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DailyFX Morning Meeting

Pubblicato 05.03.2014, 08:54
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Davide Marone, 5 marzo 2014

INTRO

Non c’è ironia nel nostro titolo di questa mattina, diametralmente opposto a quello di ieri in cui invece ci riferivamo al clamoroso tonfo delle Borse come elemento di una dinamica di risk off che si era andata innescandosi. Ciò che è successo ieri sui mercati di fatto, ha ribaltato quasi completamente lo scenario del giorno precedente, generando l’opposto effetto di risk on. Con tutta la cautela che ancora raccomandiamo di utilizzare quando crediamo di trovarci in una precisa dinamica correlativa risk on/ risk off, tutta da monitorare e da confermare nel medio periodo, è stato comunque evidente che ci sia un filo conduttore che lega le varie classe di asset; filo che sembra essere quello appunto della dicotomia avversione/propensione al rischio.

Ancora Risk on / Risk off

Ieri avevamo approfondito la questione russo-ucraina e come/se questa stesse condizionando i mercati finanziari. A giudicare dal comportamento dei prezzi di ieri, l’ipotesi che ieri in maniera velata accennavamo – cioè del fatto che le tensioni internazionali erano in qualche modo il pretesto ideale per permettere ai grandi player del mercato di andare a liquidare massicce posizioni su determinati strumenti finanziari – sembra trovare conferma. I listini azionari, in assoluto l’asset più in bolla in questo momento storico, sono infatti andati a rimangiarsi tutte (o quasi) le vendite del giorno precedente; l’emblema di quanto accaduto è ancora una volta rappresentato dal benchmark globale S&P500 che ha addirittura messo a segno nuovi massimi storici, toccando quota 1.876 punti, così come il Nasdaq, laddove invece i principali listini europei, pur salendo in maniera prepotente, ancora sono rimasti distanti dai punti di massimo relativi. Venendo al punto in questione, ieri scrivevamo: “ricorderete come per tutto il 2012 e per discrete porzioni di 2013, avessimo coniato e largamente adottato l’espressione risk on in contrapposizione a risk off, per spiegare l’alternanza tra fasi di propensione e di avversione al rischio che riflettevano lo spostamento da parte degli investitori di flussi liquidità verso determinati classi si asset. Quella di ieri evidentemente rientra a tutti gli effetti nel novero delle reazioni di risk off del mercato. Ampi capitali infatti sono stati fatti defluire dai listini azionari, tipicamente asset ad alto rendimento e ricercati quando c’è fiducia, e si sono riversati su obbligazionario safe haven come il Bund tedesco e oro, tanto per citare i maggiori.” Rovesciamo di fatto il concetto ed ecco che ci troviamo a descrivere quanto accaduto ieri. Vanno fatte comunque delle precisazioni doverose: in primo luogo, i deprezzamenti avuti su Bund e oro sono stati abbastanza limitati, ma hanno pur sempre seguito la logica illustrata. In secondo luogo, ieri esponevamo su come il comportamento di yen e franco svizzero, valute rifugio per eccellenza, ci lasciasse qualche perplessità in quanto, pur rafforzandosi, erano rimasti ben più tiepidi di fronte ad una teorica forte ondata di avversione al rischio; anch’essi però hanno poi “rispettato le regole” andando poi ieri ad indebolirsi, soprattutto la valuta nipponica. In terzo luogo, il ruolo del dollaro è tutt’altro che chiaro ancora in termini di risk on/off: il suo incremento contro euro e sterlina è stato di modeste proporzioni ed addirittura inesistente contro le cosiddette commodities currencies. Il ruolo del greenback in un mercato dollaro-centrico è evidentemente da chiarire e da comprendere e verosimilmente da ciò dipenderà l’attendibilità e la sostenibilità nel medio periodo del quadro correlativo finora presentato. L’FXCM Dow Jones, in questo, ne è un esempio straordinario, laddove continua a muoversi in maniera nervosa in una larga congestione tra 10.550 e 10.660 punti.

Si parte con le Banche Centrali

Quest’oggi si riunisce la Bank of Canada, in un meeting successivo a quello del 22 gennaio da cui poi era andata acuendosi la volatilità sul dollaro canadese. Il tasso di interesse di riferimento è all’1% e verosimilmente resterà quello laddove comunque, e a gennaio questo era stato ben sottolineato, l’istituto centrale continua a monitorare con grande preoccupazione le presenti dinamiche di disinflazione. I lievi miglioramenti recenti avuti sul versante inflattivo (1,5 su base annuale l’ultima rilevazione) sono infatti da ascrivere a motivazioni esogene, come il rialzo delle materie prime, e comunque resta sostanzialmente bassa se comparata a quella di un’economia simile come l’Australia, e gli ultimi indicatori economici pure non sono stati entusiasmanti. Rimane dunque negativo il bias sulla divisa domestica, con possibilità per il cambio UsdCad di nuove rotture al rialzo in quello che comunque crediamo essere una conferma sul fronte tassi, un tono dovish e la reiterazione del focus dell’istituto sulla bassa inflazione. Domani avremo invece Bank of England e BCE, con la possibilità perciò di assistere a dinamiche di prezzo non troppo pulite quando non congestionate, nonostante i dati che in mattinata si susseguiranno su PMI di Francia, Germania e Italia, poi Gran Bretagna ed Eurozona per la quale verranno rilasciati anche i dati su PIL e Vendite al Dettaglio. Nel pomeriggio focus invece sugli ADP, soft indicatore anticipatore dei Non Farm Payrolls di Venerdì e sull’ISM non manifatturierio degli Stati Uniti.

