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Come cambiano i mercati: un'occhiata al Nasdaq e al decennale americano

Pubblicato 17.01.2022, 17:21
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

In apertura della terza settimana di borsa del 2022, sono tante le considerazioni macro da tenere a mente e graficamente già si inizia a percepire un cambiamento di sentiment tra gli operatori. I maggiori titoli del Nasdaq e dello S&P 500 vengono venduti e gli indici iniziano ad accusare il colpo. L'indice dei tecnologici statunitense è quello che soffre di più e in modo particolare ha già testato due volte la media a 200 sul daily, senza romperla (per ora).

Prima di fare considerazioni di carattere tecnico, partiamo da alcune riflessioni sull’attuale scenario macro in cui i protagonisti principali sono l’inflazione e le politiche monetarie della FED. Visto l’accentuarsi della debolezza sui tecnologici, e, considerando l’imminente aumento dei tassi, partiamo dalla domanda cruciale per capire come potrebbero muoversi i titoli azionari:

- Le società americane saranno in grado di mantenere gli utili così elevati anche nei prossimi mesi?

Insomma le trimestrali saranno sempre rose e fiori come nel 2021? La risposta molto probabilmente è negativa. Fondamentalmente, quando si acquistano azioni di società quotate, si comprano gli utili prospettici delle imprese, basandosi su un’analisi fondamentale e soprattutto sulle aspettative. Fino ad ora i brillanti risultati dell’equity sono derivati dall’abbondante liquidità, favorita dalle politiche monetarie espansive. Questa situazione, ha generato un circolo virtuoso comportando un aumento degli investimenti per le imprese soprattutto tecnologiche, con effetti positivi sul fatturato e sugli utili. La spinta dell’economia reale accompagnata alla speculazione, ha favorito l’attuale ciclo di crescita, che nel 2021 ha sostenuto un mercato azionario monodirezionale con circa 70 nuovi record storici di massimi assoluti.

Il 2022 sarà un anno caratterizzato da uno scenario molto diverso da quello precedente, molto probabilmente contraddistinto da una maggiore volatilità, e da un andamento lateral ribassista, che vedrà una riallocazione delle risorse dall’equity ad altri asset, tra cui obbligazionari e materie prime. Intanto già possiamo notare come i titoli tecnologici stiano perdendo “appeal” a favore delle azioni dei settori energetico, industriale e finanziario. Questo è un segno evidente che il mercato sta già iniziando a scontare i futuri aumenti dei tassi d’interesse, visto che nelle fasi a tasso zero il settore più favorito è quello tecnologico, come abbiamo facilmente potuto constatare. Probabilmente non ci sarà un forte crollo delle azioni nei prossimi mesi, ma si potrebbe configurare uno scenario molto volatile, come già sta accadendo, con alternanza di alti e bassi. In questo contesto sarà utile monitorare livelli chiave e tentare operazioni di breve-brevissimo termine per sfruttare un’operatività che strizza l’occhio ai trader scalper o multiday, a scapito degli investitori di medio termine.

A livello di strategie operative sui mercati finanziari, l’acronimo “TINA = there is no alternative”, non dovrebbe più funzionare quest’anno. Questo perché stanno perdendo forza i presupposti che di fatto hanno sostenuto l’equity negli ultimi due anni. Il venir meno di politiche espansive delle banche centrali, ma anche di politiche fiscali, che di fatto soprattutto in America hanno messo liquidità in mano ai cittadini da investire in tech e criptovalute, incentivano in questo momento un ribilanciamento dei portafogli a favore delle obbligazioni e delle materie prime.

Vedere finalmente un mercato bidirezionale, tutto sommato offre tante belle occasioni agli operatori più attenti e competenti in materia di analisi tecnica. Questo scenario di mercato, non dovrebbe essere tanto negativo, è semplicemente un cambiamento che va accettato. Dobbiamo abbandonare l’idea dell’ “only one way”, in cui bastava attendere lo storno del 5% comprare e aspettare, che si è ripetuto costantemente negli ultimi due anni. Dobbiamo essere un attimino più disciplinati, più tecnici, aspettare i livelli chiave e cercare target plausibili.

