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DailyFX Morning Adviser, Ottimi payrolls ma dollaro punto e a capo

Pubblicato 05.05.2014, 08:58
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Davide Marone, 5 maggio 2014

INTRO

La settimana scorsa, per quanto caratterizzata dalla festività del primo maggio che ha visto diversi listini europei chiusi e conseguente liquidità ridotta, è stata piuttosto importante sul fronte dei mercati finanziari laddove però gli impatti degli eventi significativi sui prezzi dei principali strumenti finanziari è stato molto limitato. Dopo infatti le comunicazioni delle decisioni in materia di politica monetaria da parte della Federal Reserve, tra le più dovish degli anni recenti, è stata la volta dei dati sul lavoro negli Stati Uniti che, sebbene piuttosto clamorosi e forieri di ottima volatilità nel brevissimo periodo, di fatto hanno mantenuto il quadro generale piuttosto inalterato.

Payrolls su e disoccupazione giù

I dati di venerdì sul mercato del lavoro negli Stati Uniti hanno stupito gran parte degli osservatori economici e il gap con il consensus (ed è sempre più lecito chiedersi quali siano i criteri che portino i maggiori istituti finanziari internazionali a fornire stime sempre piuttosto lontane) è stato relativamente ampio; se infatti si attendeva la creazione di 218mila nuovi posti di lavoro, la release ne ha evidenziati ben 288mila mentre il dato precedente che si era attestato a 192k si è visto migliorato a 203k. Il tasso di disoccupazione è invece calato dal 6,7% al 6,3% con attese al 6,6%. Questo dunque l’aggregato di dati che può definirsi persino eccezionale per la situazione occupazionale degli Stati Uniti. Una lieve precisazione va fatta in relazione al tasso di partecipazione, ovvero sia al rapporto tra il totale della forza lavoro e la popolazione attiva in senso lavorativo: questo è tornato in calo dal 63,2% al 62,8% allo stesso livello dello scorso Agosto, ove però la disoccupazione era al 7,2%. Dati quindi nel loro complesso rosei che però non hanno portato a reazioni altrettanto significative sui due grandi fronti, quello cioè del dollaro americano prima e del comparto azionario poi. Come auspicato ed abbastanza prevedibile, un buon dato avrebbe premiato il biglietto verde e, nell’immediata reazione post-release, ciò è esattamente quello che è avvenuto in maniera generalizzata e senza eccezioni. Il benchmark rappresentato dal FXCM Dow Jones Dollar Index è infatti balzato fino a quota 10.500 punti. Ciò che però ha stupito è stato il vero e proprio dietrofront quasi come se il mercato, ed è successo tante volte, avesse inizialmente prezzato puramente un buon dato sui nuovi posti di lavoro e poi avesse per così dire metabolizzato il resto dei dati invece meno positivi. Ma, e l’abbiamo appena esemplificato, non è stato questo il caso dal momento che davvero sono pochi i nei da sottolineare in questo statement pubblicato dal Labour Department of Statistics. Sta di fatto che il dollaro americano è stato prontamente rivenduto in una dinamica di mercato caratterizzata da prese di profitto velocissime, prese di stop altrettanto rapide e ritorno di fatto allo status quo che ha caratterizzato i giorni antecedenti. La prima considerazione che va fatta è che il cambiamento di forward guidance della Fed dal precedente senso quantitativo a quello attuale qualitativo, rende di fatto i dati quasi esclusivamente interpretabili in ottica di breve periodo e quindi utili per essere tradati laddove si cerca volatilità immediata più che estensione dei movimenti. Le Borse, nella misura in particolare del benchmark S&P500 hanno invece messo a segno una fiammata verso i massimi per poi riallinearsi al precedente livello medio dei prezzi. “Come sempre appare piuttosto sterile lanciarsi in previsioni di dati di questo tipo, che a poco servirebbero in ottica operativa. Più utile invece, alla luce anche di quanto emerso dal FOMC, quali potranno essere le eventuali reazione a fronte degli scenari più verosimili per questo pomeriggio. La Fed non ha fatto che confermare quanto era giù più che noto e diventa difficile leggere i dati di oggi in relazione alle ripercussioni sul fronte di politica monetaria; il prossimo meeting del FOMC è lontano nel tempo, a metà giugno. E’ lecito dunque attendersi una reazione per così dire pura del mercato, nel senso che dati positivi potranno andare a premiare il dollaro americano contro le altre major e contro oro, mentre in principio le Borse potranno tentare nuove salite salvo poi auspicabilmente riallinearsi a movimenti sensati al ribasso.” Questo scrivevamo nel Morning Adviser dello scorso venerdì e ci sentiamo di ribadire in pieno la view che contempla di fatto un mercato caratterizzato da buone reazioni ai dati macroeconomici ma circoscritte nel breve, aggiungendo che ancora una volta le banche centrali guideranno in maniera spiccata (vedi la BCE giovedì) l’azione dei prezzi degli asset di riferimento, in attesa dell’instaurarsi di importanti input che potranno eventualmente provenire dal fronte Fed ma non prima di un mese.

