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La domanda di dollari resta forte. L’EUR/USD si muove intorno a 1,1050, minimo dal 29 luglio, perché un rialzo del tasso a dicembre sembra ormai imminente.
Le ultime dichiarazioni dei membri della Fed, come quelle di Kashkari e Evans che sono intervenuti ieri, fanno emergere due aspetti importanti. I banchieri credono che un rialzo del tasso non inciderà sul fatto che l’inflazione continuerà a spingere al rialzo e che i tassi debbano essere alzati.
Al momento, i mercati finanziari scontano una probabilità intorno al 68% di un rialzo del tasso a dicembre; crediamo che, in questa fase, l’EUR/USD dovrebbe continuare a scendere nella speranza che la Fed finalmente intervenga e restringa la sua politica monetaria.
Oggi interverrà anche il presidente della Fed di New York Dudley e saranno pubblicati i verbali del FOMC di settembre.
Anche se i verbali dovessero rivelare una divisione fra i banchieri, l’impostazione da falco dovrebbe prevalere.
Sappiamo già che i membri colomba sembrano propensi ad accettare un rialzo del tasso.
Nel medio termine, un’altra delusione innescherebbe una consistente ondata di vendite sul dollaro.
Il dollaro sale anche in concomitanza dei prezzi del Petrolio Greggio, di solito, quando il dollaro si rafforza, i prezzi del petrolio scendono.
Ciò nonostante, crediamo che i prezzi del greggio rimarranno su livelli relativamente bassi, intorno ai 51 USD al barile, e che l’attuale livello dei prezzi stia in effetti spingendo i mercati azionari e che vi sia ancora un po’ di spazio prima di innescare pressioni al ribasso sul dollaro.
Lo CNY continua a svalutarsi
Nonostante il rafforzamento odierno dello CNY, la divisa cinese continua a subire forti pressioni a vendere.
Al ritorno dalla festività per la Settimana Dorata, la PBoC ha consentito all’USD/CNY di violare la barriera a 6,70.
Alla luce della metodologia approssimativa di fissazione del prezzo, la PBoC ha frenato la debolezza dello CNY dopo la Brexit e la storica inclusione nel paniere dei diritti speciali di prelievo (DSP) del Fondo Monetario Internazionale e ora sta permettendo un ulteriore deprezzamento.
Ciò non segnala una modifica dell’attuale strategia sulla divisa, ma un certo rimettersi al passo. Ancora una volta vediamo come la Cina sta utilizzando il graduale deprezzamento del renminbi rispetto all’indice TWI quale strumento di politica per ravvivare la competitività globale.
La riserva valutaria cinese ha subito un colpo perché la PBoC è stata costretta ad acquistare quantità significative di RMB, producendo un effetto indiretto di restringimento.
È interessante notare che la prevista domanda di RMB (in primis bond denominati in RMB) dopo l’inclusione nel paniere DSP non si è materializzata, o forse i flussi non sono stati sufficientemente elevati da compensare i timori di un rallentamento economico della Cina e le attese di un USD più forte.
Mentre ci dirigiamo verso la fine dell’anno, caratterizzata dalla domanda di USD, prevediamo che l’USD/CNY scenderà ancora, verso 6,75.
Tuttavia, è cruciale che la PBoC non permetta che il sentiment negativo sul RMB cresca al punto da superare il punto di non ritorno.
Altrove, i nuovi prestiti in CNY dovrebbero salire a 1.000 mld di RMB, cifra che rappresenta quasi il doppio del credito concesso dalle banche della Cina continentale da luglio.
La politica monetaria espansiva della PBoC dovrebbe sostenere la crescita debole, ma aumentano le apprensioni sulla stabilità del sistema finanziario cinese.
Questa cifra non migliorerà le cose e probabilmente amplificherà i deflussi di capitale.
I dati sulle esportazioni e importazioni cinesi dovrebbero mostrare una contrazione più contenuta delle esportazioni sulla scia del recupero dei nuovi ordini per l’esportazione (sostenuto dalla debolezza del RMB).
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