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DailyFX Morning Adviser, attese BCE

Pubblicato 08.05.2014, 08:39
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Davide Marone, 8 maggio 2014

INTRO

Con l’addentrarsi nei giorni caldi della settimana e come in qualche modo avevamo preannunciato lunedì e martedì, stiamo seguendo un mercato guidato dagli indicatori provenienti dal fronte macro e che seguono logiche di volatilità di breve in grado di consentire una buona operatività intraday mantenendo comunque intatte le strutture tecniche di medio periodo dei diversi strumenti finanziari che ci premuriamo di analizzare.

Lo speech di Janet Yellen

Nel pomeriggio di ieri abbiamo potuto seguire gli highlights del discorso del governatore della Federal Reserve Janet Yellen alla commissione congiunta di Camera e Senato del Congresso degli Stati Uniti. Il discorso rivestiva una valenza media per il fatto che era il primo dopo la riunione del FOMC della settimana scorsa. Per quanto il tono del banchiere centrale non sia stato tra i più dovish ipotizzabili, naturalmente non sono stati grandi i contenuti emersi sebbene la chiarezza e la decisione con le quali questi sono stati enunciati ed affermati è di per sé significativa. In primo luogo è stato ribadito che le politiche accomodanti saranno mantenute ancora per diverso tempo e che le condizioni del mercato del lavoro ( su cui c’era attesa visti i dati molto oltre le attese di venerdì scorso) sono comunque lontane dal potersi ritenere soddisfacenti; inoltre, un’inflazione per troppo tempo inferiore al 2% pone dei rischi nel medio periodo così come una ripresa troppo lenta del mercato immobiliare. Il tapering inoltre proseguirà ai ritmi attuali se ovviamente non vi sarà un deterioramento dell’outlook macro e un eventuale ritocco dei tassi di interesse non ha un timing prestabilito (in memoria dei 6 mesi che lei stessa annunciò nel suo primo discorso post FOMC forse in maniera ingenua). Queste in sintesi le linee guida di maggiore rilevanza, reiterate con estrema convinzione da Yellen in quello che permane essere in qualche modo uno stile fondato sulla ripetizione quasi mnemonica dei concetti già noti, il che la rende estremamente differente da Ben Bernanke la cui retorica faceva dell’evasività il suo punto forte. Nessun accenno naturalmente alla recente debolezza del dollaro americano e non potrebbe essere altrimenti visto che è il suo stesso istituto ad averla causato ora come nei mesi passati e nessuna reazione particolare del mercato alle sue parole. Va però detto che ogni release di media rilevanza sull’economia a stelle e strisce assumerà fin qui un valore se possibile maggiore e potrà continuare ad essere foriera di alta volatilità

Aud protagonista

Proprio ieri in questa sede spendevamo diverse parole per focalizzarsi sulle valute oceaniche e sulla loro forte reattività di fronte alle decisioni delle rispettive banche centrali di emissione nonché alle pubblicazione dei dati. Ieri era stato il turno del dollaro neozelandese e questa notte è stato invece il cugino australiano a tornare sugli scudi. Importanti sono state le release sia sul fronte diretto, cioè quello dell’Australia, che indiretto, cioè relativamente alla Cina. Sul primo versante i dati sul lavoro si sono rivelati migliori delle aspettative che vedevano rispettivamente la variazione del livello di occupazione a 6,8mila unità e il tasso di disoccupazione al 5,9% e la cui comunicazione ha evidenziato invece in 14,2mila e 5,8%. Non più tardi di mezzora dopo è stato il turno dei dati cinesi ed in particolare della bilancia commerciale che ha visto incrementi sostanziosi a 18,45 miliardi rispetto ai 13,90 attesi. Tutto ciò ha naturalmente contribuito a spingere il dollaro australiano in su, dopo il tecnico pullback sui supporti in area 0,9315, verso nuovi massimi a 0,9375 verso quello che è uno scenario rialzista multiday che era giustificato tecnicamente ma che cercava conferme dopo i movimenti di martedì scorso. Vi è dunque ragionevole motivo di credere che le estensioni in rafforzamento della divisa oceanica potrebbero proseguire.

Il turno di Draghi

Dunque oggi la BCE comunicherà le sue decisioni sui tassi di interesse ed eventuali decisioni in materia di politica monetaria. Quali le possibili novità? Noi ci allineiamo al più ampio consensus che vede in questo meeting l’ennesimo non evento. Il vero nodo continua ad essere quello dell’inflazione che nell’ultima pubblicazione è dopo mesi “migliorata” dallo 0,5% allo 0,7%, ma va ricordato che per la prima volta la Germania è risultata in deflazione su base mensile al -0,2%. Sono livelli naturalmente allarmanti che condizionano al ribasso le aspettative di inflazione e perché non fanno sì che gli squilibri tra economie core e periferiche dell’eurozona possano in qualche modo assorbirsi. Da un lato, e questo va detto, le economie sviluppate fanno registrare dei tassi di inflazione spesso di poco superiori all’1% ma è pur vero che presentano tassi di disoccupazione neanche lontanamente paragonabili a quelli europei nonché aspettative di crescita ben più lusinghiere in termini di prodotto interno lordo. E finché il nodo lavoro non sarà risolto dalle politiche nazionali (ed è questo il dramma dell’eurozona) difficilmente potrà riattivarsi un virtuoso circuito del credito e dunque la ripartenza dei consumi. Un nuovo problema per Draghi & Co è ora rappresentato dai tassi di mercato a breve che stanno risultando estremamente volatili verosimilmente per le drastiche e recenti riduzioni di liquidità nel sistema. Ne è prova il balzo che si è avuto ieri del tasso EONIA, il tasso di interesse medio cioè al quale un paniere di banche si concede reciprocamente prestiti in euro su base giornaliera, un Euribor overnight in altre parole; ebbene questo è passato dallo 0,108% di martedì allo 0,260% di ieri, il che lascerebbe pensare che la BCE potrebbe contemplare nuove iniezioni di liquidità ma è più verosimile che Draghi si affretterà a ritenere questo un effetto della riattivazione del mercato interbancario europeo. Dunque appare molto probabile un nulla di fatto quest’oggi, che potrebbe però avere l’effetto di acuire la forza dell’euro che quindi contro il dollaro americano potrebbe testare la fatidica soglia di 1,40. Fermo restando l’ipotesi di status quo, sono due gli scenari che invece potranno deprimere il valore della moneta unica: la chiara allusione a manovre imminenti che potranno in qualche modo essere ascritte ai mesi di giugno luglio sul fronte tassi o LTRO (QE è un tema molto meno attuale ora), o riferimenti specifici da parte di Draghi alla forza dell’euro (tutt’altro che tipici alla BCE) come vera e propria spada di Damocle alla ripartenza dell’economia del Vecchio Continente

