Il feed di Twitter del presidente designato USA si è riattivato, costringendo gli investitori ad adeguare ulteriormente i loro posizionamenti.
Proprio quando il vice presidente eletto Pence era riuscito a raffreddare le tensioni diplomatiche, minimizzando la telefonata di congratulazioni della presidente di Taiwan Tsai Ing-Wen a Trump, la situazione si è infiammata a causa di un tweet a tarda notte: “La Cina ci ha chiesto se andava bene svalutare la loro valuta (rendendo difficile competere per le nostre aziende), tassando pesantemente i nostri prodotti verso il loro paese (gli USA non li tassano) o costruire un enorme complesso militare nel mezzo del Mar Cinese Meridionale? Non penso proprio”, ha twittato Trump.
La retorica ci fa prevedere che Trump marchierà la Cina come manipolatrice della valuta e che procederà con dazi del 45% sulle esportazioni cinesi.
Continuano a evolversi due narrazioni: la prima riguarda le azioni aggressive di Trump contro la Cina (improbabile un ottimismo verso la Russia) e la seconda è l’inosservanza generale dei protocolli diplomatici.
Entrambe avranno in futuro delle ramificazioni significative sui mercati finanziari.
L’RMB è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al prezzo di venerdì.
A Hong Kong continuano a salire i tassi debitori per il CNH (MI:CNHI).
Viste le crescenti preoccupazioni per una guerra commerciale fra gli USA e la Cina, sono prevedibili pesanti vendite sull’RMB.
Sospettiamo che la PBoC stia intervenendo per far aumentare il tasso di finanziamento overnight, per scoraggiare ulteriori liquidazioni di RMB.
I tassi overnight CNH-HIBOR sono aumentati del 12,4%, livelli che non si vedevano da settembre/ottobre.
Per quanto riguarda l’USD/CNY, è prevedibile una stabilizzazione e addirittura un apprezzamento perché la Cina, preoccupata per le apparenze, svierà le critiche sul tasso di cambio in vista del 20 gennaio.
In termini più generali, sui mercati emergenti sono diminuiti i deflussi dopo due settimane di forti rotazioni da mercati emergenti a sviluppati dei fondi.
Operando in controtendenza, andremmo corti sull’USD/JPY in vista del 20 gennaio.