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DailyFX Morning Meeting

Pubblicato 07.03.2014, 08:59
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Davide Marone, 7 marzo 2014

INTRO

Ebbene si, è davvero difficile ritenere l’euro una valuta credibile, il cui valore cioè dovrebbe essere rappresentativo del valore dell’economia che rappresenta, quella dell’Eurozona. Sia chiaro, non siamo così ingenui da ritenere che il prezzo di uno strumento finanziario sia fair rispetto al valore reale (ammesso che questa grandezza sia davvero rilevabile) del paese o dell’azienda o della materia prima che rappresenta; saremmo in ipotesi di mercati efficienti, e per fortuna dei trader, i mercati non lo sono. Ciò che però con amarezza va constatato è che ancora una volta l’euro sia andato ad apprezzarsi in maniera consistente contro tutte le valute e la cosa appare via via più paradossale all’aumentare del tempo in cui questo prezzo permane a livelli così sostenuti.

Draghi: wait and see

Sembra proprio questo il mantra che il governatore della Banca Centrale Europa e il suo board continuano a ripetersi e nel quale confidano ciecamente. Nuovamente ieri si è scelta la strada del non interventismo, pur affermando con chiarezza che la BCE segue con attenzione la situazione e che è pronta ad agire se necessario. E se non lo fa lei, chi deve farlo? Tutte le banche centrali evidentemente devono avere questa impronta di fondo della loro azione, come peraltro faceva notare un giornalista del WSJ ieri durante la conferenza stampa al banchiere centrale. Non cambia dunque la retorica, fatta di un wording ormai più che conosciuto e di contenuti ancor più noti: non vi è rischio deflazione, ma l’attestazione di una bassa di inflazione che perdurerà per un prolungato periodo di tempo e che vede il segnale positivo costituito dalla fiducia dei consumatori che va aumentando anche in quei paesi come Spagna e Italia più colpiti dalla crisi e la cui distanza con la Germania sta restringendosi. La BCE ha rivisto leggermente le stime di crescita per il 2014 e il 2015 (+1,2% e +1,5%), ma siamo pronti affinchè le riveda ancora. A questa dinamica di aggiustamento delle rilevazioni siamo piuttosto abituati. Per dovere di cronaca, anche se appare scontato, è stato confermato il corridoio dei tassi che vede il tasso di deposito a 0, il tasso di rifinanziamento principale a 0,25% e il tasso di rifinanziamento marginale allo 0,75%. La sintesi dell’ora di press conference di ieri può anche terminare qui vista la mancanza di novità rilevanti. Ma cosa è successo poi sul mercato? L’eurodollaro ha rotto la congestione all’interno della quale si era attorcigliato nella giornata di mercoledì e ha rotto via via tutte le resistenze più importanti, compresa quella dei massimi della settimana scorsa a 1,3825. Il perché non è troppo difficile comprenderlo. La situazione economica dell’Eurozona che dal nostro punto di vista resta drammatica, e non potrebbe essere altrimenti con un tasso “medio” (Portogallo, Spagna e Grecia ne sono ben al di sopra) di disoccupazione al 12% e una disinflazione allo 0,8%, In un contesto di questo tipo, tanto per citare le due grandezze economiche principali e che dovrebbero entrambe costituire il fondamento di una banca centrale “normale”, alcune aspettative si erano costruite circa una manovra di natura “allentativa” da Francoforte il cui effetto per certi versi sarebbe stato comunque limitato (come scrivevamo eri). Se non altro era un segnale ai mercati e l’euro avrebbe potuto deprezzarsi, con benefici per l’economia reale. Queste aspettative, di diversi analisti tra cui non noi, sono state disattese e l’euro non ha potuto che essere comprato a mani basse senza peraltro mettere a segno nessuna correzione degna di nota. Che possa arrivare quest’oggi, almeno contro il dollaro americano, con i dati sul lavoro USA? Confidare in un deprezzamento della moneta unica attraverso i dati americani può apparire un controsenso, ma visto che la BCE non lo induce, è pur sempre qualcosa.

