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Rassegna giornaliera sul mercato forex, 30 marzo 2020
Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.
L’euro ha interrotto il rally di 6 giorni aprendo la settimana al ribasso contro il dollaro. Nel mese scorso, i movimenti del cambio EUR/USD non sono stati adatti ai deboli di cuore. La moneta unica è schizzata dal minimo di 1,0784 al massimo di poco meno di 1,15 in meno di 2 settimane, con i titoli azionari che sono colati a picco. La prima ondata di forza è derivata dalla riduzione del carry trade sull’euro. Poi il cambio ha raggiunto il picco, scendendo quasi altrettanto velocemente e più bruscamente nei giorni successivi. In meno di 2 settimane, la coppia ha cancellato tutti i suoi guadagni precedenti segnando il minimo di 2 anni sotto 1,07 sulla scia della rapida crescita di casi in Europa. Tuttavia, esattamente una settimana fa, la coppia EUR/USD ha raggiunto un bottom ed è tornata verso 1,11, con la diffusione del virus in America. Come sarà scambiato il cambio EUR/USD nei prossimi giorni dipenderà innanzitutto da dove il virus raggiungerà il picco e poi dalla portata del danno economico. Non possiamo prevedere la forza del virus, ma l’economia della zona euro non sarà in grado di riprendersi senza che prima gli Stati Uniti superino la crisi. Continuiamo ad aspettarci che il cambio EUR/USD torni ad essere scambiato ai minimi e, su base tecnica, tale movimento potrebbe essere iniziato.
Nel frattempo, questa sarà una settimana importante per il dollaro USA, che è salito contro tutte le principali valute oggi. Con il pacchetto di stimolo da 2 mila miliardi di dollari ormai approvato, le discussioni si sono spostate sulla Fase 4 degli aiuti fiscali. Ormai, tutti siamo consapevoli che lo stimolo fiscale non può contenere il virus. Per una ripresa duratura sono necessari test più rapidi, picchi della curva e un vaccino. Siamo vicini al primo punto, con la FDA che ha autorizzato test in 5 e 15 minuti proposti da vari laboratori. Tuttavia, sul breve termine, dei test più rapidi e maggiormente disponibili implicano un numero superiore di casi positivi, ma ciò dovrà succedere prima che la curva possa vedere un picco.
Il motivo per cui questa sarà una settimana importante per il dollaro è che sono previsti i dati sull’occupazione non agricola e quelli dell’ISM. Le richieste di sussidio di disoccupazione della scorsa settimana ci hanno dato un assaggio del danno che il COVID-19 sta infliggendo all’economia. Sebbene il report NFP di marzo possa non mostrare la reale portata del danno (gli economisti si aspettano solo un calo di 100.000 unità), sono previste perdite di posti di lavoro per la prima volta dal 2010 e potrebbe non volerci molto per innescare un grande selloff del dollaro. I dati sull’occupazione non agricola (NFP) sono attesi venerdì ma il report ADP di mercoledì potrebbe dare il via al calo se l’occupazione privata dovesse rivelare un brusco ribasso. Ci aspettiamo anche un forte calo dell’indice manifatturiero dell’ISM considerati i deludenti report Empire State e Fed di Philadelphia. Detto questo, il rally dei titoli azionari oggi ha aiutato il cambio USD/JPY ed evitato un’altra giornata di bruschi ribassi.
La valuta con la performance peggiore oggi è stata il dollaro canadese, crollato di oltre l’1% contro il biglietto verde. La valuta sta ancora subendo gli effetti residui del taglio dei tassi a sorpresa operato dalla Banca del Canada venerdì. La banca centrale ha abbassato i tassi di interesse in 3 diverse occasioni questo mese, per un totale di 150 punti base. C’è poco spazio per ulteriori interventi, ma le prospettive caute della banca restano intatte. Il calo di oggi del dollaro canadese, cosiddetto loonie, è stato innescato dal greggio, che è brevemente sceso sotto i 20 dollari su base intraday al minimo di 18 anni. Nelle ultime 5 settimane, il prezzo del greggio è crollato del 60%. Dovremmo essere vicini ad un bottom del greggio ma, per il momento, la cessazione delle attività in tutto il mondo significa una minore domanda della materia prima e, per il dollaro canadese, tra tagli dei tassi, coronavirus e greggio, una mossa verso 1,44 sembra probabile. I dati sul PIL canadese saranno pubblicati domani ma si tratta dei dati di gennaio, perciò l’impatto del COVID-19 sarà minimo.
I dati sugli indici PMI cinesi saranno pubblicati stanotte e gli economisti si aspettano un miglioramento ma, se i dati dovessero mostrare ancora debolezza, il dollaro australiano e quello neozelandese potrebbero riprendere la loro discesa.
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