La giornata e la settimana che ci attendono

Va subito precisato che il mercato è rimasto chiuso in Giappone (ma i futures del Nikkei sono stati e restano scambiati) e la piazza di Londra quest’oggi non aprirà. Questo potrà, visto anche il lunedì non particolarmente ricco di release, portare ad una contenuta volatilità tipica ormai da alcuni mesi a questa parte di inizio settimana. Un’attenzione maggiore potrà essere attribuita invece alla pubblicazione dell’Indice ISM non manifatturiero degli Stati Uniti prevista per le 16. Sarà invece settimana di banche centrali, a partire dalla Reserve Bank of Australia di questa notte a cui faranno seguito nei prossimi giorni importanti pubblicazione sul fronte oceanico, la Bank of England e naturalmente la Banca Centrale Europea nella giornata di giovedì con entrambi i versanti comunque strettamente interessati da notevoli altri dati macroeconomici. Dunque possiamo attenderci una buona volatilità sul mercato e, come ribadito, una forte reattività ai dati; d’obbligo perciò, tanto più per operatività di breve e intraday, conservare il calendario macroeconomico ben vicino ai propri monitor.

QUADRO TECNICO

EUR/USD: la forza intrinseca dell’euro, o debolezza di dollaro americano se la si vuole leggere in questo modo, resta indubbia e la reazione dello scorso mercoledì dopo i dati sull’inflazione Eurozona ed in maniera emblematica dopo i dati di venerdì, lo hanno dimostrato inequivocabilmente. Ancora una volta dunque fortissime le vendite che non hanno però raggiunto la grande area di supporto a 1,3775/90 e poi i copiosi acquisti fino quasi ad area 1,39. La megapin candle sul daily è abbastanza esemplificativa di questa dinamica. Ieri sera si sono viste delle leggere aperture in gap ribassista con discese che sono arrivate a testare area 1,3865. Da qui lievi risalite che potranno nuovamente interessare i massimi a 1,3890 prima di eventuali nuove vendite in sostanziale tenuta dei livelli statici con un’attenzione specifica a tentativi di rottura che però potranno rivelarsi fallaci. 1,3850 il primo supporto in caso di cedimento sotto 1,3865, ma resta da privilegiare un’operatività in limit entry e dai target contenuti.

USD/JPY: stessa esatta dinamica naturalmente anche su questo cambio. Prima gli acquisti importanti sopra i massimi della congestione a 102,70 fino alla prima resistenza a 103, poi i veri e propri storni che sono proseguiti con l’apertura di ieri sera in violazione di area 102. Medesima figura di pin candle naturalmente, in ottica ribassista questa volta. Il grafico orario ci mostra questa volta la formazione di una bearish flag che se dovesse ben svilupparsi potrebbe portare proprio a ritest di area 102,00 per nuove vendite con primi obiettivi a 101,70. 102,15 il primo livello da superare per pensare a nuovi long verso 102,35 in primo luogo.

EUR/JPY: tipica la reazione del cross alla pubblicazione. La sua dinamica ha visto infatti prevalere l’effetto UsdJpy, e perciò ampie salite in principio ed altrettanto larghe discese poi. Discese anche qui proseguite nella notte con test di 141,40 che ha portato a nuove correzioni che potrebbero però arrestarsi nuovamente a 141,60 che è un buon punto tecnico per contemplare nuove vendite verso area 141.141,80 e 142 i punti di resistenza statici su tentativi, meno probabili, rialzisti.

GBP/USD: up and down anche sul cable, ma in maniera meno marcata che altrove. Resta in grande evidenza l’area di supporto a 1,6855 ben visibile sul grafico a 4 ore con la confluenza della media mobile esponenziale a 21 periodi ed il pivot daily. Buoni i long da quel livello dunque con dei tentativi di stop entry che potrebbero essere tuttavia implementati sopra 1,6880 verso l’area di 1,69 in prima istanza, così come sotto 1,6850 verso l’1,6830/25.

AUD/USD: montagne russe naturalmente anche su questo cambio, protagonista questa notte di ulteriori discese legate perlopiù al PMI Manifatturiero Cinese sotto le attese. Buona però la tenuta del preciso livello statico a 0,9250 che ha consentito buoni riacquisti che trovano in 0,9275 lo scoglio verso l’ottimo livello di 0,93. Area questa interpretabile come di nuove vendite proprio verso 0,9250 in primo luogo. A partire da questa notte attenzione però alle importantissimo calendario macro per il dollaro australiano.

Ger30 (DAX): venerdì scorso evidenziavamo la buona ancora la tecnicalità dell’indice nel raggiungimento dell’area di resistenza attorno ai 9.625 punti livello al quale poi vendere per l’ottimo risk/reward verso l’area di 9.555 punti. Scenario ancora una volta confermato dalla buona affidabilità tecnica del suo prezzo. Invariati comunque i presupposti di discesa che ora possono porre il target di area 9.590/500. Vale la pena di attendere invece il superamento del pivot daily e della media 21 oraria per pensare di ricomprarlo; precisamente 9.570 per target a 9.620.

XAU/USD (Oro): l’oro era tra i protagonisti attesi di questa pubblicazione dei NFP. La sua reazione è stata piuttosto allineata a quella dei cambi valutari ed in definitiva alla dinamica del dollaro americano. Dapprima le vendite alla ricerca dei supporto a 1.277 e poi gli ampi acquisti in grado di raggiungere via via le resistenze a 1.290, 1.296, 1,302 e 1,307. Scenario rialzista dunque tornato fortemente in auge con la possibilità ora di assistere a lievi correzioni proprio in area 1.302 prima di nuovi long che in scenario multiday si propongono gli obiettivi di ara 1.315 e 1.330 dollari l’oncia.

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