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DailiFX Morning Adviser,Dollaro in picchiata

Pubblicato 07.05.2014, 09:57
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Davide Marone, 7 maggio 2014

INTRO

Protagonista assoluto della giornata dei mercati di ieri è stato il dollaro americano che è stato copiosamente venduto contro tutte le altre valute, permettendo ai vari cambi che lo contengono di raggiungere massimi e minimi dopo giorni e mesi in alcuni mesi. Discreta volatilità che si è potuta apprezzare anche sulle Borse che dopo iniziali tentativi di salita hanno poi fatto partire vendite che tuttavia hanno trovato buon freno sui primi supporti tecnici. Tanto per completare il quadro delle altre classi di asset, piuttosto piatti invece oro e Bund tedesco.

Il crollo del dollaro e la ragione “non nota”

Erano passati pochi minuti dopo le nove del mattino di ieri quando l’EUR/USD strappava sopra i massimi precedenti a 1,3890, così come il cable sopra 1,6920 e l’aussie oltrepassando l’ottimo livello di 0,9315. Questi gli esempi più emblematici dei flussi di liquidità in vendita di dollari americani che sono andati innescandosi dall’apertura delle Borse europee di ieri, con il FXCM Dow Jones Dollar Index che ha violato l’area di supporto a 10.430 punti salvo poi estendere il movimento anche al di là dell’importante soglia dei 10.400 fino a punti di minimo attorno a 10.380. La domanda che sorge spontanea è naturalmente del perché una simile dismissione di biglietto verde a distanza di 5 giorni dalle comunicazioni del FOMC che hanno, oltre che ridotto ancora gli importi mensili del QE3, di fatto messo in luce una situazione in costante miglioramento dell’economia a stelle e strisce e della conseguente e prudente politica monetaria; ma soprattutto il perché di una tale debolezza quando qualche giorno prima il Labour Department of Statistics ha reso noto che i posti di lavoro creati nel mese di aprile sono stati quasi 300mila e che il tasso di disoccupazione è sceso al 6,3% sui livelli del 2008 pre-crisi. Beh francamente anche da parte nostra trovare una risposta univoca e “colpo sicuro” non è facile e si potrebbe banalizzare affermando che è l’euro che continua a mostrarti troppo forte per via dell’anomalia della sua banca centrale, che la sterlina è sostenuta per via dei suo brillanti indicatori macroeconomici e che le oceaniche vengono comprate per via degli alti rendimenti che offrono e che ancora consentono operazioni in guadagno sui differenziali tasso. In realtà, e ieri è apparso abbastanza evidente, è stato il dollaro in qualche modo “sfiduciato” dagli operatori di mercato. E se il percorso intrapreso in materia di politica monetaria non c’entra, così come le release macro che invece sono per gran parte lusinghiere, le motivazioni sono evidentemente da cercare altrove e probabilmente attengono al ruolo del dollaro americano come valuta di scambio e valuta di riserva. E’ noto che da qualche anno le grandi e fiorenti economie emergenti abbiano di fatto messo in discussione la centralità del dollaro americano per i pagamenti internazionali tra i loro paesi, così come i ricchi produttori di petrolio ed esportatori di materie prime stiano di fatto iniziando a quotare tali commodities in valuta diversa. Non ultima si inserisce la Russia che, in relazione al deterioramento della crisi ucraina e alle sanzioni imposte da UE e Stati Uniti, ha di fatto dichiarato che non effettuerà più transazioni in dollaro americano e che di fatto impedirà la libera circolazione di capitali americani nel paese. Un altro versante, forse quello più importante e decisivo in questo momento, è quello cinese ed in particolare quello legato all’accumulazione di riserve in dollari USA da parte del gigante asiatico. E’ piuttosto noto infatti che la Cina, oltre che detenere qualcosa come tre trilioni di titoli del debito americano, possegga nei propri forzieri quantità ingenti di dollari americani che se reimmessi nel mercato non farebbero che aumentare l’offerta di moneta alla voce circolante rendendo di fatto il biglietto verde più svalutato di quel che già è. E’ dunque bene porre il focus su queste tematiche tali da portare a repentine ripercussioni sui prezzi spot dei cambi valutari che, come nel caso di ieri, si sono comunque rivelate tecniche permettendo ingressi legati ai livelli grafici e quindi in grado di essere colte.

Oceaniche protagoniste

Ieri era stata la volta del dollaro australiano e della sua banca centrale di emissione che aveva comunicato la non variazione del cash rate al 2,50% e sostanzialmente ribadito il buon percorso delle variabili disoccupazione ed inflazione oltre che riaffermato la sostenibilità del valore della divisa domestica. La notte scorsa è stato invece il turno della Reserve Bank of New Zeland che, sebbene non all’interno di un meeting ufficiale, ha per bocca del suo governatore Wheeler fatto sapere che il dollaro neozelandese rimane sopravvalutato; inoltre lo stesso Wheeler ha rincarato la dose affermando che se una tale forza della valuta dovesse permanere a fronte di un peggioramento dei fondamentali economici allora la stessa Reserve Bank of New Zeland potrebbe intraprendere operazioni di mercato aperto in vendita di valuta. In particolare ciò era riferito agli esiti non positivi delle recenti aste relative alla produzione lattiero-casearia che rivestono un ruolo cruciale nell’economia del paese. Un avvertimento dunque importante del mercato che a fronte di un doppio e riavvicinato rialzo del tasso di interesse legato alla valuta dal 2,50% al 3% (qui la contradizione della RBNZ), aveva giustamente prediletto acquisti di neozelandese nel recente passato. Vendite importanti della divisa sono invece avvenute, complici anche i dati appena peggiori sul fronte disoccupazione nuovamente al 6,0%, con storni sul cambio NzdUsd di quasi una figura rispetto ai massimi visti ieri. Ancora una volta l’importanza delle release, come affermato ieri e nei giorni scorsi, dunque appare decisiva nel portare volatilità sui prezzi che reagiscono in maniera potente ed istantanea a quanto proviene dal fronte macro. Quest’oggi l’evento cruciale sarà lo speech di Janet Yellen, il primo dopo il meeting del FOMC di settimana scorsa, previsto per le 16 e a cui varrà la pena fornire attenzione anche alla luce di quanto avvenuto ieri sul fronte dollaro.

