Il certificato di BNP Paribas con ISIN XS2074182002 su Stellantis (BIT:STLAM), Unicredit (BIT:CRDI) e Telecom Italia (BIT:TLIT) prevede l’erogazione di una cedola mensile del 1,37% per un flusso cedolare annuo del 16,44%, a condizione che nessuno dei tre sottostanti perda più del 40% dai valori iniziali, condizione valida anche per il rimborso del nominale alla scadenza.
Emesso il 22 febbraio, il certificato è acquistabile sotto pari a 99,70€ con il worst of Telecom Italia sotto strike solamente dello 0,77%, mentre Stellantis segna -0,23% ed Unicredit +0,94%.
Il certificato presenta, come la maggior parte dei cash collect attualmente quotati, l’effetto memoria sulle cedole, come fattore di ulteriore protezione. Tale effetto si attiva se ad una delle date di osservazione trimestrali uno o più sottostanti scendono al di sotto del livello barriera, ovvero in questo caso perdono più del 40% dai prezzi attuali. La cedola non verrebbe erogata, essendo per l’appunto al di sotto del livello barriera, ma non sarebbe persa, bensì accantonata “in memoria” e pagata successivamente alla prima osservazione utile nella quale tutti i sottostanti abbiano recuperato almeno il livello barriera.
LA SITUAZIONE DEL MERCATO
Continua il buon momento del FTSE MIB, che dopo aver superato i 30.000 punti ha consolidato al rialzo la posizione toccando il massimo relativo a 32.711 punti settimana scorsa. Lo slancio sembra però essersi esaurito e negli ultimi giorni il listino si è mosso all’interno di un range di circa 200 punti, meno del 1%. In tale contesto l’investimento in certificati risulta particolarmente interessante in quanto va a coniugare l’ottenimento di un flusso cedolare periodico con la protezione in caso di ribassi moderati del mercato. Investendo direttamente sui sottostanti sarei esposto al rischio di subire delle perdite in caso di ribasso dei titoli, mentre con l’acquisto di un certificato posso ottenere dei rendimento anche in fasi di lateralità o addirittura di ribasso, nei limiti del 40% in questo caso.
Il basket del certificato è composto da tre dei principali titoli del nostro listino, ovvero Stellantis, Unicredit e Telecom Italia.
STELLANTIS
Nel corso del 2023 il titolo Stellantis è passata da poco più di 13€ fino a quasi 22€, salvo poi correggere leggermente e chiudere l’anno intorno ai 21€ per azione. L’inizio del 2024 sembrava lasciar spazio ad un rallentamento dopo la forte salita, con il prezzo tornato vicino ai 19€ a fine gennaio. Ma il mese di febbraio ha visto una nuova accelerazione rialzista, grazie ad un’ottima trimestrale, con un fatturato sopra le attese ma soprattutto un EPS a 1,48€ contro 1,34€ attesi.
Il titolo continua ad essere impostato al rialzo e sia i target price che i modelli di investimento di InvestingPro vedono una fair value al di sopra del valore attuale, rispettivamente a 26,46€ e 32,40€. Lo strike del certificato è posto a 24,23€ mentre la barriera il 40% più in basso, e precisamente a 14,538€, sui minimi relativi di giugno dai quali è partito il trend rialzista attuale.
UNICREDIT
Continua a macinare trimestrali da record anche Unicredit, con un EPS del 45% superiore alle attese e fatturato trimestrale a quasi 6 miliardi. L’utile nel 2023 è salito del 53,8%, arrivando a 8,6 miliardi, rispetto ai 5,6 miliardi del 2022. Ne beneficia la quotazione che ha visto il titolo riportarsi sopra ai 30€, valore che non vedeva dal lontano 2015. Ma l’ascesa potrebbe non fermarsi qui, con diverse banche d’affari che hanno alzato i loro target price spingendosi fino a 47€, con un valore medio di 36,21€. Lo strike del certificato a 30,46€ è praticamente sui prezzi attuali, mentre la barriera a 18,27€.
TELECOM ITALIA
Dei titoli del basket, sicuramente il meno in forma è Telecom Italia, anche se nelle ultime trimestrali il fatturato è tornato a crescere in modo abbastanza costante. Il tema della rete unica rimane centrale nelle discussioni politiche ed un’eventuale conclusione dell’iter potrebbe dare un forte impulso rialzista. In generale il settore delle telecomunicazioni rimane molto appetibile per il 2024. Nei due anni precedenti infatti l’inflazione ha eroso i margini delle aziende che stanno ora trasferendo sui clienti finali tali maggiorazioni, andando a recuperare margini. A prescindere da questo, e analizzando solo la struttura del certificato, il livello barriera si trova a 0,1708€ esattamente sul minimo toccato a fine 2022, mentre il prezzo di strike a 0,2847€ è leggermente sopra al prezzo attuale.
