E’ difficile oggi trovare un anello di congiunzione tra economia reale e mercati finanziari a causa dell’immensa mole di liquidità immessa dalle banche centrali (QE) e della deregulation legislativa, che consente impressionanti leve finanziarie sui mercati mettendo in dubbio l’efficacia dei i sistemi di risk management, soprattutto a seguito della diffusione in Borsa degli algoritmi automatizzati e high frequency. Un tentativo valido potrebbe essere considerare il trend della correlazione tra il rapporto “ricchezza su reddito” e l’andamento borsistico dell’indice. Cosa emerge nel caso dello S&P 500?
1) Il rapporto “ricchezza/reddito disponibile Usa” nelle recessioni 2000 e 2008 è sempre sceso al valore 560 registrando rispettivamente un -9,3% nel 2000-2003 e un -18% nel 2008—2009. Entrambe le salite al top erano state di circa il 20%. Si può quindi ipotizzare un -21% se tornasse a 560 punti il rapporto oppure, mantenendo la proporzione della crescita del max DD, si potrebbe addirittura arrivare al valore di 463 che non veniva registrato dal 1984
2) S&P 500: top 2000 a +193%, top 2007 a +105%, top 2020 a +410%; Max DD 2002 a -50%, max DD 2009 a -58%. Tre scenari possibili: a) ritorno al supporto statico di 750 punti (max DD del -78%!) b) mantenendo la proporzione di crescita del max DD nelle precedenti recessioni allora si potrebbe avere un -67,3% dal top di 3.393 punti, quindi a 2.280 punti (già toccati) c) mentre l’eccesso di leva e liquidità potrebbe giustificare il ritorno a 750, considerando i recenti tendenziali ribassisti della crescita reale globale e l’attuale pandemia, forse un punto di incontro a 1.890 punti (la media tra 750 e 2.280) come bottom è più probabile, dipende dalle armi messe in campo da politici e regulators.
Logicamente le sorti italiche sono legate a quanto succederà soprattutto in Europa, ma anche in Cina e Russia, oltre che negli Usa ovviamente