QUADRO TECNICO

EUR/USD: abbiamo modo di ritenere che in assenza di una dinamica così importante di dollari in vendita, l’euro sarebbe verosimilmente rimasto in congestione fino alla giornata di domani in cui la BCE comunicherà le sue decisioni. Potenti invece sono state le rotture sopra 1,3890 che ben hanno raggiunto il target a 1,3930, per poi superarlo fino quasi ai massimi visti a metà marzo. Ci troviamo ora di fronte ad uno scenario di correzione che potrebbe essere avvalorato dalla divergenza regolare tra prezzo ed oscillatore stocastico sul time frame a 4 ore che potrebbe dunque suggerire approdi fino a 1,3890 prima di eventuali ripartenze. Lo scenario discesista potrebbe essere rafforzato da un pattern di pera cotta che potrebbe manifestarsi bene proprio al cedimento della media mobile esponenziale a 21 periodi del grafico orario verso il target appena citato da cui potrà essere considerata la possibilità di riacquistare il cambio.

USD/JPY: gli acquisti di dollaro americano si sono manifestati con effetti decisamente più contenuti sul cambio, che non si è portato oltre i supporti più significativi evidenziabili a 101,30. L’impostazione del grafico a 4 ore potrebbe suggerire riprese da area 101,45 in divergenza regolare rialzista verso 101,70 e area 101,90. E’ bene notare che il primo di questi due livelli potrebbe però già in primo luogo portare, in ossequio al time frame orario e al test della media 21, alla ripartenza di vendite in direzione 101,30. Attenzione perciò a muoversi bene in ottica di timing.

EUR/JPY: il cross ha dapprima scontato il rialzo importante di eurodollaro per poi, ed ormai questo è empiricamente pià che verificato, allinearsi alla dinamica ribassista di UsdJpy. Il grafico giornaliero continua a suggerire una impostazione discesista ma anche in questo caso il 4 ore fornisce la possibilità di contemplare una divergenza ribassista che, previ arrivi in area 141, potrebbe risostenere il prezzo verso 141,40 e 141,60. Stesso pattern rialzista è infatti riscontrabile su grafico orario. Attenzione a vendite che potrebbero ripartire proprio a 141,60.

GBP/USD: massimi importantissimi anche per il cable che si è portato ad un passo dalla soglia psicologica di 1,70. La possibilità di assistere ad un arresto in doppio massimo proprio in quest’area resta plausibile, ma resta imprudente posizionarsi corti se non al superamento di area 1,6975 per riguardare all’area del pivot daily a 1,6950 prima e a quella dei massimi a 1,6920 poi. Dopo che lieve correzione notturna si è risolta nuovamente in senso rialzista è contemplabile uno scenario di ulteriore break verso i primi livelli ipotizzabili a 1,7030.

AUD/USD: ancora, la figura di riferimento resta dunque il preciso canale rialzista dai minimi di gennaio, attraversato dal canale ribassista invece iniziato il 10 aprile. 0,9300/15 era l’area cruciale da superare per effettive riprese del trend rialzista di fondo, giustificate da pin candle, media esponenziale a 21 periodi e swing dello stocastico sul grafico giornaliero. E ieri abbiamo avuto le conferme di questo con il brillante superamento della resistenza fino ai precisi target a 0,9340 e 0,9365. Proprio il primo di questi due livelli può suggerire nuove ripartenze verso l’area di 0,9380 come è ben evidenziato dalla confluenza grafica del time frame a 1 ora che presenta il transito a quel livello della media mobile a 21 periodi. Al cedimento invece del livello stesso aspettiamoci potenziali pullback di area 0,9300/15.

Ger30 (DAX): meno tecnica questa volta la dinamica dell’indice tedesco che, con il mattiniero superamento al rialzo di area 9.555 punti sembrava poter proseguire con i rialzi verso 9.600. Invece sono stati improvvisi i rientri ma poi precisi i target a 9.490 dal quale però le vendite sono andate estendendosi fino a 9.440 fino ai minimi dell’apertura in gap a 9.400 punti. Lecito dunque attendersi salite nel breve fermo restando la possibilità di assistere ad allunghi fino a 9.365 prima di buone riprese del prezzo. I livelli di resistenza restano quelli sopracitati.

XAU/USD (Oro): oro calmo invece nella giornata di ieri, con di fatto la conferma del livello di resistenza a 1.316 e di quello di supporto a 1.308. L’impostazione di fondo resta rialzista come suggerito dal 4 ore che proprio in area 1.308 suggerisce ripartenze verso 1.316 prima e 1.320/22 poi. Implementabili invece delle vendite sotto 1.307 in direzione 1.301 prima per stop in pari e 1.296 poi.

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