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Ecco dove può arrivare il cambio USD/JPY

Pubblicato 20.06.2019, 22:45
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Rassegna giornaliera sul mercato forex, 20 giugno 2019

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management

Le ultime 24 ore sono state tremende per il dollaro USA. Il biglietto verde è crollato al minimo dall’inizio dell’anno contro valute come lo yen giapponese ed il franco svizzero. Ci è voluto il contributo dei trader europei per atterrare il dollaro, tuttavia era solo questione di tempo, si sapeva che sarebbe successo viste le ultime dichiarazioni della Federal Reserve sul futuro allentamento.

Tra i policymaker c’è un grande supporto per un taglio dei tassi, forse anche due quest’anno. Considerando che gran parte dei trader si è mostrata scettica verso un taglio di un quarto di punto percentuale, il brusco cambio di direzione della Fed avrebbe dovuto avere una reazione immediata sul dollaro. Ma ci è voluto del tempo prima che gli orsi prendessero posizione. Il cambio USD/JPY ha superato il minimo del range di 2 settimane e potrebbe scendere a 106,50, il 61,8% del ritracciamento di Fibonacci del rally da giugno 2016 a gennaio 2017, ma ultimamente il minimo flash crash vicino 104,75 è il supporto principale. La Banca del Giappone si è riunita ieri sera e durante il vertice ha riconosciuto le crescenti pressioni esterne, ma non ha in mente di intervenire in maniera accomodante.

USD/JPY

Come le altre banche centrali, la Banca d’Inghilterra è stata più cauta sulla crescita globale ed ha alimentato i timori sui rischi di ribasso. Secondo la dichiarazione di politica monetaria, la banca ritiene che se le previsioni sono corrette, sarà necessaria una politica monetaria più stretta. Questo spiega perche dopo essere inizialmente scesa, la sterlina si sia ripresa velocemente. Finché la Gran Bretagna non deciderà come intende finalizzare la Brexit, la Banca d’Inghilterra non alzerà i tassi di interesse. L’economia non sta andando benissimo secondo quanto mostrano gli ultimi dati. Le vendite al dettaglio sono scese per il secondo mese di fila dello 0,5%, e il dato su base annua è sceso al 2,3% dal 5,1%. Non c’è stata alcuna conferenza stampa e durante il suo discorso il Governatore Carney non ha rilasciato alcun commento sulla politica monetaria. Sebbene la leadership Tory stia tenendo ferma la valuta, le previsioni meno caute della BoE potrebbero portare il cambio a 1,28.

Le valute che hanno registrato l’andamento migliore di giovedì sono state dollaro neozelandese, dollaro canadese e dollaro australiano. Nonostante la Reserve Bank abbia abbassato i tassi di interesse il mese scorso, l’economia non ha perso slancio nel primo trimestre. Il PIL è cresciuto dello 0,6%, lo stesso ritmo del 4° trimestre, mentre il tasso annuo di crescita è rimasto stabile al 2,5%. La notizia di un possibile incontro tra il Presidente Trump ed il Presidente Xi durante il G20 è una buona notizia per le valute legate alle materie prime in quanto suggerisce che le tensioni commerciali inizieranno ad allentarsi. Ci aspettiamo una performance positiva dal dollaro canadese, in particolare dopo l’aumento del 5% dei prezzi del petrolio. Tuttavia i trader attendono il via libera dalle vendite al dettaglio di venerdì, prima di far risalire nuovamente il loonie. In ultimo, ma non per minore importanza, la BCE potrebbe parlare di allentamento ma l’euro è salito oggi sulle scie rialziste anti-dollaro. Se le borse continueranno a salire, il cambio EUR/USD potrebbe salire grazie allo short-covering.

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