Il dollaro, grazie alla crescita del PIL superiori alle attese, sembra aver ripreso smalto in modo convincente. La FED ci ha ricordato che la politica monetaria dipenderà dai dati e i dati di ieri sono stati forti. Ciò ha avuto ripercussioni in primis sui rendimenti obbligazionari, saliti, di conseguenza sul biglietto verde che si è apprezzato con forza. Soprattutto rispetto allo yen, che ha perso terreno, ma anche rispetto all'australiano e al kiwi che tra l’altro hanno risentito delle notizie non troppo positive sui colloqui commerciali Cina-USA e degli stessi dati cinesi.
Stiamo parlando di movimenti che non si sono limitati al forex, hanno riguardato anche altri strumenti come ad esempio i metalli preziosi in sofferenza (oro e argento che ora minacciano di invertire il trend rialzista delle ultime settimane). A questo punto sarà interessante capire se i tori del dollaro avranno voglia di correre e la sessione odierna potrebbe rappresentare un momento chiave. Abbiamo infatti dati di primo livello, soprattutto dagli USA e dall’Eurozona.
Wall Street ha chiuso la sessione di ieri in lieve ribasso con l’S&P 500 -0,3% a 2784 punti, ma i futures statunitensi hanno guadagnato con decisione (circa mezzo punto percentuale). I mercati asiatici hanno risposto bene con il Nikkei + 1,0% e lo Shanghai Composite + 1,5%, idem gli europei che sui futures guadagnavano già mezzo punto percentuale per poi incrementare ulteriormente con l’apertura del cash. Abbiamo parlato di forex e materie prime, mentre il petrolio risente del sentiment positivo recuperando le perdite indotte dal tweet di Trump.
Sul calendario macro economico essendo il primo giorno del mese avremo tanti dati PMI e sull’inflazione dell’Eurozona, dati che sostanzialmente hanno confermato le attese eccezion fatta per la Spagna che ha deluso le aspettative con un PMI in fase di contrazione. L’Italia meriterebbe un discorso a parte, visto il deficit di bilancio al 2,1% e il PIL 2018 0,9%, ma Andiamo sugli USA perché oggi verrà rilasciato il dato preferito della FED sull’inflazione ovvero l’indice di spesa per consumi personali di dicembre che dovrebbe essere pari a + 0,2% su base mensile e + 1,9% sulla proiezione annuale (+ 1,9% a novembre). Il sentiment dell’University of Michigan riveduto per febbraio delle ore 16 dovrebbe aumentare a 96,1 (da 95,5 preliminare, 91,2 l’ultima lettura di gennaio).