La propensione al rischio ha registrato una brusca frenata nelle ultime 24 ore, complice una BCE “negative” e i disastrosi dati cinesi della notte. Ma andiamo con ordine perché la BCE non ha intenzione di aumentare il costo del denaro per tutto il 2019, tagliando pesantemente le proiezioni economiche per la crescita e per l'inflazione, impegnandosi al lancio di un nuovo programma di liquidità volto a sostenere il tessuto bancario e in seconda istanza l’economia reale. Draghi ha evidenziato “rischi al ribasso” che traggono linfa vitale dalle incertezze commerciali internazionali e da alcune questioni interne all’Eurozona come ad esempio il settore automobilistico tedesco e l’Italia.
Andiamo in Cina, dove I dati della notte hanno esaltato ulteriormente il rallentamento globale. La bilancia commerciale è scesa inaspettatamente a $4,1 miliardi (+$26,4 miliardi il dato atteso, +$39,2 miliardi quello precedente) con le importazioni cinesi in calo del -5,2% su base annua (-1,4% il dato atteso, -1,5% a gennaio) e le esportazioni letteralmente crollate a -20,7% rispetto al mese di febbraio 2018 (-4,8% il dato atteso, +9,1% quello precedente). Potrebbe avere inciso il capodanno lunare che va ad attenuare un po’ la negatività dei dati, tuttavia con questi numeri c’è poco da stare allegri. Ovvio che la propensione al rischio sia crollata, difatti abbiamo assistito a un apprezzamento degli asset rifugio e alla drastica diminuzione dei rendimenti obbligazionari. Lo yen ha sovraperformato, l’oro ha ripreso a salire verso quota 1300 dollari mentre i titoli azionari sono decisamente sotto pressione. Il tutto mentre siamo in attesa, nel pomeriggio sul mercato del lavoro degli USA e se anche i libri paga dovessero deludere potrebbero partire vendite imponenti.
Wall Street ha chiuso la scorsa notte in forte calo, con l'indice S&P 500 -0,8% a 2749 punti, mentre i futures statunitensi hanno perso un altro -0,3%. Evidente la pressione sui listini asiatici, con il Nikkei -2,0% e lo Shanghai Composite -4,3%. Gli indici europei sembrano voler seguito la strada dei ribassi. Nel forex oltre allo yen guadagna terreno anche il franco svizzero mentre l’euro dopo il crollo di oltre 100 pips di ieri sta provando a riportarsi sopra 1,12. Sarà altrettanto interessante vedere se l'australiano e il kiwi riusciranno a reggere le vendite dell’azionario, visto che si tratta di valute notoriamente legate al rischio. Detto dell’oro, sul fronte materie prime segnaliamo una perdita di circa 1 punto percentuale del petrolio.
Come detto il focus sarà incentrato sui dati USA, per quanto riguarda i nuovi posti di lavoro ci si aspetta un valore molto più normale ovvero 180.000 (in calo rispetto a 304.000 da gennaio), anche se si dovrà prestare attenzione alla revisione del dato del mese scorso (abbiamo già visto la sorpresa al rialzo dell’ADP). Attenzione anche ai salari, che su base mensile dovrebbero crescere di un +0,3% mentre la proiezione annuale si attesterebbe su +3,3%. Gli operatori si concentreranno anche sulla partecipazione, che ultimamente sta alimentando una crescita del tasso di disoccupazione. Il mercato si aspetta che la disoccupazione torni al 3,9% e quindi proiettata verso l’obbiettivo del 3,5% per il 2019 indicato dalla FED. Attenzione perché sempre alla stessa ora verranno rilasciati anche i dati sul mercato del lavoro in Canada.