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DailyFX Morning Adviser, chiamata d’emergenza per la BCE

Pubblicato 01.04.2014, 09:02
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Matteo Paganini, 1 aprile 2014

INTRO

Il mese di aprile si apre non certo all’insegna dell’ottimismo. Il dato pubblicato ieri sull’inflazione europea non lascia spazio ad interpretazioni e giovedì l’istituto centrale europeo non ha più scuse per non intervenire, come sempre, in ritardo, per tentare di arginare una situazione che purtroppo è figlia del non interventismo, secondo mandato e statuto, che purtroppo potrebbe essere comunque mantenuto in essere (la reazione dell’euro di ieri indica che questo è prezzato dal mercato).

Inflazione europea: 0.5%

Quando parlavamo di possibile “giapponesizzazione dell’Europa” siamo stati chiamati in causa anche da TV e giornali in quanto sembrava che il nostro fosse un azzardo morale ed una provocazione. Ci stiamo arrivando invece, a nostro parere. Il dato che ieri ha fatto registrare un’inflazione allo 0.5% ed un’inflazione core allo 0.8% è rappresentativo di come le masse monetarie dell’area euro siano quasi congelate, con i consumi che cominciano a diminuire e con la fiducia che potete trovare se guardate sotto la suola delle vostre scarpe. Le condizioni peggiori in assoluto (non avremmo voluto citare la disoccupazione al 12% per non infierire, ma il dovere di cronaca e di chiarezza ce lo impone) per innescare una spirale negativa da cui potrebbe essere difficile uscire – il Giappone ci ha messo 20 anni per smuovere qualcosa e lo sta cercando di fare tramite una mossa che non può essere contemplata dalla BCE, ovvero lo stampare moneta. A parte il fatto che non comprendiamo e non abbiamo mai compreso (ma chi ci segue lo sa) perché l’istituto centrale europeo non possa agire direttamente sulle masse monetarie per cercare di correggere la mal nata situazione di avere una moneta comune e diversi tassi di interesse – e lo diciamo dal lontano 2005, in tempi non sospetti in cui prendevamo dei pazzi a pensare alla crisi dell’euro – non capiamo altresì l’ostinazione di continuare a rimanere concentrati sull’inflazione di medio periodo, ben ancorata sotto, ma vicino, al target del 2% voluto dalla BCE. Non c’è più tempo, gridiamo l’allarme. Aprite i rubinetti della liquidità e fate in modo che arrivino alla gente. E visto che non lo farete, tagliate almeno i tassi, lo chiediamo da un anno.

RBA: nessun cambiamento sui tassi

La Banca Centrale Australiana questa notte ha deciso di mantenere il livello dei tassi di interesse al 2.50% e non ci sono novità di sorta rispetto a quanto ci si aspettava. Concentrandoci, per poi passare ai livelli tecnici, sul dollaro australiano, è stato soltanto detto che il proprio valore rimane alto come da standard storici e che il declino rispetto ad un anno fa può aiutare a raggiungere gli standard di crescita desiderati, pur essendoci state delle risalite negli ultimi mesi che non aiutano. Oltre a questo, che non ha mosso il mercato nel breve e che potrebbe portare a tentativi di ulteriori estensioni rialziste da qui a qualche giorno (da valutare in caso di ripartenza oltre area 0.9300), nulla di nuovo sotto il sole.

QUADRO TECNICO

EUR/USD: congestione per l’euro dopo il tentativo di discesa post-inflazione subito rimangiato con tentativi di ripartenza oltre 1.3800. Seguiamo la possibilità di formazione di una divergenza ribassista su un 4 ore, con le medie ancora impostate a ribasso e con il mercato che sta formando, seppur in maniera disordinata, una possibile bandiera ribassista. Sopra area 1.3825 potremmo assistere a tentativi di raggiungimento dei massimi precedenti.

USD/JPY: buona tenuta dei supporti statici e dinamici (media a 21) su un time frame orario ieri. Possibilità di valutare eventuali ripartenze una volta appoggiatici ad area 102.90 oppure rotta area 103.35, con l’idea che un ritorno sotto 102.75 potrebbe lasciare spazio a discese verso 102.40.

EUR/JPY: situazione simile al papà UsdJpy, con i livelli di limit da valutare passanti intorno a 141.70 e di rottura intorno a 142.40, con idee di ritracciamento dei prezzi sotto area 141.50 con potenziali target che passano tra 141.20 e 141 figura.

GBP/USD: sterlina che si sta appoggiando sui supporti statici passanti per 1.6650 coincidenti con la media mobile a 21 oraria. Questa potrebbe rappresentare una buona area sulla quale pensare ad acquisti di pound (attenzione al PMI in pubblicazione alle ore 10.30) che in caso di ripartenza oltre 1.6685 potrebbero puntare ad area 1.6715/25. Un ritorno sotto 1.6635 potrebbe portare a tentativi di estensione verso 1.6610, area di supporto importante.

AUD/USD: volatilità senza direzionalità per il dollaro australiano, che potrebbe aver compiuto un doppio massimo in area 0.9300 sul quale pensare di sfruttare il buon R/R ed entrare corti con stop e reverse sopra i massimi. Un ritorno sui supporti passanti per 0.9210/15 potrebbe fornire la possibilità di acquistare l’aussie in limit, con l’idea che ritorni sotto area 0.9190 potrebbero portare ad approfondimenti verso 0.9170 ed in estensione 0.9150.

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