Ieri è stata una giornata estremamente volatile sui mercati, soprattutto nella seconda parte della giornata allorquando gli operatori cercavano di capire quali fossero i messaggi lanciati dal Presidente BCE Mario Draghi. Messaggi contrastanti sulle prospettive economiche e la mancanza di accordo su come progredire con le misure di allentamento, questo quel che ne possiamo dedurre. Il mercato si aspettava un messaggio più chiaro, probabilmente anche più accomodante di quanto non sia stato.
La reazione istintiva si è tradotta in incertezza, con uno swing di 9 punti base sui rendimenti del Bund, un rimbalzo intraday sull'euro e il DAX nettamente in calo. Ma poi probabilmente ci si è convinti che la BCE sarà accomodante mettendo in campo un taglio al tasso di deposito già a settembre. Il rally dell’euro è stato dettato probabilmente da ricoperture, anche perché successivamente è subentrata forza di dollaro USA quale risposta a un sorprendente dato positivo sugli ordini di beni durevoli. Ora si dovrà cercare di capire se gli operatori sceglieranno di iniziare a posizionarsi in conseguenza al probabile taglio dei tassi della FED.
Wall Street ha chiuso la sessione di ieri al ribasso con l'S&P 500 -0,5% a 3003 punti. Tuttavia i futures statunitensi sono abbastanza stabili e restano in territorio leggermente positivo. Ciò ha fatto sì che i listini asiatici non scendessero esageratamente, con il Nikkei -0,5% e lo Shanghai Composite + 0,1%. Ovviamente la negatività dei listini ha portato su lo yen, che col dollaro è la valuta più forte. Nelle materie prime continua il consolidamento dell’oro, lo stesso si può affermare per il petrolio greggio.
Oggi c'è solo un'importante voce economica sul calendario, ma è una delle più attese: la lettura preliminare del PIL americano del secondo trimestre, ore 14:30, dovrebbe scendere a + 1,8% (dalla lettura finale di +3,1% nel primo trimestre).