NFP e disoccupazione

Come da calendario classico è dunque giunto anche il momento della pubblicazione dei Non Farm Payrolls e del Tasso di disoccupazione. Dapprima è bene fornire le aspettative, quelle cioè che vedono in 150mila unità i nuovi posti di lavoro creati nel mese di febbraio (dato precedente a 113mila) e nel 6,6% il tasso di disoccupazione esattamente come il mese precedente. Dal punto di vista dell’impatto che le release di oggi potranno avere sulle decisioni di politica monetaria della Federal Reserve, è bene questa volta essere più cauti nel senso che la Yellen, in tutte le sue prime uscite da neo governatore, ha ribadito con buona chiarezza che l’istituto centrale non sarà rispetto al famoso thresold fornito del 6,5 di unemployement; nell’ultimo speech alla Banking Commission del Senato; esso infatti  non può essere ritenuto soddisfacente nel medio periodo in quanto è assolutamente necessario ripristinare quanto prima la piena occupazione, compito che naturalmente coinvolge e compete all’azione di Governo. Circa l’inflazione, Yellen ha evidenziato di recente come il target del 2% di inflazione sia verosimile a partire essenzialmente dal 2015 e che il suo livello ancora molto ridotto e con aspettative ancora tendenti ai livelli attuali in realtà rafforzino le attese circa un buon miglioramento sul fronte occupazionale. Sul tapering invece, quello senza dubbio più imminente, sempre il banchiere centrale ha confermato la linea della continuità rispetto alla politica monetaria dell’era Bernanke, di cui peraltro, e lo ha apertamente dichiarato, lei è stata attiva partecipe e promotrice. Il tapering, cioè la progressiva dismissione del Quantitative Easing 3, dovrebbe perciò continuare al ritmo attuale di 10 miliardi a meeting, mentre i tassi di interesse rimarranno bassi anche dopo che il tapering sarà completato e dunque il QE terminato. Questo dunque il quadro. Ritenere perciò che i dati di oggi possono stavolgere questa forward guidance più che netta, appare quanto meno non troppo probabile. E’ lecito perciò attendersi una reazione volatile del mercato, non potrebbe essere altrimenti, nella misura in cui il dato andrà ad essere migliore o peggiore delle attese, attendendoci comunque una dinamica di acquisti di dollaro americano nel primo caso e vendita nel secondo. Reazione che comunque non sarà da ricondurre ad aspettative circa stravolgimenti di politica monetaria, già ampiamente segnata. Sul lato Borse abbiamo motivo di  credere che resteranno ancora sostenute e che la possibilità di nuovi ulteriori massimi resta assolutamente plausibile. Sull’oro pure è attesa forte volatilità con una logica di contrapposizione al dollaro americano.

QUADRO TECNICO                                       

EUR/USD: fortissima dunque la reazione del cambio alle parole di ieri di Draghi. La price action, sporca all’annuncio dei tassi di interesse e sulle prime parole del governatore, è andata poi chiarendosi con le buone rotture di 1,3775 per 1,3790, ritracciamenti di breve, e ripartenze verso i massimi precedenti a 1,3725. Sensato anche il breakout, arrestatosi e consolidatosi però a 1,3860. La fase notturna è stata caratterizzata da un range strettissimo di oscillazione, con correzioni ribassiste che  potrebbero partire con l’arrivo della liquidità europea verso l’area 1,3825/30. E’ comunque lecito attendersi movimenti importanti questo pomeriggio; il superamento al ribasso di 1,3825 potrebbe repentinamente condurre il prezzo sui supporti già citati al quale naturalmente aggiungiamo in ultima istanza l’1,3750. Ripartenze al rialzo potrebbero violare i massimi a 1,39 per riportarci a massimi risalenti a fine 2011 verso 1,3975.

