Dopo gli straordinari guadagni segnati dai principali titoli legati alla marijuana nell’ultimo anno, quanto ulteriore rialzo possono offrire queste compagnie? Gli investitori se lo chiedono sulla scia dei risultati misti riportati dalle compagnie relativamente al quarto trimestre, il primo periodo intero in seguito alla legalizzazione della marijuana per scopi ricreativi ad ottobre in Canada, la prima nazione sviluppata a prendere questa decisione.
Realisticamente, non c’è un modo giusto per valutare i titoli di questo genere per un motivo molto semplice: queste compagnie non hanno una storia sufficiente a dare agli analisti un punto di partenza su cui basare le previsioni per il futuro. Le loro ricche quotazioni sono stimate sulla dimensione di mercato prevista, su presunte vendite future e sulle voci di una legalizzazione globale sia a scopo ricreativo che terapeutico. Questi scenari potrebbero realizzarsi o anche no.
Guardiamo brevemente la performance del quarto trimestre dei tre principali operatori e vediamo fin dove si sono spinti nel loro cammino di crescita.
1. Canopy Growth
Canopy Growth Corp (NYSE:CGC), il principale produttore di marijuana, ha battuto le aspettative degli analisti sulle vendite nel quarto trimestre, ma ha deluso sui margini lordi. La compagnia ha riportato ricavi netti di 83 milioni di dollari canadesi, con un’impennata del 282% rispetto all’anno prima. Le perdite riviste al lordo di interessi, imposte, svalutazioni e ammortamenti sono salite a 75,1 milioni di dollari canadesi, rispetto ai 45 milioni stimati dagli analisti.
I margini lordi rivisti sono crollati dal 55% al 22% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, con il produttore alle prese con costi maggiori relativi a filiali di coltivazione che non sono del tutto commissionate, allo sviluppo di prodotti alimentari e bibite e ad un prezzo medio minore della marijuana per scopi ricreativi rispetto a quella per scopi terapeutici.
Il direttore finanziario Tim (MI:TLIT) Saunders ha riferito agli analisti in una conference call che la compagnia ritiene che i margini lordi miglioreranno nei prossimi trimestri quando tutte le strutture di coltivazione raggiungeranno il pieno utilizzo.
Insieme alle nuove forme di cannabis, dal prezzo più alto, come prodotti alimentari e bevande, ciò dovrebbe aiutare i margini a “salire del 50% nei prossimi trimestri”, ha spiegato Saunders, come riporta Bloomberg. Chiudendo a 44,23 dollari ieri, il prezzo del titolo di Canopy è schizzato di oltre il 60% quest’anno.
2. Aurora Cannabis
Storia non molto diversa per Aurora Cannabis (NYSE:ACB), che ha visto anch’essa una riduzione dei margini tra l’aumento dei costi per lo sviluppo di nuovi prodotti e il calo dei prezzi. La compagnia ha riportato perdite nette di 238 milioni di dollari canadesi, mentre le vendite sono schizzate del 362% a 54,2 milioni di dollari nel quarto trimestre.
Aurora, che ha catturato circa il 20% del mercato canadese nel trimestre, vede un’opportunità maggiore nelle vendite globali a scopo terapeutico. “Quello che non mi fa dormire la notte è la nostra capacità di rifornire il mercato globale della cannabis”, ha affermato l’Amministratore Delegato di Aurora Terry Booth in occasione della conference call, secondo Bloomberg, aggiungendo che ci vorranno almeno cinque anni prima che il settore possa soddisfare la domanda di esportazioni di cannabis di alta qualità.
Aurora opera in 21 paesi ed ha una forte presenza nell’Unione Europea. La compagnia ha annunciato a inizio mese che l’investitore miliardario Nelson Peltz si unirà ad essa come consulente strategico.
Peltz, la cui Trian Fund Management LP di New York ha oltre 10 miliardi di dollari in gestione, consiglierà Aurora circa “potenziali collaborazioni con importanti compagnie”, in base ad una dichiarazione del 13 marzo. Scambiato a circa 9 dollari ad azione, il titolo di Aurora è schizzato del 77% quest’anno, soprattutto nelle speranze che la compagnia trovi un grosso partner globale per realizzare i suoi piani di espansione.
3. Tilray Inc.
Tilray (NASDAQ:TLRY), uno dei principali produttori il cui titolo ha segnato un’impennata del 300% ad un certo punto l’anno scorso, ha rivelato uno schema simile quando ha annunciato gli utili del quarto trimestre la scorsa settimana. Le vendite trimestrali sono salite a 15,5 milioni di dollari, dai 5,1 milioni dell’anno prima, battendo le stime di 14,1 milioni di dollari.
Ma le perdite sono salite a 31 milioni di dollari, o 0,33 dollari ad azione, da 2,9 milioni, o 0,04 dollari ad azione, su base annua. Un dato superiore agli 0,14 dollari stimati.
Per il 2019, Tilray ha reso noto che i ricavi potrebbero come minimo triplicare rispetto ai 43 milioni di dollari dello scorso anno, soprattutto dopo che la compagnia si è ben posizionata per soddisfare la crescente domanda del componente CBD, cugino non tossico del THC, tramite la recente acquisizione di Manitoba Harvest.
Il titolo di Tilray, scambiato a 67,78 dollari alla chiusura di ieri, è crollato di oltre il 30% dal massimo del 14 gennaio di 106 dollari: qualche investitore ha messo in dubbio le costose valutazioni della compagnia rispetto ai rivali che hanno vendite maggiori.
Morale della favola
È evidente, dai report sugli utili di questi principali produttori, che sono sulla buona strada per spingere le vendite ma che allo stesso tempo non sono in grado di controllare i costi nelle fasi iniziali della loro crescita esplosiva. Ma questo è piuttosto normale per una compagnia in un ciclo di alta crescita.
Detto ciò, investire sui titoli legati alla marijuana è ancora altamente rischioso in quanto le compagnie che non hanno ancora dato prova di un cammino significativo verso la redditività sono le prime vittime quando gli investitori riducono i rischi. Continuiamo a consigliare agli investitori a lungo termine di attenersi ai grossi nomi e a cercare dei punti di entrata migliori se l’attuale selloff dei mercati azionari dovesse accelerare.