QUADRO TECNICO

EUR/USD: giornata di calma piatta quella sull’euro di ieri. Le lievi correzioni successive ai forti movimenti al rialzo di giovedì si sono ben riportare in area 1,3900/05 da dove sono possibili ripartenze all’insù che molto naturalmente dipenderanno dagli esiti di quest’oggi. La confluenza grafica caratterizzata dalla media mobile esponenziale a 21 periodi sul grafico a 4 ore avvalora l’area sopracitata in quanto ottima per sostenere il prezzo per nuovi raggiungimenti dei punti di massimo con vista, in caso di forte volatilità, a 1,3970 e 1,40. Per la view ribassista è bene essere più conservativi ed attendere ritorni sotto 1.3890 per posizionamenti corti verso 1,3850 in primo luogo.

USD/JPY: nuova calma piatta sul cambio che ieri si è però mosso in maniera tecnica, con la buona divergenza regolare rialzista tra prezzo ed oscillatore stocastico che si è sviluppata al suo primo stage, andando cioè ad arrestarsi sulla confluenza grafica rappresentata dal livello statico e dalla media mobile a 21 periodi in area 102. Da qui sono partite delle buone vendite che potranno proseguire sotto area 101,65 verso 101,45 prima di eventuali nuovi acquisti con i medesimi livelli a riferimento.

EUR/JPY: assoluto difetto di direzionalità per il cross sempre attraversato da movimenti contrari e non sincronizzati tra i due cambi originali. Ancora di riferimento resta il range tra 101 e 102 con 101,55 come livello intermedio spartiacque. L’impostazione tecnica di 4 ore e 1 ora suggerisce ancora possibili estensioni al ribasso verso 141,40 e appunto 101 ma è bene osservare la reazione dell’euro in conseguenza alla BCE di questo pomeriggio per assumere posizionamenti più rilevanti. 140,65 e 140,24 i supporti chiave, mentre è 142,50 la resistenza di approdo su importanti strappi al rialzo.

GBP/USD: correzione in atto ed ancora presente sul Cable che ci mostra un’importante area di supporto a 1,6930 che, se non raggiunta, potrebbe darci buone conferme in senso di ripartenza rialzista. Va ricordato che il cambio sarà interessato dalle decisioni della Bank of England di quest’oggi alle 13, che comunque dovrebbero confermare quanto già noto. La flag potrebbe dunque risolversi in senso rialzista alla rottura di 1,6970 verso 1,70 in primo luogo. Resta 170,35 il riferimento maggiore al rialzo. Sotto il livello di supporto sopracitato riguarderemmo invece a 1,6895 e 1,6880.

AUD/USD: sembra trovare dunque definitiva affermazione la figura di riferimento rappresentata dal preciso canale rialzista dai minimi di gennaio, attraversato dal canale ribassista invece iniziato il 10 aprile. Le rotture al rialzo di 0,9315 sono state precise lo scorso martedì così come i pullback visti ieri proprio in quell’area e le potenti ripartenze della notte in seguito ai dati che di fatto forniscono una forte connotazione rialzista per primo target a 0,9385 e 0,9425. Grafico a 4 ore esemplare in questo senso e che poi potrebbe farci vedere a quei livelli una potenziale divergenza regolare ribassista ora però ancora molto lontana, per pensare dunque di rivendere. 0,9340 ora il supporto più importante.

Ger30 (DAX): esattamente come martedì non troppo tecnica ancora la dinamica dell’indice tedesco. Ancora una volta il livello di 9.555 punti ha confermato la sua valenza come punto di resistenza in grado dunque di respingere il prezzo nuovamente verso l’altrettanto reiterato supporto a 9.490 punti. Il swing dell’oscillatore stocastico su time frame a 1 ora sembra poter suggerire dunque questo scenario. Se invece area 9.555 dovesse essere rotta al rialzo, è bene attendere conferme di rottura per dei long in direzione 9.620.

XAU/USD (Oro): dopo la calma di martedì, violento il ribasso dell’oro che dopo aver fallito rotture rialziste sopra 1.316, ha poi violato al ribasso area 1.307 e tecnicamente ha ripreso i livelli di 1.301, 1.296 e si è avvicinato ad area 1.286. Siamo ora in correzione con possibilità di rivedere vendite in area 1.292 verso 1.286 e allunghi a 1.277 in primo luogo. Ritorni sopra 1.296 impongono nuovamente di guardare alle resistenze sopra citate.

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