USD/JPY: ieri affermavamo come fosse stata buona la salita del cambio con il preciso raggiungimento dell’area di 102,75 ed il forte segnale fornito sul daily di violazione della media mobile esponenziale a 21 periodi. Ebbene la salita è proseguita con forza verso l’altrettanto preciso livello a 103,15, per la verità mediano rispetto al valore ancor più importante a 103,45. Siamo adesso in presenza di una correzione evidenziabile come flag che vede il possibile approdo fino ad area 102,80/90 per possibili ripartenze rialziste verso il target sopracitato. Esemplare in questo senso il grafico orario con l’ottima impostazione della media mobile esponenziale a 21 periodi che sta lavorando eccezionalmente da supporto dinamico e punto di ripartenza del prezzo. In caso di violazione dell’area di supporto, i RR risulta non ottimale per operazioni short vista la presenza dei progressivi punti a 102,60, 102,40 e 102,25, target ribassisti.

EUR/JPY: sempre ieri osservavamo la bella spinta al rialzo anche per questo cross, anch’esso precisamente approdato in area di resistenza a 141, mettendo come in evidenza le rotture rialziste potevano portare in area 142. I livelli sono stati poi superati, vista la concomitante salita dei due cambi originale fino a 142.90, altro punto tecnico di resistenza. Verosimili correzioni ora in area 142,40, transito dell’ottima media mobile esponenziale a 21 periodi, per ripartenze con vista a 143,50. 141,90 il target al ribasso, 141,30 quello successivo.

GBP/USD: ripetiamo che il cable continua a mostrarsi piuttosto ”indeciso”, e lo scrivevamo anche ieri. Il riferimento resta il canale rialzista, a sua volta contrapposto alla correzione ribassista degli ampi movimenti visti per gran parte del mese di febbraio. La volatilità di ieri sulla BoE è stat importante ma non in grado di inficiare il quadro tecnico di fondo dall’impostazione rialzista con 1,6695 come area di supporto per nuovi long verso 1,6775 e target a 1,6824. Ancora attenzione a cedimenti sotto 1,6665, in grado di riportare potenzialmente con forza il cambio a 1,66.

AUD/USD: “Rotti molto bene i massimo a 0,8990 per quelle che ora sono correzioni di breve che potrebbero far ripartire il prezzo verso 0,9050 e 0,9085.” Questa l’analisi di ieri, per un cambio che è solitamente molto tecnico. La migliore impostazione grafica resta quella del grafico orario, anche qui grazie alla precisione dell’ottima media mobile esponenziale a 21 periodi, che fa ora dell’area di 0,90785 un ottimo supporto per ripartenze verso 0,9130 e 0,9165. Il suo cedimento potrebbe essere altrettanto indicativo del ritorno a 0,9045 prima e 0,90 poi.

Ger30 (Dax): ancora lateralità del Dax, che ha solo tentato discese di breve ieri sulle parle di Draghi. Sostanzialmente confermata dunque la  congestione  tra 9.500 e 9.585 da poter sfruttare con ordini OCO in direzione dei gap da ricoprire fino a 9.660 al rialzo e 9.430 al ribasso.

XAU/USD (Oro): ancora tecnico il movimento del metallo giallo. L’area 1.325/30 ha confermato tutta la sua validità come supporto, ancora  una volta con l’ottimo transito della media mobile a 21 periodi sul grafico a 8 ore. Ieri a questo proposito scrivevamo “Buono dunque il RR in acquisto sempre guardando all’area di 1.340/44 in primis, ed eventualmente a 1.354.” Arriveremo alle release di oggi verosimilmente in congestione, per attenderci rotture degne di nota. Al rialzo anche sopra l’area di 1.365, che spianerebbe la strada nei prossimi giorni all’area dei 1.400 dollari l’oncia. In senso ribassista si tornerebbe dunque a 1.325 prima, a 1.315 e 1.307 poi. Quest’ultimo mega supporto.

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