Si potrà comprare, ci saranno ancora occasioni di acquisto. Difficilmente ci sarà un crollo pesante, o una devastazione totale dei mercati, seppure ci sarà un drenaggio di liquidità da alcuni asset a favore di altri. Le piccole imprese saranno molto probabilmente le più penalizzate dal rialzo dei tassi, rispetto alle grandi realtà come Amazon (NASDAQ:AMZN), Facebook (NASDAQ:FB) e gli altri titoli FAANG. Queste grandi imprese seppur nel comparto tecnologico, sono realtà fortemente strutturate nel tessuto sociale oramai, e godono di forti vantaggi competitivi che le rendono meno vulnerabili alle perturbazioni dei mercati. Scongiurando l’avvento di un “cigno nero” non dovrebbero presentarsi ribassi superiori al 30 %, ma sarà opportuno entrare nell’ordine di idee che giornate ribassiste dell’1 – 2 % sono da considerare fisiologiche.

Non c’è nulla di anomalo in giornate di up e down che si susseguono: sono una manna dal cielo per chi fa trading. L’idea di avere un mercato fortemente rialzista ha avuto anche dei risvolti negativi per alcuni trader. Vedere infatti solo il mercato che sale, ha spinto molti operatori a presupporre che l’eccesso avrebbe portato prima o poi ad una inversione, “ah siamo sui massimi ora vendo“, bruciando tanti conti per i retail meno accorti.

Gli attuali livelli di eccesso dei titoli azionari, dovuti alla speculazione esagerata, ed ai tassi straordinariamente bassi tenuti per un lungo periodo, rientreranno per un semplice motivo:

- i tassi reali (differenza tra tassi d’interesse obbligazionari nominali e il tasso d’inflazione), seppure sempre negativi in America (a causa dell’inflazione al 7%), comunque stanno salendo; basta guardare il decennale statunitense nel grafico seguente. Per cui comincia a diventare meno conveniente avere azioni, soprattutto quelle più speculative come i tecnologici, e in ottica di aumento dei rendimenti obbligazionari, conviene iniziare ad acquistare obbligazioni sovrane.

                                                 TNOTE 10Y WEEKLY

Dal grafico settimanale dei rendimenti del TNote a 10 anni sopra riportato, risulta evidente come già a partire dalle prime due settimane del mese di gennaio, si stia generando un momentum rialzista. Al momento della scrittura sono stati raggiunti i massimi di marzo 2021 e graficamente il prezzo si trova ad affrontare un’ampia area di resistenza compresa tra 1,74 – 1,98. La price action su questo ampio time frame evidenzia uno swing rialzista ben impostato e sostenuto da una trend line partita al rialzo (non a caso) dai minimi di marzo 2020.

                                                  NASDAQ DAILY

Per concludere diamo un’occhiata all’impostazione grafica del Nasdaq. E’ ben evidente dal grafico giornaliero dell’indice, l’impostazione ed il canale laterale ribassista che ha messo alla prova per ben due volte il supporto dinamico della media a 200 periodi. Venerdì i minimi sul supporto dinamico sono stati riacquistati e probabilmente si tornerà sulla parte alta del canale, prima di fare un altro tentativo di rottura della media 200, al di sotto della quale i prezzi sono sostenuti graficamente dall’area statica di supporto compresa tra 14.200 -14.400.

DISCLAIMER: Questo articolo ha il solo ed esclusivo scopo didattico e formativo pertanto non deve essere inteso in alcun modo come consiglio operativo di investimento, né come sollecitazione di pubblico risparmio. Le attività di investimento in borsa e di trading speculativo comportano notevoli rischi economici e chiunque le svolga, lo fa sotto la propria ed esclusiva responsabilità. Pertanto non mi assumo nessuna responsabilità circa eventuali danni diretti o indiretti relativamente a decisioni di investimento prese dal lettore.

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