QUADRO TECNICO

EUR/USD: discreti i livelli tecnici sul cambio che dopo aver arrestato la sua discesa in area 1,3720, ha poi quasi precisamente ripreso la resistenze in area 1,3685 a sua volta approdare ancora sui supporti. Finisce però qui la chiarezza grafica del cambio che ora non fornisce grandissimi spunti operativi. Si può considerare l’area 1,3700/20 come buona per acquisti, considerando il rapporto rischio/rendimento, verso l’area del pivot daily a 1,3750 e poi i massimi visti ieri. Da lì si imporrebbero nuove scelte di vendita, visto il verosimile quadro congestivo che si andrà a confermare alla vigilia degli importanti eventi di domani e dopodomani. Le vendite dai punti di supporto presentano invece un outlook negativo in termini di Risk/Reward, con la presenza ancora di 1.3690. Sotto questo livello, si potrebbe avere spazio per buone discese dell’ordine di mezza figura.

USD/JPY: “ricoperto dunque questa notte il gap ribassista dell’apertura settimanale. Molto ben impostato tecnicamente è il grafico a time frame 4 ore, che ben evidenzia attraverso il transito della media mobile esponenziale a 21 periodi, la valenza di area 101,65 che, se ben violata, potrebbe consentire primi approdi in area 102.” Questo quanto scrivevamo ieri e che ha dimostrato la buona tecnicalità del cambio che ora, fatta la base di supporto a 102, può potenzialmente risalire verso area 102,75. Implementabile uno stop&reverse stretto sotto il pivot daily per la ripresa di 101,65 in primis. 101,25 sorvegliato a distanza.

EUR/JPY: ampie anche le risalite di questo cross che è andato bene a riprendere l’area di 140,50. Il migliore grafico qui resta quello con time frame a 1 ora, che evidenzia un buon supporto di breve rafforzato dal transito dell’ottima media mobile esponenziale a 21 periodi a 140,20 in grado di far ripartire al rialzo il prezzo verso 140,76 e 141,10 in estensione. Prima di vendite importanti da valutare il supporto in area 140, sotto il quale gli short avrebbero buono spazio fino ad area 139,30/45.

GBP/USD: il cable continua a mostrarsi piuttosto ”indeciso”, e lo scrivevamo anche ieri. Il riferimento resta il canale rialzista, a sua volta contrapposto alla correzione ribassista degli ampi movimenti visti per gran parte del mese di febbraio. Ci troviamo proprio ora a “camminare” sul supporto dinamico in grado di offirre un ottimo rapporto rischio/rendimento in acquisto verso 1,6695 e 1,6725. Buoni anche in questo caso gli S&R verso 1,66.

AUD/USD: volatile la price action del cambio, protagonista questa notte di una veloce salita e poi di una prepotente discesa in relazione ai dati, peraltro migliori delle previsioni, sul Pil australiano. Continua comunque la lieve impostazione rialzista di fondo con area 0,8935/50 buona per acquisti verso 0,8990, da cui però poi si potrebbe pensare di vendere visti i time frame a cominciare dal 4 ore che potrebbero suggerire un’impostazione poi ribassista. Su rottura di 0,8930, ottimo lo spazio verso 0,8905 e 0,8890.

Ger30 (Dax): forti i movimenti visti negli ultimi due giorni sull’indice tedesco. Restano in parte aperti i gap di lunedì e quello di ieri, e ciò impone in qualche modo dei precisi target da raggiungere; in caso rialzista, con la rottura sopra 9,590 punti verso area 9.660, mentre nel caso ribassista con violazioni sotto 9.545 e target a 9.500 e 9.430.

XAU/USD (Oro): “i tentativi di raggiungimento della resistenza cruciale a 1.360 dollari l’oncia sono ad ora stati sviliti e l’ottimo time frame a 8 ore avvalora molto potenziali approdi in area 1.330/35 prima di giustificate ripartenze al rialzo.” Questo lo scenario descritto ieri e che ora potrebbe trovare conferma con nuovi acquisti verso 1.345 e l’area dei massimi relativi. Cedimenti ulteriori, con la buona impostazione che conserviamo dal grafico 8 ore (media 21 e divergenza regolare ribassista prezzo/stocastico), potrebbero condurre ad area 1.320/25.

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