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Continua la decelerazione dell’inflazione, ma non è abbastanza

Pubblicato 19.06.2024, 10:30

L’inflazione core e mediana continua a scendere. Non è una sorpresa: dall’inizio del 2023 la direzione chiara è stata un’inflazione più bassa. Non si tratta di capire se l’inflazione salirà o scenderà. Ma se convergerà o meno verso il 2%, l’obiettivo della Fed. Per tutto questo tempo, la mia posizione è stata che l’inflazione mediana si sarebbe attestata nella “fascia alta del 3/fascia bassa del 4”. Ad oggi, non c’è stato niente che mi abbia fatto cambiare idea.

Non può sfuggire all’attenzione che l’inflazione sta scendendo molto più lentamente di quanto sia salita. Quando si è avuta l’impennata iniziale, certamente la fazione della “temporaneità” si aspettava che l’inflazione sarebbe scesa almeno tanto rapidamente quanto era salita, e persino molti di quelli che avevano capito che le dinamiche alla base non erano casuali ma il risultato di una politica terribile erano dell’idea che il viaggio di ritorno sarebbe durato più o meno quanto il rialzo. Ma non è andata così.

L’indebolimento dell’inflazione è stato molto più riluttante rispetto al rialzo. Questo in parte perché, dal momento che la mossa iniziale dei prezzi non era temporanea, ha innescato un circolo vizioso: gli stipendi sono saliti per riflettere le pressioni che avvertivano i lavoratori, e ciò si è ritrasmesso nell’inflazione.

Per l’IPC mediano, la forte accelerazione è partita da agosto 2021 al 2,4% ed è durata 18 mesi fino a raggiungere il 7,1% a febbraio 2023. Nei 15 mesi trascorsi da allora, l’inflazione mediana è scesa solo al 4,3% e questo tasso di miglioramento sembra stare appiattendosi anziché accelerare.

Nell’IPC core, la differenza è ancora più evidente. Il balzo dall’1,6% y/y al 6,5% y/y ci ha impiegato 12 mesi, dal marzo 2021 al marzo 2022. Dal massimo del 6,6% del settembre 2022, abbiamo avuto 20 mesi di inflazione in calo, e il dato core è tornato solo al 3,4%.

L’idea ottimistica è che abbiamo avuto più mesi di inflazione in calo che in accelerazione. L’idea più realistica, soprattutto considerato che l’IPC mediano non si era trovato sopra il 3,33% per 28 anni prima del COVID (e il dato core non sopra il 3,1%), è che l’inflazione sta convergendo alla media…ma a una media diversa. Ecco cosa dico (da tempo) che sta succedendo: la perturbazione del precedente equilibrio ha spostato l’intera distribuzione a un nuovo equilibrio (“fascia alta del 3/fascia bassa del 4”). E i dati ora sembrano supportare questa idea.

Un’importante caratteristica della serie di inversione alla media è che la quantità di “pressione” dell’inversione è legata alla distanza del punto attuale dalla media. Cioè, quando l’inflazione è lontana dalla media, tende a invertire più rapidamente e, quando è più vicina alla media, la pressione a convergere è minore. La formula generale di una serie1 di inversione alla media è:


In questa equazione, la variabile economica è rappresentata dalla serie temporale S, la media a lungo termine è μ e il tasso di inversione alla media è k. 2 Dal momento che c’è anche del rumore, e poiché molte serie economiche non tendono a vedere grosse perturbazioni in modo regolare, non è cosa banale distinguere la media di lungo periodo e il coefficiente di inversione dal rumore.

Il punto è che queste serie, quando sono fortemente perturbate, inizialmente schizzano come una molla rapidamente, ma poi rallentano gradualmente di quanto sono rimbalzate fino a raggiungere la media. Sembra proprio quello che sta succedendo. Il grafico sotto mostra gli indici IPC core e mediano, ma dal punto dello shock ai nuovi massimi ho aggiunto “linee di inversione alla media”, dove la media a lungo termine si intende al 4% per l’IPC mediano e al 3,5% per l’IPC core, e il coefficiente di inversione alla media è considerato 0,12 in entrambi i casi. 3

Median CPI vs. Core CPI

Ci sono molte diverse combinazioni che possono produrre dinamiche plausibili e non sto dicendo che questi siano i parametri giusti. Sto semplicemente cercando di mostrare che il comportamento recente sembra una serie che si sta invertendo a medie nuove e più alte.

(Per quel che vale, se volete capire perché molti economisti l’anno scorso pensavano che saremmo tornati all’obiettivo di inflazione a fine 2023/inizio 2024, usate 2% per μ. In questo caso, l’inflazione scende molto più rapidamente di quanto abbiamo effettivamente visto, e non si appiattisce prima di livelli più bassi).

Perché il tasso di miglioramento sta rallentando? Sta rallentando perché i miglioramenti più facili sono già avvenuti. Ad esempio, l’inflazione core dei prodotti è scesa da oltre il 12% a -1,7% y/y. È una buona notizia, ma il primo 14% di disinflazione è certamente il più facile!

Altre parti più appiccicose dell’IPC, come alloggi e “supercore”, stanno scendendo più lentamente (alloggi) o per niente (supercore, che si trova allo stesso livello raggiunto per la prima volta a marzo 2022). Nell’idea tradizionale, si tratta di un “miglioramento che attende di avvenire”. Ma, se l’inflazione generale core/mediana sta convergendo a una media più alta, allora questi miglioramenti saranno perlopiù compensati da un aumento dell’inflazione dei beni core da -1,7% a, diciamo, 0%.

La strada si fa più complicata da qui ed è questo che ci sta dicendo la decelerazione in calo!



  1. Ho eliminato la simbologia complicata, ma irrilevante ai fini di questa discussione, per il termine rumore, in modo da non disturbare troppo i lettori. ↩︎
  2. Vale la pena notare, siccome ho usato l’analogia della “molla” per spiegare il comportamento della velocità del denaro, che la parte della “pressione” in questa equazione è identica alla fisica di una molla, dove F=-kx e x è lo spostamento. ↩︎
  3. In realtà, ho anche eliminato la ricorsione, cioè la linea tratteggiata non si basa sulla S più recente, ma sulla S di partenza e poi sulla S calcolata. È così che apparirebbe la vostra previsione ispirata all’inversione alla media, dal punto iniziale.

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