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Fed: l’inattesa impennata dell’inflazione non cambia la musica della banca

Pubblicato 17.05.2021, 14:08

I policymaker della Federal Reserve la scorsa settimana si sono adoperati per diffondere il vangelo dell’inflazione transitoria. Tutti sono preoccupati per il crescente ritmo degli aumenti dei prezzi, tranne quelli che possono effettivamente fare qualcosa al riguardo.

Perché? Cosa sanno che noi non sappiamo? Sanno che Jerome Powell non sarà rinominato presidente della Fed se dovesse alzare i tassi di interesse proprio quando il Presidente Joe Biden sta cercando di far approvare dal Congresso altre migliaia di miliardi di spese governative. Anche noi lo sappiamo, ma non pensavamo fosse importante.

A quanto pare lo è, e i policymaker della Fed sono irremovibili nell’affermare, senza alcuna prova, che il brusco aumento dell’inflazione è temporaneo.

Il vice Presidente della Fed Richard Clarida ha ammesso di essere stato “sorpreso” dal balzo dell’indice sui prezzi al consumo riportato mercoledì, che ha mostrato un aumento dell’inflazione mensile dello 0,8%, anziché dello 0,2% previsto, e dell’inflazione annua del 4,2%, rispetto al 2,6% di marzo.

Ma Clarida ha ripetuto il mantra della Fed, secondo cui siamo ancora “molto lontani” dall’obiettivo della massima occupazione insieme a dei prezzi stabili.

Il capo economista della Banca d’Inghilterra Andy Haldane potrebbe permettersi di essere meno cauto nell’esprimere i suoi timori per l’inflazione nel Regno Unito, che sta affrontando la stessa ripresa economica, con i consumatori che soddisfano la domanda repressa spendendo i 150 miliardi di sterline risparmiati durante la pandemia.

Haldane, che ha annunciato che lascerà la banca centrale, è stato l’unico membro della Commissione di Politica Monetaria (l’equivalente inglese del Federal Open Market Committee) a votare per tagliare il programma di acquisti di bond in occasione del vertice all’inizio del mese.

“Non si tratta di una brusca frenata, ma di alzare lentamente il piede dall’acceleratore”, ha dichiarato la scorsa settimana. L’inflazione, avverte, potrebbe causare dei “danni collaterali alle nostre finanze, ridurre il potere di acquisto dei nostro salari e far salire il costo dei prestiti”.

Andrew Bailey, il governatore della Banca d’Inghilterra, che non ha invece intenzione di lasciare il suo posto, è stato rapido nel contraddire il capo economista, facendo eco alla Fed quando ha detto che l’aumento dell’inflazione sarà temporaneo e che la banca centrale non si affretterà ad intervenire in modo prematuro.

Alcuni economisti temono che ciò che sembra un rialzo dell’inflazione per fattori temporanei, come le ostruzioni nelle filiere e la carenza di lavoro, possa diventare più permanente, con i datori di lavoro che alzano gli stipendi per attrarre i dipendenti e la sfrenata domanda dei consumatori che surriscalderà l’economia, facendo cambiare le aspettative sull’inflazione.

 La governatrice della Fed Lael Brainard ammette che i persistenti problemi delle filiere potrebbero innescare un cambiamento delle aspettative. “Monitorerò attentamente gli indicatori sulle aspettative sull’inflazione a lungo termine per assicurarmi che siano ben ancorati al 2%”, ha affermato la scorsa settimana.

Il nuovo membro del consiglio dei governatori, Chris Waller, ex capo economista della Fed di St. Louis, pensa che le aspettative sull’inflazione restano ben ancorate. Per lui è significativo che le misure di pareggio dell’inflazione basate sulle differenze tra i Treasury, al riparo dall’inflazione, ed i tradizionali, mostrino un’inflazione al 2,5% su cinque anni ed al 2% su 10 anni, implicando che le pressioni inflazionarie si ridurranno dopo una temporanea impennata.

La presidente della Fed di Cleveland Loretta Mester è intervenuta per dire che la politica monetaria deve restare “molto accomodante” per supportare un’ampia ripresa, mentre i policymaker della Fed cercano ulteriori progressi sul fronte dell’occupazione.

Il Presidente della Fed di Dallas Robert Kaplan, che è uscito dai ranghi in passato suggerendo che sia arrivato il momento di ridurre gli acquisti di bond, obietta nuovamente sulla questione dell’inflazione. Vede il rischio che le aspettative possano cambiare.

“Quello che non sapete è, a seconda di quanto a lungo continuerà, se comincerà o meno ad essere messo in conto nelle aspettative sull’inflazione, temete che le aspettative sull’inflazione cominceranno ad essere più elevate, e poi saranno elevate ad un livello che non è in linea con un ancoraggio al 2%”, ha affermato durante un evento dell’Università del Texas.

Le seguitissime aspettative sull’inflazione dell’indagine sui consumatori dell’Università del Michigan la scorsa settimana hanno rivelato un balzo al 4,6% dal 3,4% per l’inflazione a breve termine, mentre le aspettative a cinque anni hanno segnato il 3,1%, il massimo in un decennio, dal 2,7% di aprile.

Transitoria? Vedremo.

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