"Alla fine, il nostro valore è in ciò che resterà quando noi non ci saremo più" (Sergio Marchionne)
Calma piatta sui listini. È la settimana di Ferragosto, e questo si riflette anche sui mercati finanziari. Bassi volumi, indici che si muovono intorno alla parità: MSCI World Equity flat, Nasdaq in leggerissimo aumento, S&P 500 in leggerissimo calo, Stoxx 600 -0,1%. Meglio di tutti ha fatto Piazza Affari, in aumento dello 0,4% grazie al settore bancario. Una situazione di attesa in vista dei dati sull’inflazione negli Stati Uniti che faranno da assist per l’intervento di Jerome Powell in occasione del simposio di Jackson Hole, che inizierà alla fine della prossima settimana. Per alcuni economisti, questo evento potrebbe rappresentare una pietra miliare, segnando la fine della politica monetaria restrittiva e l'inizio di un nuovo corso di normalizzazione, come definito da Jamie Dimon, numero uno di JP Morgan (NYSE:JPM). Unico fattore di disturbo in vista della riunione della Fed del prossimo 18 settembre, e a ruota della BCE, è l’andamento del prezzo del petrolio e del gas, entrambi ai massimi da fine luglio. In particolare, l’oro nero ha superato la soglia psicologica di $80, un movimento legato ai timori di un’escalation militare in Medio Oriente, all’inasprimento del conflitto tra Russia e Ucraina e alla prospettiva che l’OPEC continui con la politica di produzione "restrittiva", in vista di un possibile rallentamento dell’economia globale. Oggi il calendario macro prevede il dato sui prezzi alla produzione a luglio negli USA, antipasto del piatto forte di mercoledì, ovvero il CPI statunitense di luglio.
Nella morsa del gas
Gli economisti prevedono un'accelerazione dell’allentamento della politica monetaria da parte della BCE a causa del rallentamento economico. Bloomberg ha infatti riferito che le future mosse della BCE saranno probabilmente influenzate da un delicato equilibrio tra le pressioni inflazionistiche e la debolezza economica. Mentre gli economisti prevedono una serie di tagli dei tassi fino al 2025, la BCE rimane cauta nel definire un calendario specifico. I recenti dati economici, tra cui la stagnazione della crescita del settore privato nell'Eurozona e la persistente debolezza della Germania, potrebbero supportare le argomentazioni a favore di tagli dei tassi più rapidi. Tuttavia, all’orizzonte si profilano possibili nuove pressioni inflazionistiche. Secondo il FT, quest'estate si sta utilizzando solo una frazione della capacità di stoccaggio del gas naturale dell'Ucraina a causa dei maggiori rischi derivanti dagli attacchi russi, con un impatto sul potenziale delle entrate di gas per l’Europa provenienti dal Paese. Nonostante l'ampia capacità di stoccaggio, infatti, i volumi di gas europei a giugno e luglio sono diminuiti significativamente rispetto all'anno scorso, poiché la svalutazione della corona norvegese e i differenziali di prezzo poco attraenti scoraggiano i trader dall'iniettare gas nel Paese in guerra, scegliendo di approvvigionarsi attraverso altri mercati. Tuttavia, come dimostrano le fiammate del prezzo del future alla Borsa di Amsterdam, ieri nuovo massimo da 6 mesi sopra i €40, non si può abbassare la guardia sull’inflazione.
Pecunia non olet
Dopo l'invasione dell'Ucraina e il conseguente divieto da parte di Stati Uniti e Unione Europea di esportare banconote in Russia, circa $2,3 miliardi in dollari ed euro in contanti sono comunque arrivati nel Paese, secondo dati doganali ufficiali. Queste informazioni, riportate da Reuters e non precedentemente rese pubbliche, indicano che la Russia ha trovato modi per aggirare le sanzioni che limitano l'importazione di valuta. Ciò suggerisce che, nonostante gli sforzi di Mosca per ridurre la dipendenza dalle valute occidentali, il dollaro e l'euro rimangono ancora utili per il commercio e i viaggi. I dati doganali, forniti da un'azienda specializzata nella raccolta e analisi di informazioni commerciali, mostrano che il denaro è stato portato in Russia da Paesi come Emirati Arabi Uniti e Turchia, che non hanno imposto restrizioni al commercio con Mosca. Tuttavia, per più della metà della somma totale, i documenti non specificano il Paese di origine. A dicembre, gli Stati Uniti hanno minacciato di penalizzare le istituzioni finanziarie che assistono la Russia nell'eludere le sanzioni e hanno imposto restrizioni a società di Paesi terzi per tutto il 2023 e 2024. Nel frattempo, a Mosca, lo yuan cinese ha superato il dollaro, diventando la valuta estera più scambiata, anche se permangono difficoltà significative nei pagamenti.