà, ma il passato c’insegna che gli interventi monetari sono riusciti a capovolgere delle condizioni, indipendentemente dalla loro gravità.

Ad oggi, i future sui Fed Fund suggeriscono due tagli del tasso prima delle elezioni di novembre. Stando all’attività del mercato dei titoli del Tesoro USA, il primo taglio potrebbe arrivare già alla riunione del FOMC di aprile.

Per cui, mentre le colombe della Fed s’impongono sul mercato, il dollaro USA s’indebolisce.

L’EUR/USD ha superato quota 1,09 sull’indebolimento del dollaro, l’USD/JPY si aggira intorno al livello a 110,00 e il franco svizzero si attesta sui massimi da tre settimane, perché la domanda di beni rifugi si riversa su queste valute.

I sondaggi riferiti a febbraio su aziende e consumatori in Europa, che saranno pubblicati oggi, alimenteranno il rally dell’euro o cancelleranno i rialzi. Livelli superiori a $1,09 potrebbero essere interessanti opportunità di vendita per gli orsi dell’euro.

L’oro si consolida vicino ai $1650 all’oncia e potrebbe spingersi fino al picco di questa settimana, se s’intensificasse l’ondata di vendite sull’azionario. Nonostante i prezzi alle stelle, l’oro rimane il bene rifugio più ricercato per proteggersi dall’avversione al rischio globale.

Il dollaro australiano si è consolidato vicino ai minimi da undici mesi dopo che, nel quarto trimestre, la spesa in conto capitale privata si è contratta inaspettatamente del 2,8%, rispetto al +0,4% previsto dagli analisti e al -0,4% registrato il mese precedente, alimentando nuove preoccupazioni sul fatto che l’epidemia di coronavirus abbia probabilmente peggiorato ulteriormente la situazione nei primi due mesi dell’anno.

Negli USA, gli ordini di beni durevoli potrebbero essere scesi dell’1,5% a gennaio, a fronte del 2,4% previsto il mese precedente. I dati di gennaio inizieranno a riflettere l’impatto del coronavirus sull’attività; i dati di oggi potrebbero deludere le attese e pesare ulteriormente sul dollaro USA. Invece il PIL del quarto trimestre non dovrebbe riservare sorprese. Nell’ultimo trimestre dell’anno scorso, l’economia USA dovrebbe essere cresciuta del 2,1%. Ciò che conterà è l’impatto del coronavirus sulla crescita USA. Goldman Sachs prevede una flessione pari a 0,8 punti percentuali nella crescita del primo trimestre.

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