Secondo il National Bureau of Statistics (NBS), il settore manifatturiero cinese è cresciuto decisamente più delle aspettative.
L'indice ha registrato un buon 51.7 nel mese di Novembre, sopra al precedente dato 51.2 e alle attese pari a 51.0.
La buona notizia è arrivata in un contesto di continuo indebolimento dello yuan, calato di un altro 2% rispetto al dollaro nelle ultime cinque settimane.
USD/CHN ha ormai raggiunto 6.9650. L'indicatore relativo al non-manifatturiero è cresciuto da 54.0 a 54.7 nel mese di Ottobre, mentre il PMI Caixin, indicatore privato, è sceso da 51.2 a 50.9.
Ciò potrebbe indicare che la ripresa non è così forte come i dati ufficiali segnalano.
Infatti, i due dati vanno nella direzione opposta, anche se entrambi si mantengono sopra la soglia 50 che separa espansione e contrazione. Secondo noi, un eccessivo entusiasmo sarebbe eccessivo, in quanto vi sono molte nubi all'orizzonte soprattutto dopo l'elezione di Trump.
Nel breve periodo, i timori di un deterioramento delle relazioni commerciali potrebbero tenere gli investitori lontani dalla Cina.
Nel lungo termine, invece, lo yuan potrebbe recuperare in quanto People’s Bank of China sta continuando ad agire per limitare i flussi in uscita (ad esempio limitando la fuoriuscita di renminbi da parte delle aziende cinesi al 30% del controvalore di ciascun azionista, oppure riducendo le importazioni di oro e limitando i pagamenti internazionali in renminbi).
USD/CNH è sceso nell'ultima settimana a 6.88.
Anche se ci aspettiamo una fase di stabilizzazione, e pur considerando che il rally del dollaro potrebbe essere giunto al termine, non crediamo sia tempo di abbassare la guardia, dato che lo scenario economico non è affatto roseo.