Il cataclisma avvenuto in questi mesi ha posto per l’ennesima volta tante domande, a volte ripetute nel tempo, spesso anche nella consapevolezza di avere già le risposte dentro di sè. Oramai da anni si parla della svolta green, delle belle scoperte innovative e tecnologiche, ma mai come in questo momento si ha avuto la necessità di cambiare.
Qualcosa non torna o qualcuno dimentica.
Propenderemmo per la seconda ipotesi: la dimenticanza del Carbon Emissions Futures, ma questa scelta è di tipo pura, benevola.
Su questo strumento finanziario che esiste da anni, si affrontano le più disparate scommesse rialziste e ribassiste. La nostra riflessione si scontra sulle aspettative di mercato e della vera svolta, dove ogni giorno miliardi di dollari vengono trasferiti da una “tasca” all’altra.
Ma arriviamo al punto, il mercato presenta un quadro grafico quasi insipido, neutro nel medio termine. Nonostante lo shock e le restrizioni internazionali, si evince che la struttura tecnica dei prezzi è rimasta formalmente invariata nel medio- lungo termine.
A gennaio il Futures quotava a 25,15 euro, mentre scriviamo il prezzo segnato è 21,34 euro. E’ vero che a marzo vi è stata una correzione profonda fino all’area dei14,50 euro, appoggiandosi alla media mobile a 200 giorni; ma se osserviamo in modo più ampio l’arco temporale, la dinamica dei valori non è stata scossa fortemente dagli eventi di questi mesi. Da maggio 2017, il rialzo dei valori è stato esponenziale partendo da 4,45 euro ricordiamo che l’attuale fase laterale dura dal giugno del 2018. La resistenza attuale appare molto forte per ora ed è posta in area 29,00 euro.
Nel breve termine si ipotizza una graduale correzione dei valori fino a quota 19,80 euro. Cautela e volumi bassi.