PROTEZIONE E RENDIMENTO
Tutti e tre i sottostanti presentano livelli barriera e quindi di protezione molto profondi e questo è il fattore più importante in un certificato in quanto ci fa capire fino a dove il nostro capitale nominale e il flusso cedolare sono garantiti dall’emittente. Fino a che nessuno dei sottostanti scende sotto a tali livelli, infatti, il certificato paga una cedola mensile del 1,37% con un flusso cedolare annuo del 16,44%. Come già anticipato le cedole prevedono l’effetto memoria, quindi nel caso in cui uno dei tre titoli si trovi al di sotto del -40% alla data di osservazione, la cedola non viene pagata ma accantonata in memoria. Sarà sufficiente che entro la scadenza (anche eventualmente il giorno stesso della scadenza) il titolo worst of risalga al di sopra di tale livello per vedere erogate tutte le cedole precedentemente accantonate.
DURATA E POSSIBILE SCADENZA ANTICIPATA
La scadenza naturale del certificato è prevista per il 3 marzo 2027, con una durata di tre anni, ma da agosto 2024, precisamente dall’osservazione del 22 agosto, è prevista la possibilità di richiamo anticipato da parte dell’emittente, a sua discrezione, essendo un prodotto callable. Dato l’acquisto ad oggi sotto la pari, a 99,70€, in caso di richiamo anticipato alla prima data utile si avrebbe comunque un rendimento di oltre l’8,5% in meno di sei mesi, dato da 8,22€ di cedole (6 cedole del 1,37%) più 0,30€ di capital gain sul nominale. Quindi anche in caso di richiamo anticipato, uno scenario estremamente positivo.
SCENARI A SCADENZA
La possibilità di richiamo anticipato da parte dell’emittente sarà poi prevista ad ogni osservazione mensile e qualora non avvenisse prima della naturale scadenza, a marzo 2027 si avranno due scenari:
- il rimborso al nominale di 100€ a certificato qualora nessuno dei sottostanti si trovi in quel momento in ribasso di oltre il 40% dai prezzi iniziali. Si avrà in questo caso quindi un rimborso superiore al prezzo di acquisto con un capital gain di 0,30€ sul valore nominale, cui aggiungere l’erogazione di 36 cedole mensili del 1,37% per un totale del 49,32% in tre anni. Va sempre ricordato che i certificati generano redditi diversi e in caso di minusvalenze presenti in portafoglio queste cedole permetterebbero di andarle a compensare, ottenendo quindi l’esenzione dal pagamento del capital gain fino alla completa copertura delle minus pregresse.
- il rimborso in misura proporzionale rispetto alla performance negativa del worst of qualora almeno uno dei tre titoli si trovi sotto alla barriera di protezione. Se ad esempio Unicredit dovesse scendere del 47% rispetto ai prezzi di strike, il certificato rimborserebbe 53€ su un nominale di 100€, anche se a tale valore andrebbero comunque sommate le cedole incassate nel corso della vita del prodotto.
RIEPILOGO
Nonostante la forte salita, il nostro indice sembra avere la forza di proseguire il trend e sopratutto di consolidare la sua posizione sopra al livello chiave dei 30.000 punti. Il basket vede due delle aziende più toniche del FTSE MIB, ovvero Unicredit e Stellantis, e Telecom, che negli ultimi anni ha dimostrato diverse difficoltà. La combinazione di questi tre titoli permette la costruzione del XS2074182002, che nonostante un basket composto da soli tre titoli, offre un flusso cedolare davvero importante, pari al 1,37% mensile (16,44% annuo), a condizione che nessuno dei tre sottostanti perda oltre il 40% dai prezzi attuali.
Va infine specificato che investire in certificati espone al rischio di fallimento dell’emittente e al rischio di azzeramento del sottostante, casi che possono provocare la perdita dell’intero investimento. In questo caso l’emittente è BNP Paribas che presenta un rating Aa3 (Moody’s), sinonimo di solidità dell'emittente. Il basket è composto da tre delle principali aziende del nostro paese, motivo per cui il rischio azzeramento del sottostante è limitato.
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